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Memoria, politica e ricostruzione storica in una lunga intervista all’AGI

Il ricordo di un padre, l’impegno politico per debellare il cancro mafioso dall’Italia e “il senso delle difficoltà da affrontare”. Sono solo alcuni dei temi affrontati da Nando dalla Chiesa, figlio del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa assassinato da Cosa nostra (e non solo) il 3 settembre 1982, in una lunga intervista rilasciata oggi ai microfoni dell’AGI. Un triplice omicidio con cui Cosa nostra, oltre a quella del Generale, ha strappato la vita anche della giovane moglie, Emanuela Setti Carraro, e dell’agente di scorta, Domenico Russo. Un massacro avvenuto in pochi attimi quando i killer della mafia hanno affiancato le auto in movimento sparando all’impazzata con i kalashnikov AK-47. Un delitto che uccise anche la “speranza dei palermitani onesti”, come recita una scritta anonima apparsa all’indomani dell'efferato assassinio, il 4 settembre 1982, in via Isidoro Carini nel luogo della barbarie.

Ma nonostante i quarant’anni trascorsi, dal punto di vista storico “è tutto chiaro da un pezzo - risponde all’AGI Nando dalla Chiesa, che il 3 settembre scenderà a Palermo per commemorare il padre -. D’altra parte corrisponde a quanto io scrissi in 'Delitto imperfetto' del 1984, non perché fossi particolarmente bravo ma perché il dolore mi spinse a dire ciò che altri negavano ovvero che si era trattato di un omicidio avvenuto davanti a tutti. Ricordo anche il titolo del Manifesto: 'Cronaca di una morte annunciata’”. Quella parola - “imperfetto” - usata con uno scoop preciso: “rispondere ad Andreotti che amava essere caustico sulla morte di mio padre e nella sua rubrica sull'Europeo intitolata 'Il taccuino' aveva scritto un articolo, 'Meridiani e paralleli', sostenendo la tesi del delitto perfetto, cioè senza esecutori né mandanti”. “Invece - continua il figlio del Generale - gli esecutori furono individuati quando uno di loro fu arrestato per un'altra vicenda, incolpò se stesso e fece i nomi di tutti gli altri. Quanto ai mandanti, i magistrati hanno indicato precise strade da battere, ma dal punto di vista penale oltre una certa soglia non si è riusciti ad andare. Cosa comunque c’è da sapere dopo che Scarpinato è andato a dire alla Commissione nazionale antimafia che la telefonata del via libera era partita da un numero del Parlamento?".

Nando dalla Chiesa nega poi l’esistenza di zone d'ombra dietro il delitto del padre, “perché quello che è avvenuto è chiarissimo. Basta volerlo vedere. Hanno cercato di rendere meno chiaro il quadro ricorrendo anche alle carte di Moro, che però sono state un'invenzione del sottobosco politico informativo”. Tanto che “venni subito avvertito che sarebbe stata adottata questa strategia”, ha continuato.


dalla chiesa nando imago

© Imagoeconomica


Quarant’anni dopo
Tra i quattro decenni che ci separano dal giorno del delitto “questo è decisamente quello che ha espresso la migliore coscienza popolare” sulla morte di Carlo Alberto dalla Chiesa. “Può sembrare paradossale, ma si tratta di un fenomeno interessantissimo dal punto di vista culturale - continua Nando dalla Chiesa -. Insomma, dovrebbe sfumare la memoria e col tempo l'oblio avere la meglio e invece è la prima volta in quarant'anni che ho tanti appuntamenti celebrativi, al punto che io e le mie sorelle Rita e Simona non riusciamo ad andare dappertutto. Mai è stato così”. Lo stesso atteggiamento collettivo dice di averlo notato “per Falcone e Borsellino. E mi dicevo che l'attenzione, come pure l'affetto, cresce via via che ci si allontana dall'accaduto perché, nonostante quello che possiamo legittimamente dire del Paese, l'Italia è cambiata. C’è una memoria civile più forte che inizia a essere coltivata già dalla scuola. Un ruolo, quello della scuola, che viene sempre criticato, mentre io ho visto quanto essa fa sul fronte dell'impegno civile e quanti insegnanti vi si dedicano con tutte le forze".

Società mafiosa e società filomafiosa
Altro tema trattato da Nando dalla Chiesa nella lunga intervista rilasciata all’AGI riguarda il teorema che fu alla base dell’iniziativa del padre nel contrasto a Cosa nostra. Il generale riteneva infondata l’idea secondo cui l’organizzazione mafiosa istruiva i colletti bianchi dentro i propri ranghi perlopiù familiari, giacché si serve di tecnici e professionisti reclutati nella società civile, a conferma della tesi decisiva secondo cui l'associazione mafiosa è ben più vasta della sola Cosa Nostra. A commento di ciò Nando dalla Chiesa fa una distinzione tra “società mafiosa e società filomafiosa”. “Nella società italiana che prima, non essendo stata interessata direttamente dalla mafia, non si sapeva da che parte stesse, si sono prodotte due dinamiche: una è quella dell'impegno diffuso contro la mafia e l'altro di una disponibilità a farci affari insieme. Ed è come se si fosse aperto un conflitto interno alla società, per cui molto più di prima si è pronti a entrare in collisione con la mafia e molto più di prima si è disponibili a entrare in collusione con essa”, spiega. Un concetto che potrebbe sembrare contraddittorio, ma “è successo che la società si è divisa in due e la zona grigia (che comprende quelli che non sapevano, che non capivano per inconsapevolezza) è andata in gran parte a ingrandire la sensibilità antimafiosa - spiega -. Quando in un movimento attivo a Torino cominciai a occuparmi di mafia non c'erano in giro testi, non c'era letteratura, né saggi se non magari apologetici, e avevamo difficoltà persino a organizzare i cineforum. Oggi non è più così”.

Uniti in famiglia, ma con visioni politiche diverse
Ultimo argomento trattato, nonché il più attuale, è stato quello della candidatura della sorella Rita dalla Chiesa tra le fila di Forza Italia di Silvio Berlusconi. Una candidatura che ha dato vita a molte polemiche nel dibattito pubblico ma, nonostante ciò, Nando dalla Chiesa dice: “Io e Rita siamo da sempre un'unica pietra di granito e continueremo a esserlo". Nel dibattito pubblico si è fatta sentire anche la Rai che ha preso la decisione di spostare la messa in onda della nuova fiction sul Generale Carlo Alberto dalla Chiesa dopo le elezioni del 25 settembre. "Credo che sarebbe bastato dirle nelle conferenze stampa: ‘Signora la fiction la rimandiamo per opportunità’. Ma mandarla in onda venti giorni dopo, un mese dopo, cambia dopotutto poco". Questo non significa che la Rai non commemorerà il generale, infatti lo “farà comunque in altro modo”, rassicura Nando.

In foto: un giovane Nando dalla Chiesa insieme al padre, Carlo Alberto

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