Piera Aiello: "Sua memoria camminerà sempre sulle mie gambe"
Prima la visita al cimitero. Poi la messa commemorativa. Quindi una conferenza pubblica. Tre atti per ricordare, a Partanna, a "Picciridda" Rita Atria che a 17 anni ha avuto il coraggio di ribellarsi a Cosa nostra, a quella famiglia che era inserita in certe dinamiche in un territorio che apparteneva al mandamento controllato dai Messina Denaro.
La manifestazione, organizzata dal Comune di Partanna insieme alla Rete antimafia di Brescia, l'associazione antiracket Libero Futuro, la Consulta giovanile di Partanna, in collaborazione con numerose associazioni antimafia come il movimento delle Agende rosse, la Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato, Libera Trapani, la Casa di Paolo, Our Voice e la nostra testata, ha visto la partecipazione di Nicola Clemenza, Luigi de Magistris, Giovanni Impastato, e Piera Aiello moderati da Mario Bruno Belsito.
"Quello di Rita Atria è stato un vero atto sacrificale, non un gesto di resa ma un grido di ribellione e di condanna di un mondo che l'aveva rifiutata ed emarginata" ha dichiarato monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo (Trapani), durante l'omelia della messa commemorativa. "Il suo gesto estremo, purtroppo, non fu capito da tanti - ha ricordato - dilatando anche dopo la morte gli spazi per una pubblica e diffusa riconciliazione con la sua memoria".
E la giornata di ieri è stato come un nuovo inizio per far sì che la memoria di Rita possa tornare forte in quella che era la sua città, come a Cinisi si vive la memoria di Peppino Impastato.
Da parte di tutti gli intervenuti, che hanno anche ricordato i trent'anni trascorsi dalle stragi di Stato, è stata messa in evidenza la necessità dell'impegno da parte della società civile, ricalcando proprio quelle parole della giovane Rita che affermava: "Prima di combattere la mafia devi farti un auto esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi".
"Ritornare a Partanna assieme a Piera Aiello è emozionante - ha commentato Giovanni Impastato - Rita ci ha fatto capire che la mafia non è solo un problema criminale, repressivo, ma soprattutto un problema sociale. Possiamo fare tanti discorsi, interessanti, ma non cerchiamo di cadere nella retorica. Voglio partire da me stesso, perché quando lotto contro la mafia spesso è come se lottassi contro me stesso, contro un modo di agire o di pensare, contro una forma mentis. Nessuno di noi è mafioso ma la cultura mafiosa è profondamente radicata dentro di noi". Quindi ha aggiunto: "Peppino come Rita hanno operato una grande rottura storica e culturale. La rottura non è venuta solo all’ interno del contesto dove hanno vissuto, ma proprio all'interno delle proprie famiglie di origine mafiosa. C'era dell'alta mafia all'interno della famiglia di Rita e all'interno della nostra famiglia. Mio padre era un mafioso, non ha avuto ruolo di primo piano, ma era inserito all’interno di quell'organizzazione. E la rottura di Peppino e Rita parte proprio dalle radici. Sono questi gli esempi che dobbiamo portare avanti e che si legano alla memoria del nostro paese e si legano a quel messaggio. Non possiamo continuare a dire 'lotta alla mafia', impegno alla mafia, dobbiamo porci un problema serio, che è la sconfitta della mafia. Dobbiamo analizzare e capire, perché la mafia non l'abbiamo ancora sconfitta".
Ugualmente importanti le parole di Luigi de Magistris che ha denunciato come oggi vi sia una parte del Paese "che pensa che siccome le mafie non usano più il tritolo, allora sono meno forti". "Lo Stato - ha ribadito - ha fatto passi in avanti enormi, sia in termini di antimafia sociale, in termini di magistratura, di forze di polizia, ma le mafie politicamente hanno una raffinatezza straordinaria. Che si evince da quella stagione delle bombe e con quella trattativa che hanno messo in campo sulla quale salta Borsellino". De Magistris ha ricordato la propria la propria esperienza in magistratura dove si trovò ad indagare su "collusioni più elevate tra pezzi di 'Ndrangheta, professionisti, politici, magistrati, forze di polizia, servizi segreti, massoneria (massonerie) deviate". E sono proprio queste, in qualche maniera, ad essersi contrapposte alla sua figura. "Si passa dal tritolo ai proiettili istituzionali - ha aggiunto - che fanno meno male sulla pelle, ma sono più pericolosi per la democrazia. Perché l'attentato scuote, mentre quando incominciano ad utilizzare la legalità formale la reazione è differente".
