Alle celebrazioni presenti i familiari delle vittime e alcune delle massime cariche istituzionali
“Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”, recita la frase anonima apparsa il 4 settembre 1982 in via Isidoro Carini, a Palermo, all’indomani del delitto del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, assassinato da Cosa nostra il 3 settembre 1982 proprio in quella via assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente scelto Domenico Russo. A quarant’anni di distanza da quell’efferato omicidio “quella frase anonima resta ancora molto attuale”, dicono alcuni cittadini accorsi stamane in via Isidoro Carini per commemorare il loro prefetto nonostante in questi decenni molte cose siano cambiate: la società è diversa da quella segnata dagli anni di piombo, dal terrorismo nero e rosso e dai delitti eccellenti di stampo mafioso. Una nota amara, dunque, dovuta forse alle recenti inchieste della magistratura che mostrano le organizzazioni criminali in crescita; forse allo stillicidio con cui retoricamente vengono commemorate le vittime di mafia; o probabilmente perché questa città - Palermo - deve rendere ancora verità e giustizia al sangue cosparso a terra per mano mafiosa con le complicità di apparati deviati di Stato.
Via Isidoro Carini gremita di persone, tanti cittadini costretti ai margini della strada per lasciare spazio alle cariche civili, militari e religiose. Tra queste la ministra dell'interno Luciana Lamorgese; il comandante generale dell'Arma Teo Luzi; il prefetto Giuseppe Forlani; il questore Leopoldo Laricchia; il presidente della regione Nello Musumeci e il sindaco Roberto Lagalla che si è detto rammaricato ancora oggi “per non aver visto un uomo di grande intelligenza e lungimiranza come dalla Chiesa accompagnato nel modo giusto e con adeguati strumenti dallo Stato nella lotta a Cosa nostra”. Tutti assieme hanno deposto una corona di fiori ai piedi dell’opera che raffigura l’omicidio. Presente anche il figlio del generale, il professore Nando dalla Chiesa, Vincenzo Agostino, papà di Antonino Agostino, il poliziotto ucciso con la moglie il 5 agosto ’89, Giovanni Paparcuri, storico collaboratore di Falcone e Borsellino e ideatore del museo realizzato nel bunkerino del palazzo di giustizia di Palermo, il presidente del tribunale di Palermo Antonio Balsamo, la procuratrice generale di Palermo Lia Sava, il procuratore aggiunto Paolo Guido, il presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè, il vice presidente della Regione Gaetano Armao, il senatore Piero Grasso, il Commissario per le vittime dei reati di tipo mafioso e intenzionali violenti Felice Colombrino, e il sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Francesco del Bene.
Prima della celebrazione in via Isidoro Carini è stato deposto un cuscino di fiori al busto dedicato al Generale, all'interno della caserma a lui intitolata, sede del Comando Legione Carabinieri Sicilia e successivamente ha avuto luogo la Santa Messa nella Cattedrale di Palermo officiata dall'Arcivescovo Monsignor Corrado Lorefice con vari interventi.
Il figlio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, Nando
Nando dalla Chiesa: una vita segnata da Palermo e dall’impegno civile
Per il figlio del prefetto dalla Chiesa, Nando, il delitto del padre è “origine di tanta disperazione”, ma nonostante ciò “non ha comunque mai intaccato la mia idea su Palermo”. “Qui ho vissuto i momenti più belli della mia giovinezza”, ha continuato il professore Nando dalla Chiesa in un’intervista al Giornale di Sicilia in cui ha parlato del suo rapporto con Palermo. “Certo, è una città dove, in certi periodi, per forza di cose, ho dovuto ‘guardarmi’ anch'io, facendo molta attenzione. Ma Palermo fa parte di me, mio nonno materno comandava la legione dei carabinieri dove ora mi trovo: sono tante le sensazioni belle che provo". Riferendosi al rapporto tra Cosa Nostra ed alcuni settori della società che ruotano nell’orbita della mafia Nando dalla Chiesa, ha commentato: “Ci sono persone disposte a fare affari con i mafiosi, gente che tresca con chi è mafioso. E, numericamente parlando, sono più dei mafiosi. Se c’è chi lavora contro la mafia c’è anche chi è disponibile a entrare in collusione con essa. E sbaglia chi pensa che la questione riguardi solo il sud perché al nord è cresciuta in maniera esponenziale".
