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La leader Tory ritiene sia “un dovere importante del primo ministro e sono pronta a farlo”.  Per il Global Times: “Kiev è banco prova di armi americane”

Nuove voci deliranti della follia nucleare si apprestano ad ereditare la leadership del Regno Unito. La ministra degli Esteri Liz Truss (in foto), favorita nella sfida interna al partito conservatore per la successione del premier britannico Boris Johnson, nel corso di un incontro a Birmingham con gli iscritti Tory, si è detta pronta a premere il pulsante nucleare della Gran Bretagna, se necessario, anche se ciò significasse "annientamento globale". Il conduttore dell'evento, John Pienaar, ha risposto che gli verrebbe “il voltastomaco” a dover affrontare la prospettiva di un “annientamento totale” tramite l'utilizzo di armi nucleari. La Truss con glaciale e cinica freddezza ha risposto: “Ritengo che sia un dovere importante del primo ministro e sono pronta a farlo”. Parole accompagnate da uno scrosciante applauso dei presenti, evidentemente felici sostenitori della soluzione finale per l’umanità. Sempre nella giornata di mercoledì la leader Tory non ha mancato di lanciare invettive contro la Russia al Daily Telegraph: "Il mio governo utilizzerà strategicamente l'intelligence per rivelare i tentativi del Cremlino di minare e destabilizzare le democrazie amanti della libertà", ha scritto. Non sono mancati, a tal proposito, i commenti del portavoce del ministro degli esteri russo Maria Zakharova, che ha definito le dichiarazioni della Truss “degne di una nuova serie di commedie di spionaggio sulla immaginaria superspia britannica Austin Powers”.

Peccato solo che questo sia il livello delle menti occidentali che accompagnano la crisi militare europea più grave dalla seconda guerra mondiale ad oggi.

Altri 3 miliardi per trasformare l’Ucraina in un grande poligono militare
Nella giornata di mercoledì il presidente Joe Biden ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari dal valore complessivo di 2,9 miliardi di dollari. "Come parte di questo impegno, sono orgoglioso di annunciare la nostra più grande tranche di assistenza alla sicurezza fino ad oggi: circa 2,98 miliardi di dollari per armi e attrezzature da fornire attraverso l'Iniziativa di assistenza alla sicurezza dell'Ucraina", si legge nella dichiarazione. Secondo Bloomberg, il nuovo pacchetto comprenderà sei sistemi di difesa aerea NASAMS, 245.000 proiettili di artiglieria da 155 mm, 65.000 colpi di mortaio da 120 mm, radar anti-artiglieria U24, un sistema di soppressione dei veicoli aerei senza pilota (UAS), attrezzature di supporto, contromisure UAV Vampire, sistemi missilistici a guida laser e fondi per l'addestramento e il supporto dei militari. Il NASAMS è un sistema di difesa aerea terrestre a corto e medio raggio, sviluppato da Kongsberg Defense & Aerospace e Raytheon, in grado di colpire veicoli aerei senza pilota, elicotteri, missili da crociera, veicoli aerei da combattimento senza pilota e aerei. Non si tratta di un’arma in grado di capovolgere le sorti del conflitto, ma un suo eventuale utilizzo ad esempio al Palazzo Mariinski, la residenza ufficiale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, potrebbe rappresentare un buon banco di prova per un sistema difensivo adoperato anche intorno alla Casa Bianca e al Campidoglio di Washington. Curioso come in questi 3 miliardi di dollari di aiuti militari non figurino armi strategicamente molto più rilevanti come i sistemi missilistici a lunga gittata, HIMARS, di cui Kiev, aveva richiesto almeno 50 unità per fermare l’avanzata russa. "Il prezzo di un sistema HIMARS è di quattro milioni di dollari. Il prezzo di 50 sistemi è di $ 200 milioni, più munizioni. Il prezzo per raggiungere la parità di fuoco e distruggere efficacemente la logistica dell'esercito [russo] è inferiore a uno yacht di oligarchi russi”, ha affermato recentemente Myhailo Podolyak, il consigliere del capo dell'Ufficio del Presidente Zelensky. Gli Stati Uniti a luglio, per bocca del presidente del Comitato per i servizi armati del Congresso USA, Adam Smith, ne hanno promessi solo 30, con un costo decisamente inferiore al pacchetto militare promesso. Lecito supporre che non ci sia dunque la reale volontà di appoggiare una vittoria militare di Kiev attraverso una poderosa controffensiva, ma di prolungare il conflitto per finanziare l’industria bellica e trasformare il paese in un immenso poligono militare di test.

Condivide questa visione anche dal quotidiano ufficiale del partito comunista cinese Global Times, che ha sottolineato come l’Ucraina sia “diventata un banco di prova per le armi americane e occidentali e un tritacarne per indebolire la Russia" e “l'Occidente vuole copiare tutto questo anche in altre parti del pianeta, creando crisi regionali in nome della "pace".

