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L’intervista a OGGI del docente universitario: “La candidatura di mia sorella Rita in Forza Italia? E’ sempre stata Berlusconiana”

E’ amareggiato Nando dalla Chiesa, sociologo e figlio del generale ucciso da Cosa nostra 40 anni fa a Palermo. In un’intervista a OGGI, dopo aver parlato di che cosa è cambiato o non è cambiato da allora, il docente ha commentato la decisione della Rai di rimandare a dopo le elezioni la messa in onda della fiction in quattro puntate sul padre prefetto con protagonista Sergio Castellitto. Il motivo? Tra i candidati alle elezioni del 25 settembre c’è anche la sorella Rita Dalla Chiesa: "Una decisione infelice, una scelta eccessiva. È uno smacco alla memoria di mio padre", ha detto Nando, che ha aggiunto: "La tv dà grande popolarità, ma Rita ce l’ha già, non sarà una serie a dargliene altra... Mi è stato chiesto di rileggere la sceneggiatura e abbiamo concordato anche sulle licenze poetiche necessarie a un prodotto per il grande pubblico. Tenevo molto alla fiction tv perché è narrazione popolare, messaggio potente".

Alla domanda se non sia in imbarazzo, lui di centrosinistra, ad avere una sorella candidata nel centrodestra risponde: "Ma è sempre stato così: io, Rita, Simona, tre fratelli che vanno d’amore e d’accordo ma che hanno idee diverse. Poi, di centrodestra… non lo è. Rita è sempre stata berlusconiana, per via del suo lavoro, per aver visto Berlusconi in azione come ideatore della Fininvest. È una non allineata".

Nando dalla Chiesa dice del padre: "Lui era lo Stato che non scappa: contro i nazisti, le Brigate Rosse, la mafia. Fa parte di quelle figure il cui ricordo pubblico, quasi per paradosso, cresce col passare del tempo. È accaduto con Falcone e Borsellino e ricapita ora: non ho mai visto così tanti appuntamenti e celebrazioni come per questo quarantennale". Che cosa è cambiato da allora nella lotta alla mafia? "Il problema resta la politica che non si prende le sue responsabilità. Assistiamo a una campagna elettorale in cui non si parla di mafia. Tutti sanno che arriveranno miliardi di fondi europei… che i clan sono meno forti ma che è cresciuta la società filo-mafiosa. In una situazione simile, un Paese si mobilita: invece no".

Foto © Imagoeconomica

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