"Per metterti contro il sistema - ha detto de Magistris - devi avere una serie di caratteristiche tutte insieme: devi essere onesto, ma non basta. Devi essere libero. L'analisi forte ci deve essere perché dobbiamo ribellarci a tutto questo, con una ribellione culturale, morale, civile, impegnandosi e non lasciando sole le persone che lo fanno: un imprenditore, un parroco, una testimone di giustizia, un magistrato. Ecco che l'indifferente è peggio certe volte del complice, perché i mafiosi fanno una scelta, invece i complici quando vedono che stanno accoltellando Falcone e Borsellino stanno a guardare, a seconda di come va".
E poi ha aggiunto: "Se tu non ti ribelli tra un po’ le commemorazioni le faranno Cuffaro e Dell'Utri, le faranno loro. E ci sarà chi dice 'va be ma che c'è di male? Ormai sono stati condannati e hanno espiato la pena'. Ma come che c'è di male? La memoria ti fa passare i partigiani e i nazisti come se fossero la stessa cosa. Approfittano delle guerre e delle pandemie e fanno passare tutto. Nella vita ho imparato che se non ci si ribella alle ingiustizie, le ingiustizie diventano un po’ alla volta normalità. I normali li fanno passare per sovversivi e i deviati diventano normali".
Infine è stata Piera Aiello a ricondurre il filo nella memoria di Rita. Partendo dalla semplicità. "Rita era una ragazza semplice che voleva giustizia - ha ricordato - Quando ho puntato il dito su alcune persone qua, io non ho puntato il dito contro tutta Partanna, perché sono tutte persone per bene, che io ricordo con affetto e molta nostalgia. Io sono ancora residente a Partanna e non voglio portarla via. Penso sia giusto che la ricordino in tanti posti a Rita, ma Rita era di Partanna, come veniamo a ricordare Peppino a Cinisi. E dobbiamo creare, così come è successo a Cinisi, questo ricordo annuale, perché la "picciridda" deve tornare a Partanna. La "picciridda", così come la chiamava Borsellino, aveva questo desiderio. Rita camminerà sempre sulle mie gambe, è un impegno che ho preso da quando è morta e combatterò sempre chi su di lei vuole portare qualcosa che non esiste".
Poi, commentando la richiesta di una nuova indagine sulla morte di Rita alla Procura di Roma ha aggiunto: "Io ho chiesto alla procura di Roma di essere sentita come persona informata sui fatti, perché io sono stata con Rita fino al 25 di luglio mattina, lei è rimasta a casa mia e dormiva a casa mia, anche se gli avevano dato un appartamento, ecco perché in quell'appartamento non ci sono tracce biologiche. Le indagini le fa la magistratura, dopo che questa avrà accertato quello che è successo possiamo scrivere anche le enciclopedie. Ci sono dei limiti, ci sono pure i familiari, che bastava fare una telefonata per informarli. Questo non è avvenuto. Mia figlia ha 34 anni e difenderà anche lei la memoria di Rita. Lei ha avuto il cambio di generalità e si trova in località protetta, però anche mia figlia cammina sulle mie gambe, perché noi non abbiamo mai avuto un euro in tutti questi anni di pellegrinaggio che abbiamo fatto in Italia e fuori Italia. Continuerò perché voglio che il messaggio di Rita sia chiaro, Rita avrebbe voluto che si porti la legalità, la verità e la giustizia. E lei ha combattuto in modo più pesante, provenendo da una famiglia mafiosa: rinnegare la propria famiglia e metterlo in pubblico è stato molto difficile. Invece in 30 anni non ho mai sentito un famigliare di Rita che rinuncia o parla male della sua famiglia. Una persona che non ha mai preso le distanze da quel sistema mafioso dove era cresciuta, oggi dopo 30 anni spunta dicendo che lei è l'unica erede della famiglia Atria, dimenticandosi che mia figlia si chiama Atria".
Foto © ACFB
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