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Orsini: “I candidati premier preferiscono non parlare del conflitto”

La campagna elettorale 'memeizzata' continua. Ma tra presunte influenze putiniane (o sovietiche secondo Renzi), alleanze finite rapidamente in malora (Letta e Calenda), liste di impresentabili e proposte indecenti (Nordio: "Ripristinare l’immunità parlamentare”), è sparita dalla scena politica la guerra in Ucraina.
In effetti è sempre difficile parlare dei propri fallimenti: secondo le previsioni del governo Draghi & Company (PD, Azione, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Italia Viva ecc...), appiattito alla linea politica di Joe Biden, l'invio di armi a Kiev avrebbe dovuto dare in poco tempo la vittoria alle forze ucraine.
"I draghiani assicuravano che gli ucraini, uccidendo tanti soldati russi con le armi occidentali, avrebbero costretto Putin ad arrendersi piuttosto in fretta", aveva scritto Alessandro Orsini sul 'Fatto Quotidiano' il 23 agosto.

Ma i fatti sono andati diversamente: "I soldati russi sono morti in gran numero, ma Putin bombarda più di prima. Il problema è che è stata smentita anche la seconda promessa degli amici di Draghi, secondo cui le sanzioni avrebbero messo in ginocchio la Russia mentre l’Occidente avrebbe continuato a prosperare. È stata smentita anche la terza promessa, secondo cui la crisi economica in Russia avrebbe causato una rivolta popolare che avrebbe rovesciato Putin. È stata smentita anche la quarta promessa che annunciava l’imminente assassinio di Putin per mano dei suoi stessi generali a causa del cattivo andamento della campagna militare. È stata smentita anche la quinta promessa, secondo cui la Russia si sarebbe trovata completamente isolata a livello internazionale, mentre noi assistiamo a un fenomeno ben diverso: la Russia gode di sostegno internazionale e solidarietà da parte di un gran numero di Stati, inclusa l’Algeria super filo-russa, da cui Draghi ha deciso di dipendere per il gas. È stata smentita anche la sesta promessa, secondo cui avremmo assistito alla separazione tra la Cina e la Russia che, invece, sono sempre più unite, complice anche la crisi di Taiwan. Infine, è stata smentita la settima promessa, in base alla quale gli ucraini, magari lentamente ma comunque certamente, avrebbero liberato i territori occupati dai russi anche grazie alle armi italiane".

La Russia, infine, ha conquistato anche gran parte del Donbass.
Ma dal momento "che tutte le promesse del fronte bellicista sono state smentite" e i "candidati premier non sanno più che cosa promettere e, quindi, preferiscono non parlare della guerra in Ucraina", cosa si sta facendo?
Il governo Draghi è prossimo all’invio di nuovi armi pesanti in Ucraina?
"Alcune indiscrezioni, non smentite dal governo, dicono di sì" ha scritto Orsini sul 'Fatto'.
"Forse questa è anche la ragione per cui i partiti stanno evitando scrupolosamente di toccare questo tema delicato".
A questo punto è lecito domandarsi perché vige un totale silenzio sulla questione Ucraina.
Il prossimo Governo dovrà giocoforza occuparsene: "Com’è organizzato il mondo dell’informazione in Italia? Perché il dibattito sulla politica internazionale si riduce a una celebrazione delle scelte del governo Draghi? Qual è il livello di libertà dell’Università italiana e dei suoi professori su questioni tanto delicate? La mancanza di critiche alle politiche della Nato in Ucraina esprime consenso o paura del dissenso?"

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto © Imagoeconomica

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