Successivamente ha sottolineato anche il significato di cerimonie come quella odierna per ricordare il sacrificio di chi, come il padre, ha combattuto le organizzazioni criminali e terroristiche: “Abbiamo bisogno di racconti che sappiano spiegare, di storie in cui le parole abbiano senso e vero significato. E non è assolutamente detto che quelle delle autorità non lo abbiano. Se si sfregia il murale dedicato a Paolo Borsellino o la piazzetta dedicata al Beato padre Pino Puglisi, significa che non l'abbiamo saputo raccontare, che non è ancora ben chiaro il valore e lo sforzo di quelle persone". Le manifestazioni, le celebrazioni così come le commemorazioni, per Nando dalla Chiesa devono essere partecipate dai giovani ma “bisogna viverle conoscendo la storia di chi si commemora. Io, ad esempio, ho trovato una straordinaria partecipazione emotiva tra i bambini di una scuola elementare di Monza. Perché memoria non significa solo ricordare: bisogna anche insegnare ad amare le persone". L’ultimo argomento trattato in questa lunga intervista al Giornale di Sicilia riguardava la scena politica siciliana con il ritorno in campo di soggetti politici di primo piano condannati per mafia. "Le istituzioni - ha risposto - sono andate più avanti della politica. Certo, averla al proprio fianco, aiuterebbe ma la storia è lotta, non esiste un progresso unilineare. Credo che, come società, abbiamo il dovere di fare del nostro meglio perché, da sola, la politica non cambia".
Dalla Chiesa, Mattarella: “La comunità seppe reagire contro i nemici della legalità”
“L’uccisione, quaranta anni or sono, del Prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro, il ferimento mortale dell'agente Domenico Russo, deceduto alcuni giorni dopo, gettarono Palermo, la Sicilia, il Paese intero nello sgomento. Ancora una volta la ferocia della violenza criminale mafiosa, in un crescendo di arroganza, non risparmiava un servitore della Repubblica né le persone che avevano l'unica colpa di essergli vicine". A dirlo è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in occasione dell’odierna data commemorativa. "Quell'estremo gesto di sfida contro un eroe del nostro tempo, un Carabiniere protagonista della difesa della democrazia contro il terrorismo, si ritorse contro chi lo aveva voluto. La comunità nazionale, profondamente colpita da quegli avvenimenti, seppe reagire dando prova di compattezza e di unità d'intenti contro i nemici della legalità, delle istituzioni, della convivenza civile".
Da sinistra: il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, la ministra dell'interno, Luciana Lamorgese, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci e il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla
"Strumenti più incisivi di azione e di coordinamento vennero introdotti, facendo tesoro delle esperienze di dalla Chiesa, rendendo più efficace la strategia di contrasto alle organizzazioni mafiose - ha continuato Mattarella -. Quello sforzo fu sostenuto e accompagnato da un crescente sentimento civico di rigetto e insofferenza verso la mafia, che pretendeva di amministrare indisturbata i suoi traffici, seminando morte e intimidazione. Commozione e sdegno alimentarono le speranze dei siciliani onesti, ne rafforzarono il rifiuto della prepotenza criminale. La lezione di vita del Prefetto dalla Chiesa, la memoria delle vittime di quel vile attentato vivono nell'impegno delle donne e degli uomini che nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione operano per la difesa della legalità, dei giovani che vogliono costruire una società più giusta e trasparente, dei tanti cittadini che, consapevoli dei loro diritti e doveri, avversano responsabilmente la cultura della sopraffazione e della prevaricazione. Nel rendere omaggio al ricordo di quell'estremo sacrificio, rinnovo alle famiglie dalla Chiesa, Setti Carraro e Russo la solidale vicinanza mia e dell'intero Paese".
Foto © Deb Photo
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