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Ecco le cause e le soluzioni del collasso sistemico del Pianeta

Imperialismo, militarismo, catastrofe ambientale, neoliberismo sfrenato con lo smantellamento di qualsiasi rete di sicurezza sociale, una mostruosa disparità di ricchezza e di reddito, distruzione del concetto di “bene comune”. Sono solo alcuni degli effetti che scaturiscono da una società organizzata secondo i dettami del realismo capitalista: oggi vissuto come “senso comune” in ogni angolo del mondo (o quasi). Il linguista, scienziato, filosofo e teorico della comunicazione statunitense Noam Chomsky e l’economista Marv Waterstone nel loro nuovo libro “Le conseguenze del capitalismo” - pubblicato lo scorso 6 settembre (Ed. Ponte alle Grazie) - analizzano questi argomenti, sintomi evidenti di un collasso sistemico, in una raccolta che, come scrive “The Los Angeles Review of Books”, “fornisce un sostegno essenziale agli attivisti e agli intellettuali che cercano di immaginare un mondo più libero e più giusto”.
Il libro nasce da un corso che i due autori hanno tenuto negli ultimi tre anni all’università dell’Arizona per provare a trovare il nesso tra questo insieme di condizioni esistenziali e le loro cause profonde e sistemiche. Un corso durato tre anni che ha visto la partecipazione di oltre mille studenti. L’obiettivo principale dello stesso era “riflettere sui principali modi di organizzazione della società a livello sociale, politico, economico e culturale e poi stabilire i nessi teorici, storici e pratici tra tali modi di organizzazione e i conseguenti risultati - si legge nella prefazione -. Fornire una serie di criteri per costruire la coesione e l’alleanza politica tra gruppi numerosi e variegati che operano per la giustizia economica, sociale, politica e ambientale”. Contestualizzare tali cambiamenti in “uno spettro più ampio di fenomeni storici, politici, economici e sociali” con l’intento di “rendere spiegabili questi mutamenti ed evidenziarne le connessioni intrinseche invece di esaminarli, come spesso accade, come eventi scollegati e distinti”, scrivono gli autori. Certo, si tratta un triennio (2017 - 2019) che appare ormai “lontano”, ma non per questo privo di spunti di riflessione sull’attualità e sul futuro del sistema “Mondo”.
“Come facciamo a conoscere ciò che pensiamo di sapere del mondo?” Chomsky e Waterstone per avviare la loro attività di indagine si pongono questa domanda in modo tale da esaminare i modi con cui le persone arrivano a “percepire il funzionamento della realtà”. Da cui, spiegano, è possibile analizzare il processo di produzione, consolidamento e modificazione del “senso comune”, e di come quest’ultimo sia strettamente influenzato dal potere. Nel corso del libro, i due intellettuali cercano di dare sempre più “corpo” al moderno senso comune prevalente in buona parte del mondo: il realismo capitalista. Un’espressione utilizzata come “impalcatura economico-polita dominante” per metterne in risalto il corollario, sostenuto dai suoi fautori, secondo cui “non esiste un’alternativa valida all’organizzazione della società secondo i dettami del tardo capitalismo statale-industriale”, si legge. Mano a mano che avanzano le pagine, le analisi degli autori si fanno sempre più concrete e si basano su aspetti sempre più materiali. Nel terzo capitolo, infatti, i due esaminano alcuni degli effetti più significativi emersi dall’organizzazione delle società secondo i dettami di un’economia politica improntata al realismo capitalista. “Siamo partiti dai rapporti multiformi tra il capitalismo e i vari meccanismi storici e contemporanei su cui hanno fatto leva i capitalisti (e i loro indispensabili partner all’interno dei sistemi statali) per diffondere questa forma di economia politica in tutto il pianeta - scrivono -. Questi processi sono ormai comunemente noti come colonialismo o imperialismo (nella loro forma storica o contemporanea), e sono spesso accompagnati dalla necessaria appendice del militarismo”.


chomsky conseguenza capitalismo

Anche l’ambiente, inteso come Pianeta che ospita l’umanità e ogni essere vivente, è oggetto di accurate analisi e studi scientifici in rapporto alla società capitalista. In particolar modo Chomsky e Waterstone puntano i riflettori sugli effetti del rapporto tra un’economia politica capitalista e l’ambiente che oggi “costituiscono un secondo gruppo di crisi esistenziali”. Nel capitolo “Neoliberismo, globalizzazione e finanziarizzazione” gli autori analizzano la violenza più immediata del capitalismo nella sua forma attuale: appunto neoliberista, globalizzata e finanziarizzata. Sono dunque tre le macro-aree analizzate: il militarismo - e ciò che ne orbita attorno (minaccia della guerra e “terrorismo”) -, la catastrofe ambientale e l’insieme di ripercussioni del neoliberismo. Gli autori, però, non si limitano ad evidenziare le criticità politiche ed economiche che attualmente governano il mondo, né tanto meno si limitano ad evidenziare il collasso sistemico galoppante, bensì offrono ai lettori - e in primis agli studenti del loro corso universitario - alcune soluzioni. Per fare ciò si affidano ancora una volta ad un punto di partenza, una constatazione: “Negli ultimi anni (come nei decenni precedenti) abbiamo assistito a una parata di movimenti sociali nati per chiedere giustizia sociale, politica ed economica: movimenti antiausterità, attivismo ambientale, promozione dei diritti umani, la riforma del sistema penale, l’eliminazione/riduzione della povertà e via dicendo”. l’intento dei due intellettuali è quello di “mostrare collegamenti fondamentali tra queste istanze apparentemente disomogenee al fine di fornire un criterio e uno stimolo all’alleanza e all’unità”: l’unica soluzione dinnanzi all’abilità delle élite di mantenere acuto il malcontento della società ponendo l’uomo contro l’uomo.
In conclusione, l’opera Noam Chomsky e Marv Waterstone può essere definita come un libro coraggioso perché si pone due obiettivi molto ardui da raggiungere. Il primo è quello di esaminare attentamente e minuziosamente “come pensiamo di comprendere il mondo”, mettendo in atto una riflessione su “com’è organizzato il mondo a grandi linee, quantomeno rispetto ai temi in oggetto”; su alcune “conseguenze di tale organizzazione”; e infine su “come si organizzano i movimenti attorno a questo tipo di conseguenze”. Il secondo obiettivo, forse più arduo del primo, è quello di informare le persone e soprattutto i giovani perché “devono affrontare problemi mai sorti prima nella storia dell’uomo: Le diverse specie sopravvivranno? Sopravvivrà la vita umana organizzata?”. Domande che non possono più essere ignorate. “Non è più possibile restarsene in disparte a guardare - scrivono gli autori -. Se si sceglie di farlo, si fa la peggiore scelta possibile. Questo libro è il nostro tentativo di mostrare quali possano essere le azioni più efficaci e i modi per intraprenderle”. Dunque, acquistate questa antologia e sedetevi comodi perché vi renderete conto che “Le conseguenze del capitalismo” non è l’ennesimo libro di analisi del mondo e della società, bensì un corso universitario fatto di lezioni accademiche con cui Chomsky e Waterstone forniscono a chi legge nuove lenti con cui osservare il mondo.

Foto di copertina © Augusto Starita/Ministerio de Cultura de la Nación

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