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Per il Pontefice Darya Dugina è una vittima “innocente” e i mercanti di armi dei “delinquenti”

"Se l'è cercata". Si potrebbe riassumere così il pensiero di certi personaggi del mondo Occidentale (cristianissimo e cattolicissimo) sulla morte di Darya Dugina, figlia dell'ideologo Aleksandr Gel'evič Dugin.
Del resto questa causale è buona per giustificare ogni guerra: basti pensare alle tante vittime per le bugie di Colin Powell, l'avallo di Madeleine Albright per il massacro di mezzo milione di bambini, lo sventramento della Jugoslavia, la guerra nello Yemen (di cui l’Italia è complice), l’olocausto nucleare tanto voluto dalla folle ministra britannica Liz Truss e via elencando.

Solo Papa Francesco, nell’udienza di mercoledì 24 agosto, ha avuto il coraggio di spezzare questa catena di morti ‘meritevolmente’ ammazzati: quella ragazza di trent'anni saltata in aria con una bomba, ha detto il Pontefice, era una "innocente". “Penso a tanta crudeltà, a tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia e nessuno in guerra può dire: No, io non sono pazzo. La pazzia della guerra. Penso a quella povera ragazza volata in aria per una bomba che era sotto il sedile della macchina a Mosca. Gli innocenti pagano la guerra, gli innocenti.

Pensiamo a questa realtà e diciamoci l'un l'altro la guerra è una pazzia. E coloro che guadagnano con la guerra, con il commercio delle armi, sono dei delinquenti che ammazzano l'umanità”. Infine, Francesco ha rivolto lo sguardo "ad altri Paesi che sono in guerra da tempo, la Siria o lo Yemen dove tanti bambini patiscono la fame. E pensiamo ai Rohingya, ingiustamente cacciati dalla loro terra". "Abbiamo bisogno di pace”.

Ma per certi personaggi (come l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andrii Yurash) le parole di Francesco sono motivo di "delusione": “Il discorso di oggi del Papa è stato deludente e mi ha fatto pensare a molte cose, non si può parlare con le stesse categorie di aggressore e vittima, stupratore e stuprato”. E sulla preghiera su Dugina l’ambasciatore ucraino ha detto: “Come è possibile citare degli ideologi dell’imperialismo russo come vittime innocenti? Lei (Darya Dugina, ndr) è stata uccisa dai russi" che ora ne fanno una "vittima sacra" da usare come "scudo".

Questa circostanza riporta alla memoria l'incrinazione delle relazioni con la Santa Sede lo scorso aprile in occasione della partecipazione di una donna russa alla Via Crucis al Colosseo, al fianco di una sua amica ucraina. Anche allora, monsignor Visvaldas Kulbokas era stato convocato al ministero degli esteri e messo al corrente delle perplessità del governo di Kiev.

In soldoni, quindi, per l’ambasciatore ucraino, per il ministro degli esteri Dmytro Kuleba (che ha espresso "disappunto" nei confronti delle parole del Papa che avrebbero "ferito" il "cuore ucraino") e per chi la pensa come loro, le parole e gli sforzi di Papa Francesco  - che ricordiamo essere anche un capo spirituale - devono essere 'contenuti', quando si parla di Russia e Ucraina.

A fronte delle numerose polemiche che si stanno sollevando in questi giorni la Santa Sede si è vista costretta ad emanare un comunicato in cui si legge che i discorsi del Papa sulla guerra in Ucraina "iniziata dalla Federazione russa" sono "chiari e univoci nel condannarla come moralmente ingiusta, inaccettabile, barbara, insensata, ripugnante e sacrilega". La nota, inusuale, è stata motivata con il fatto che "in più di un'occasione, come anche nei giorni recenti, sono sorte discussioni pubbliche sul significato politico da attribuire" agli interventi del Papa, che "hanno come finalità per lo più quella di invitare i Pastori ed i fedeli alla preghiera, e tutte le persone di buona volontà alla solidarietà e agli sforzi per ricostruire la pace". Le parole del Papa su questa drammatica questione, ribadisce la Santa Sede, "vanno lette come una voce alzata in difesa della vita umana e dei valori connessi ad essa, e non come prese di posizione politica".

Inoltre, ha scritto l’edizione ucraina di Vatican News, che "durante questi mesi, dobbiamo ricordarlo, il Papa non è mai stato ‘equidistante’: ha condannato con parole nette l’aggressione perpetrata dalla Russia. È stato piuttosto ‘equivicino’, cioè vicino a tutti coloro che soffrono per le conseguenze della guerra, in primo luogo la popolazione innocente dell’Ucraina che muore sotto le bombe russe”.

Tornando a Darya Dugina, a onor del vero va ricordato che non è stato ammazzato un Oskar Dirlewanger (l'Orco delle SS naziste) o un Heinrich Himmler. La figlia di Aleksandr era una commentatrice politica, laureata in filosofia a Mosca nel 2015. Era ben lontana dall'avere le mani sporche di sangue, al contrario dei nazisti che si trovavano ad Odessa nel 2014.

Papa Francesco, dunque, è diventato (forse suo malgrado) ancora una volta uno spartiacque, che potrebbe, in futuro, far riconciliare le parti impegnate nel conflitto, riportandole sul tavolo della diplomazia. Ma, evidentemente, per i signori della guerra yankee, per i mercanti d'armi e per una certa politica di stampo 'draghiano', questa circostanza non deve verificarsi. Meglio continuare con l'invio di bombe e armi benedette. Non sia mai che per una volta nella storia i valori del cristianesimo vengano messi seriamente in pratica.

Foto: it.depositphotos.com

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