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Tutti in piazza. La città commemora le vittime con manifestazioni ed eventi. Tutti in piazza

Era il 2 agosto 1980 quando a Bologna, mentre molti cittadini si apprestavano alle ferie e tanti turisti giungevano in città per visitarne le bellezze artistiche, storiche e culturali, alle 10:25, nella sala d'attesa della stazione centrale, esplose una valigetta piena di esplosivo militare. Un attentato senza precedenti che strappò la vita a 85 persone e ne ferì oltre 200. Fra le vittima anche sette bambini di età compresa fra i 3 ed i 14 anni. Non un semplice attentato terroristico, bensì “una strage politica e di Stato”, come hanno scritto nero su bianco i giudici della Corte d’Assise di Bologna presieduta dal giudice Michele Leoni nelle motivazioni della sentenza che due anni fa ha condannato in primo grado all'ergastolo Gilberto Cavallini per concorso nell’attentato, ritenendolo il quarto Nar che ha agito in concorso con Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini già condannati in via definitiva come esecutori materiali della strage. L’ennesimo attentato che bagna l’Italia con il sangue di inermi innocenti nel tentativo di destabilizzare il Paese, mettere in atto un colpo di Stato come fu per la strage di Piazza Fontana a Milano (1969), la strage di Piazza della Loggia a Brescia (1974), l’attentato al treno Italicus (1974) e come sarebbe stato per le stragi e i delitti eccellenti futuri fino alle bombe di Roma, Firenze e Milano del 1993.


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Il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della Strage del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi © Imagoeconomica


Il cammino lento ma inesorabile della giustizia
Quarantadue anni dopo la strage di Bologna, si torna a fare memoria con una nota di speranza in più da quando, lo scorso 6 aprile, la corte d’Assise di Bologna, presieduta da Francesco Caruso (giudice a latere Massimo Cenni), ha condannato l’ex terrorista di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini all’ergastolo con un anno di isolamento diurno per concorso nell’attentato del 2 agosto 1980. E, insieme a lui, la Corte ha condannato a sei anni anche l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, con l’accusa di depistaggio, e a quattro anni Domenico Catracchia, ex amministratore del condominio usato come rifugio dai Nar in via Gradoli, per false informazioni al pm al fine di sviare le indagini. Secondo il quadro accusatorio, Bellini avrebbe agito in concorso con l’ex capo della Loggia P2 Licio Gelli, il suo ex braccio destro Umberto Ortolani, l’ex direttore dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'interno Federico Umberto D'Amato e l’ex piduista, nonché senatore del MSI, Mario Tedeschi individuati quali mandanti, finanziatori o organizzatori dell’attentato, finanziato grazie ai soldi del Banco Ambrosiano. Nonostante restano ancora due gradi di giudizio, i magistrati bolognesi hanno dimostrato che - oltre agli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva (i primi due all'ergastolo, il terzo a 30 anni), e Gilberto Cavallini (il quarto Nar condannato anch’egli all’ergastolo ma in primo grado) - anche Paolo Bellini avrebbe partecipato all’attentato come quinto uomo del gruppo neofascista, anche se i cinque si sono sempre dichiarati innocenti.
Una sentenza importante”, ha detto Paolo Bolognesi (presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della Strage del 2 agosto 1980) commentando l’esito del processo ai mandanti in primo grado, “che ha confermato quelle che per noi erano intuizioni. Chiarisce e ampia un quadro mostruoso e atroce di connivenze, abusi di potere, prima e dopo il 2 agosto”. “Adesso la Corte di assise ha confermato che la Strage di Bologna è stata finanziata dalla loggia massonica P2, protetta dai vertici dei servizi segreti ed eseguita da terroristi fascisti. Cominciamo ad avere sentenze. È sempre più difficile confondere le acque con piste assurde”, ha continuato intervenendo stamane nel cortile del Comune.


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Fare memoria: tutti in piazza
Sono tante le attività in programma per commemorare i 42 anni dalla strage alla stazione ferroviaria di Bologna. Numerose anche le manifestazioni. Ieri, in piazza Lucio Dalla, è iniziata la prima tappa di un percorso avviato due anni fa da “Cantiere Bologna” con le “Stazioni della memoria” e proseguito nel 2021 con i “Sampietrini della memoria”. Una giornata di riflessione cui ne seguiranno altre due a metà settembre, per contribuire alla realizzazione del Polo della memoria progettato dal Comune in Bolognina. “È possibile utilizzare il valore della memoria per costruire di un futuro comunitario?”. Partendo da questo interrogativo dal palco della tettoia Nervi i presidenti delle associazioni dei familiari di Bologna, Ustica, Uno bianca e Marzabotto, hanno raccontato le loro battaglie per ottenere giustizia. A seguire le parole di Benedetta Tobagi che ha analizzato il filo nero che lega le stragi fasciste, mettendo in luce le coperture istituzionali avute dai terroristi, il ruolo della loggia P2, con l’obiettivo di “rendere difficile la scoperta di una verità non difficile”.
"Nel giorno dell'anniversario il pensiero si volge anzitutto ai familiari, costretti a patire il dolore più grande, che hanno saputo trasformare in impegno civile, per testimoniare all'intera società che le strategie del terrore mai prevarranno sui valori costituzionali della convivenza civile. L'azione solidale dei familiari merita la gratitudine della Repubblica”, ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "La loro tenacia ha sostenuto l'opera di magistrati e di servitori dello Stato che sono riusciti a fare luce su autori, disegni criminali, ignobili complicità. La matrice neofascista della Strage è stata accertata in sede giudiziaria e passi ulteriori sono stati compiuti per svelare coperture e mandanti per ottemperare alla inderogabile ricerca di quella verità completa che la Repubblica riconosce come proprio dovere", ha concluso il capo dello Stato.
Sono sentenze che fanno ben sperare. Continuando così, infatti, grazie all’intenso lavoro della magistratura e alla vigilanza attiva della società civile, forse l’orologio della stazione centrale, che dal giorno dell’attentato è paralizzato alle ore 10:25, tornerà a funzionare dettando l’ora giusta. Perché è tempo di verità. È tempo di rivelare i volti e i nomi di tutti i mandanti esterni della strage di Bologna.

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