Le menzogne sul 'suicidio' si sgretolano
La morte di Attilio Manca, il giovane medico siciliano trovato morto nella sua casa a Viterbo nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 2004, è stato un omicidio, legato alla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto (Barcellona Pozzo di Sangue) e alla latitanza di Bernardo Provenzano. Finalmente, dopo molti (troppi) anni, l'impresentabile teoria del 'suicidio' di Attilio, comincia a lasciare il posto alla verità. Verità raccontata nella relazione da poco approvata all'unanimità dalla Commissione parlamentare antimafia.
Dalle parole della madre del giovane medico traspare speranza: "Amici oggi voglio condividere con voi una grande, splendida notizia. La Commissione parlamentare antimafia ha approvato all'unanimità la relazione sull'omicidio di Attilio. Volevo aspettare la pubblicazione della relazione prima di dare la notizia, ma siccome già molti ne sono a conoscenza, ho ritenuto opportuno scrivere qualcosa.
Nei prossimi giorni ne sapremo di più. Intanto un grazie di cuore a tutti i componenti della Commissione ed in particolare a Piera Aiello, Stefania Ascari, Federica Fabbretti e Giulia Sarti". Il post su Facebook di Angela Manca è uno dei tre comunicati che hanno accompagnato la notizia.
"Dopo tanti anni, il lungo lavoro portato avanti assieme ai miei colleghi ha dato i suoi frutti: ieri in Commissione Antimafia è finalmente passata la relazione a mia prima firma sulla morte di Attilio Manca, il giovane medico trovato senza vita nella sua casa di Viterbo nel 2004 in circostanze mai del tutto chiarite. Una storia di cui vi ho parlato più volte, oscurata dall'ombra della mafia e del boss Bernardo Provenzano, che proprio da Attilio - giovane e brillante urologo - si sarebbe fatto operare in Francia e che per assicurarsi il suo silenzio lo avrebbe fatto uccidere". Queste le parole di Piera Aiello deputata del gruppo Misto, testimone di giustizia e candidata alla Camera per Unione Popolare. "Il caso fu seguito per la prima volta dalla Commissione Antimafia guidata da Rosy Bindi, che approvò una relazione vergognosa, calpestando la dignità della famiglia della vittima. Ancora oggi mi chiedo come sia potuto accadere. Spero che questo sia un ulteriore passo verso la verità e serva a riaprire una vicenda archiviata troppo in fretta da autorità irresponsabili", ha concluso.
E ancora, la deputata Stefania Ascari: "Questo è il risultato di un grande lavoro di squadra, assieme alla collega Piera Aiello. Un risultato imponente poiché la relazione è stata votata all'unanimità.
Spero che questo straordinario lavoro sia un aiuto concreto per la famiglia di Attilio Manca e un imput per la magistratura che, a breve, si troverà ad affrontare nuovamente il caso. Era nostro dovere prestare un servizio allo Stato nella ricerca della verità e giustizia per Attilio Manca".
Come aveva riportato dal legale della famiglia Manca, Fabio Repici ora che la commissione ha espresso il suo parere verrà proposta una nuova denuncia alla Procura di Roma per riaprire le indagini sulla morte del giovane urologo siciliano.
Il legale aveva voluto ricordare che in questo momento ci sono degli elementi sufficienti per “proporre una nuova denuncia che induca, ma secondo me gli elementi più che indurre costringono, la procura di Roma a riaprire o meglio a chiedere l’autorizzazione alla riapertura delle indagini” sulla morte di Attilio Manca.
"Non ci sono alibi per nessuno - aveva detto Repici - Ci sono coloro che hanno deciso di spendersi per la ricerca della verità e ci sono i traditori di questo sentimento. Noi siamo in grado di dire chi adempirà con apprezzabile impegno a quella volontà e chi quella volontà la tradirà”.
“Mi auguro - ha continuato il legale della famiglia Manca - che il vertice della procura possa dare un qualche auspicabile aumento di attenzione sulla vicenda sull’omicidio di Attilio Manca per una ragione precisa: a occuparsi dell’omicidio di Attilio Manca a Roma sono stati gli stessi magistrati che si occuparono, all’epoca della morte di Attilio Manca, cioè a febbraio 2004, delle indagini sulla latitanza di Bernardo Provenzano e sul gruppo mafioso che si occupava di accudire quella latitanza. Ecco c’è un buco nero che mi auguro che a breve la procura di Roma voglia colmare: cioè che non si sono mai voluti incrociare i dati relativi alle indagini della DDA di Palermo sulla latitanza di Provenzano proprio all’epoca dell’omicidio di Attilio Manca e le risultanze che ci sono nel fascicolo sull’omicidio”.
In conclusione, per usare le parole del fratello di Attilio, Gianluca Manca: “La verità qualunque essa sia prima o poi viene fuori”.
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