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Il 29 agosto la giornata internazionale contro i test atomici. Il segretario dell’ONU: “La comunità globale dovrebbe relegare le armi nucleari alla storia”

Fermiamo i test nucleari per sempre e consegniamo le armi nucleari alla storia, una volta per tutte”.

Queste sono state le parole del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in occasione della giornata internazionale contro i test atomici che ricadeva il 29 agosto. Il segretario ha aggiunto che “tali dispositivi di morte non garantiscono vittoria o sicurezza, per come sono stati progettati, il loro unico risultato è la distruzione”.

La “giornata internazionale contro i test nucleari è stata promossa inizialmente dal Kazakistan in occasione del diciottesimo anniversario della chiusura del sito di Semipalatinsk. Il 2 dicembre 2009 l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato all’unanimità questa proposta. L’obbiettivo della ricorrenza è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti nocivi delle detonazioni nucleari, e di conseguenza, bandirne i test.

Un trattato che vieta gli esperimenti nucleari (civili e militari) esisteva già dal 10 settembre 1996; si tratta del CTBT, firmato e ratificato da 170 nazioni ma non entrò in vigore per la mancata ratifica da parte di 44 paesi chiave tra cui: Cina, Egitto, Iran, Israele e USA.

Fortunatamente, nonostante ciò, i test nucleari tradizionali dal 1996 in poi sono cessati ufficialmente ovunque tranne che in India, Pakistan e Nord Corea, mentre i test subcritici (a fusione fredda) continuano in molte più nazioni.

Il primo tratto legalmente vincolante sulla proibizione delle armi nucleari è il cosiddetto TPNW, che è stato adottato il 7 luglio 2017 ed è entrato in vigore il 22 gennaio 2021, mentre il primo documento in assoluto sul tema è il TNP,  siglato nel lontano 1968 ed entrato in vigore il 5 marzo 1970. Il TNP era basato sui principi del disarmo, della non proliferazione e dell’uso pacifico del nucleare; molti paesi sottoscrissero al trattato ma non lo ratificarono, tra questi troviamo gli USA e la Cina; india, Israele e Pakistan che non aderirono al TNP.

Le pressioni effettuate da gruppi popolari per il disarmo e la presenza dei trattati hanno contribuito, nel tempo, a dei cambiamenti positivi inerenti al disarmo.
Oggi sono infatti calati i numeri di armi nucleari presenti nel pianeta: nel 1986 le armi nucleari erano in 60mila esemplari circa, nel 2011 vari ricercatori stimano che solo 20.500 erano operative e che oggi dovrebbero essere in tutto 13mila esemplari attivi.

Gli arsenali più grandi appartenevano ed appartengono tutt’oggi a Stati Uniti d’America e la Federazione Russa; questi due paesi hanno reso non operativo gran parte del loro arsenale nucleare e sono i principali responsabili del calo di approvvigionamento di armamenti nucleari, mente molti altri paesi come la Francia, Inghilterra e Israele mantengono più o meno la stessa quantità di armamenti (200-300 esemplari per la Francia e l’Inghilterra ciascuno ed 80 per Israele). Alcuni paesi invece hanno incrementato i propri arsenali nucleari col tempo, come per esempio l’India, il Pakistan e la Corea del Nord.

Seppur sia diminuito il numero totale di ordigni, gli effetti di una catastrofe nucleare rimane invariato.

Il programma nucleare iniziato negli anni 60 finì definitivamente nel ’75, con la firma del trattato TNP dell’Italia; nonostante ciò, l’Italia ospita già da anni ordigni nucleari del tipo B61 tipo 2 e 3 sul territorio nazionale, molto probabilmente nelle basi di Aviano (si stimano 50 unità) e Ghedi (20-30 unità); le bombe non sono sotto il controllo italiano ma bensì statunitense, questo per via dell’adesione dell’Italia al programma di condivisione nucleare della Nato, sotto il quale, gli stati uniti principalmente, possono schierare armamenti nucleari nei paesi ospiti che aderiscono al programma; circostanza molto particolare è che ogni paese che ospita bombe statunitensi si sta dotando di aerei con capacità nucleare, rendendo quindi la propria forza aerea capace di utilizzare armamenti banditi (almeno in Italia) dall’utilizzo operativo.

Negli ultimi anni le B61 presenti in Europa sono state oggetto di numerosi miglioramenti, che al giorno d’oggi si manifestano nella variante B61-12, che con un sistema di guida aggiornato GPS permetterà al velivolo che la trasporta di sganciarla con precisione e gittata molto superiori a varianti senza guida, oltre che di selezionare diverse opzioni di potenza che darebbero alla bomba la capacità di danneggiare strutture come bunker sotterranei di controllo. Questo ammodernamento è già in atto e si stima che entro il 2024 tutto l’arsenale esistente di B61 sarà aggiornato a questo standard, oltre che a nuove bombe costruite in fabbrica. Bombe di cui, ancora oggi, alcune potenze nucleari minacciano di farne uso. Come l’Inghilterra, dove la ministra ed aspirante premier, Liz Truss, durante un incontro con gli elettori avvenuto giorni fa, si è dichiarata pronta ad utilizzare l’arsenale nucleare inglese nonostante potrebbe significare la distruzione totale del mondo.

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