Da Boris Giuliano a via Palestro il sindaco di Palermo si spende in parole di memoria
"Con questa azione si chiude definitivamente un capitolo e si dimostra indiscutibilmente l'attenzione civile e l'impegno per la legalità in questo nuovo governo della città". Con queste parole il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, deponendo una corona di fiori al monumento di piazza XIII Vittime dedicato ai martiri per mano mafiosa, cercò lo scorso giugno di cancellare le polemiche che avevano riguardato la propria campagna elettorale.
In quel giorno i giovani del movimento artistico e culturale Our Voice e di Attivamente, lo avevano atteso con uno striscione che lo invitava a distaccarsi dagli uomini condannati per mafia, prima di commemorare le vittime.
Un riferimento chiaro a Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro, i due condannati per mafia (il primo per concorso esterno in associazione mafiosa, il secondo per favoreggiamento) che si sono spesi in primissima persona per appoggiare la candidatura a sindaco per il centrodestra dell'ex magnifico rettore.
Ma dal primo cittadino, a parte qualche timida parola nel tentativo di giustificarsi ("Per me Cuffaro e Dell’Utri non sono degli ispiratori della mia candidatura. Non ritengo di dover dire altro rispetto al fatto che non accetto condizionamenti e che non ho ispiratori") non è mai arrivata una presa di distanza netta.
In questo mese, politicamente parlando, il primo cittadino ha avuto il suo bel da fare per la creazione della nuova giunta. Ma certo non poteva "mancare" il proprio "impegno" nella memoria.
Ed i mesi di luglio ed agosto, purtroppo, sono attraversati da una lunga scia di sangue che ha bagnato lo scorrere del tempo.
Ancora una volta, però, non sono mancate le polemiche. In via d'Amelio, lo scorso 19 luglio, Lagalla ha dovuto fare i conti con le Agende Rosse e gli attivisti di Our Voice che, seppur in maniera silenziosa, non hanno mancato di mostrare il proprio sdegno per quell'ennesima ipocrita passerella difendendo la memoria di Paolo Borsellino e degli agenti delle scorte. Martiri di Stato-mafia.
Poi è stata la volta di Boris Giuliano, Rita Atria, oggi Beppe Montana. Prossimamente sarà la volta di Rocco Chinnici, Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta, Stefano Li Sacchi, Nino Agostino, Ida Castelluccio, Ninni Cassarà, Roberto Antiochia, Gaetano Costa e così via...
Roberto Lagalla, da sindaco, ha espresso, ed è certamente pronto ad esprimere, parole di memoria per tutti i martiri.
Addirittura ieri ha inviato una nota per ricordare la strage di via Palestro a Milano, dove esplose un'autobomba davanti al Pac (il Padiglione d'Arte Contemporanea). Lo stabile venne completamente distrutto e a causa dello scoppio morirono Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, vigili del fuoco, il vigile urbano Alessandro Ferrari, e Driss Moussafir, migrante raggiunto da un pezzo di lamiera mentre dormiva poco più in là, su una panchina dei giardini pubblici. Altre dodici persone rimasero ferite.
Le stragi in Continente del 1993 che colpirono oltre al capoluogo lombardo anche Roma e Firenze sono stragi di mafia ed è sicuramente lodevole che il sindaco di Palermo ricordi quanto avvenuto.
"La strage di via Palestro a Milano resta ancora oggi una ferita aperta - ha scritto nella nota - in attesa di verità. Un attentato che si inquadra in quell'azione stragista portata avanti da Cosa nostra per colpire non solo i servitori dello Stato, ma anche il suo patrimonio artistico, uno dei principali beni che racconta la storia di un Paese. Ancora oggi, a distanza di ventinove anni, la ricerca di una piena verità deve rappresentare l'unico obiettivo per restituire dignità alle vittime di quella strage e ai loro familiari".
Manca, però, qualcosa in quella nota. Perché quando si chiede verità e giustizia per quei fatti si dovrebbe anche ricordare che tutt'oggi, come mandanti esterni di quella strage, a Firenze sono indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri.
Proprio quel Dell'Utri che si era detto "contento" dell'elezione a sindaco di Lagalla, prima affermando di aver "semplicemente espresso un parere", per poi dire che la sua ombra aveva "illuminato le menti offuscate...".
Ecco, anche per certe affermazioni, tanto criptiche quanto sibilline, Lagalla, prima di esprimersi onorando i martiri, farebbe bene a prendere definitivamente le distanze da certi personaggi.
O vuole farci credere che non sapeva delle indagini sulle stragi o che l'ex senatore, come certificato dalla Corte di Cassazione, è stato il trait d’union tra l’imprenditore Silvio Berlusconi e le cosche siciliane (alle quali arrivavano grosse somme di denaro)?
Ma il punto nodale è anche un altro.
Con la Nuova Dc di Cuffaro ha dialogato per la scelta dei propri assessori. Lo stesso ha fatto con Forza Italia. E lo stesso accadrà anche in vista delle imminenti regionali.
E' una questione politica oltre che di etica e morale.
Fino ad allora ogni commemorazione sarà solo un'ipocrita memoria.
Rielaborazione grafica by Paolo Bassani (Foto originali © Imagoeconomica)
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