Anche secondo Robert Manning, ex consigliere del sottosegretario di Stato per gli affari globali, gli Stati Uniti non credono più in una "vittoria totale" per l'Ucraina e temono un'escalation per le spedizioni di armi ad alta tecnologia: "La politica degli Stati Uniti riguardo al conflitto in Ucraina è più cauta: prevede l'unificazione degli alleati, la fornitura di equipaggiamento militare, l'addestramento del personale, ma esclude l'intervento militare diretto", ha affermato Manning in un editoriale per la rivista The Hill.

Il mercato nero delle armi
Il 13 agosto, il direttore del dipartimento del Nord America del ministero degli Esteri russo Alexander Darchiev ha sottolineato che gli aiuti militari miliardari a Kiev dagli stati occidentali non avrebbero interferito con la realizzazione degli obiettivi dell'operazione speciale russa in Ucraina, ma aveva ravvisato reali "rischi per la sicurezza della comunità mondiale associati alla diffusione delle armi trasferite alle forze armate ucraine sui mercati delle armi nere e grigie”. Un allarme già lanciato dall’Europol, agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione di polizia, che in una missiva inviata al Consiglio dell’Ue, aveva evidenziato come “gli Stati membri dell’Unione europea e i partner operativi hanno segnalato casi in cui le reti criminali sono attive nella regione e operano o prevedono di contrabbandare quantità significative di armi da fuoco e munizioni, comprese le armi militari”. Stando a quanto esposto in un documentario televisivo della CBS, inoltre, è emerso che “una parte significativa degli "aiuti" militari occidentali all'Ucraina non raggiunge il fronte e spesso i paesi donatori non sono in grado di controllarne l'uso”. Nel servizio si ipotizza che addirittura solamente il 30% degli aiuti militari raggiungerebbe la prima linea!

I russi iniziano l’offensiva verso Nikolaev; vanificato il contrattacco ucraino
Le forze armate della Federazione Russa continuano ad incalzare violentemente lungo l’intera linea di contatto. Come riportato da Izvestia, ad Aleksandrovka, le forze di Mosca hanno distrutto unità della 28a brigata meccanizzata dell’esercito ucraino e hanno raggiunto il confine amministrativo della regione di Nikolaev, dove Kiev ha recentemente perso anche l’insediamento di Komsomolskoye, determinando un’avanzata di 3 km delle truppe filo russe.

Come affermato inoltre dal rappresentante ufficiale del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov inoltre, nell'area di Andreevka, sono state inflitte perdite significative alla 35a Brigata Marina e alla 46a Brigata Aerea delle Forze Armate dell'Ucraina, che sono state anche allontanate dal villaggio di Blagodatovka e dagli insediamenti vicini. Il dipartimento militare ha aggiunto che nella direzione di Kherson-Nikolaev, vicino all'insediamento di tipo urbano di Bereznegovatoe, è stato distrutto un magazzino di armi e munizioni per missili e artiglieria, ed è stata colpita una stazione radar per il rilevamento di obiettivi a bassa quota vicino al villaggio di Dymovskoye. Nella direzione di Donetsk le perdite delle forze armate ucraine nelle ultime ore, come riportato sempre dal Ministero della Difesa ammonterebbero addirittura a 600 unità, con un 50% del personale del 20° battaglione della 93a brigata meccanizzata, distrutto a seguito di attacchi missilistici.

Secondo l’esperto militare Dmitry Boltenkov i successi delle truppe russe nella direzione Kherson-Nikolaev confermano la tesi secondo cui le formazioni ucraine non sono pronte per una controffensiva:

Da diversi mesi ormai in Ucraina si parla solo di una controffensiva strategica su larga scala contro Kherson e Novaya Kakhovka". Già il 10 luglio, il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky ha dato personalmente l'ordine di sviluppare un piano per la "liberazione" del sud del Paese. Tutti a Kiev speravano che l'arrivo delle armi occidentali avrebbe permesso loro di ottenere un vantaggio sulle truppe russe. Ma la speranza per un'arma miracolosa era svanita. Nel frattempo, vicino a Nikolaev, stavano raccogliendo riserve e accumulando forze, essi stessi divennero vittime degli attacchi russi. L'offensiva promessa non è mai iniziata. In sei mesi di conflitto, come riportato ad Izvestia dall’analista militare Vladislav Shurygin, l’Ucraina “ha perso tra morti e feriti circa il 70% delle sue forze armate del periodo prebellico" e “ora sta compensando queste perdite con enormi masse di cittadini smobilitati che stanno chiudendo buchi al fronte”, ma “tutti i tentativi di controffensiva da parte della squadra ucraina sono falliti”.

Foto originale © UK Government

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