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Pubblichiamo qui di seguito uno scritto di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, pubblicato sulla sua pagina Facebook in merito alla sentenza di appello sul processo Trattativa Stato-Mafia.

Le motivazioni arrivano solo in estate
Si potrebbe dire così, si può dire così parafrasando il titolo di un famoso film di Pif.
Dopo quasi un anno di attesa per le motivazioni di una sentenza che sono state evidentemente molto difficili da scrivere, si aspetta l’estate anzi il week end più da bollino rosso dell’estate, quando l’opinione pubblica è maggiormente disattenta e le redazioni degli organi di informazioni sono per la maggior parte vuote, per pubblicare delle motivazioni che risultano inaccettabili perché sanciscono, con buona pace di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino che per servire questo Stato hanno sacrificato la vita, l’ufficializzazione del ripristino della convivenza tra mafia e Stato che dalla strage di Portella della Ginestra in poi ha caratterizzato la vita del nostro Paese.
Con la mafia si può convivere, anzi si deve convivere, affermava qualche tempo fa Lunardi, un ministro della Repubblica, e le motivazioni di questa sentenza vanno ancora oltre, affermando che con la mafia si può scendere a patti e questi atti possono contemplare la protezione, per oltre un decennio, della latitanza del capo dell’organizzazione criminale stessa, Bernardo Provenzano.
Così come oggi viene protetta la latitanza del nuovo capo della stessa organizzazione, Matteo Messina Denaro, con buona pace di quelli che, per proteggere questa latitanza, hanno dovuto essere eliminati. Come Luigi Ilardo, infiltrato nell’organizzazione criminale ed ucciso prima che potesse iniziare la sua collaborazione ufficiale con la giustizia, come Attilio Manca, ucciso perché non rivelasse ai rappresentanti dello Stato che aveva visto al capezzale di Bernardo Provenzano quando era stato chiamato ad operarlo, come lo stesso Borsellino (Paolo ndr), ucciso in una strage i cui tempi erano stati affrettati perché a questa trattativa si era sicuramente opposto.
Trattativa che per anni è stata chiamata “presunta”, che per anni ho continuato a chiamare “scellerata” e che così continuerò a chiamare nonostante gli equilibrismi verbali di queste motivazioni che arrivano addirittura a definire la trattativa come portata avanti per “fini solidaristici”.
Ma per solidarietà nei confronti di chi?
E soprattutto su autorizzazione di chi?
Quelli che hanno portato questa “improvvida”, così viene definita, azione erano funzionari dello Stato.
Non basta dire che, se hanno sbagliato, non lo hanno fatto per favorire la mafia, se non hanno informato la magistratura della loro iniziativa oltre che incompetenti, come si evince da altre parti delle motivazioni che altri, più competenti di me, potranno e dovranno studiare con attenzione per un auspicato ricorso in Cassazione, sono sicuramente colpevoli e come tali avrebbero dovuto essere condannati.

Fonte:facebook.com

Foto © Imagoeconomica

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