Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Sotto accusa i collaboratori Foschini e Pace. Udienza preliminare davanti al Gup il prossimo 30 novembre

Trentadue anni dopo sul delitto dell'educatore carcerario Umberto Mormile, ucciso a 34 anni da due killer con sei colpi di pistola l'11 aprile 1990, si potrebbe scrivere una nuova pagina giudiziaria. Infatti il capo della Dda di Milano Alessandra Dolci e il pm Stefano Ammendola hanno chiesto per l'omicidio il rinvio a giudizio dei collaboratori di giustizia Vittorio Foschini e Salvatore Pace. L’udienza preliminare si aprirà il 30 novembre davanti al gup Maria Pollicino.
La prima svolta c'era stata lo scorso marzo quando la giudice Natalia Imarisio aveva ordinato nuove indagini e respinto la richiesta di archiviazione della Dda accogliendo l’opposizione presentata dall’avvocato Fabio Repici, legale del fratello della vittima, Stefano Mormile.
Foschini e Pace sono accusati di avere agito in concorso coi mandanti Franco Trovato, Antonio Papalia, Domenico Papalia e con gli esecutori Antonino Cuzzola e Antonio Schettini. Per l'accusa entrambi sono “rei confessi” alla luce dei verbali di loro interrogatori emersi nell’ambito dell’inchiesta ‘Ndrangheta stragista’ di Reggio Calabria. 
Foschini, killer legato alle cosche calabresi, ha dichiarato al Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ed al sostituto procuratore nazionale antimafia Franco Curcio che l’educatore non venne ucciso perché rifiutò 30 milioni di lire per redigere una relazione favorevole in vista di un permesso di libera uscita al boss ergastolano Domenico Papalia (la “versione” messa nero su bianco nelle sentenze e raccontata da Schettini, ndr),  ma perché l’educatore (“che non era un corrotto”) aveva scoperto che Papalia aveva degli incontri con agenti dei servizi segreti in carcere senza l’autorizzazione dei magistrati. Non solo. Foschini ha anche sostenuto che i Servizi, informati dallo stesso Papalia, avrebbero dato una sorta di “sta bene” all’omicidio Mormile, raccomandandosi di rivendicarlo con una ben precisa sigla terroristica: quella della “Falange Armata”.
E l'avvocato Repici, nella sua opposizione, aveva anche chiesto di approfondire il ruolo della Falange, sigla emersa per la prima volta proprio con il delitto Mormile e che negli anni successivi si è fatta notare per aver accompagnato stragi mafiose, rivendicazioni politiche, ma anche delitti come quelli della Uno Bianca.
Nello specifico a Foschini viene contestato “su ordine di Coco Trovato di avere dato disposizioni ai sodali di fornire l’auto e una moto con cui veniva eseguito l’omicidio”.
Pace invece viene individuato come “capo del gruppo criminale che si metteva a disposizione a richiesta delle associazioni criminali di Coco Trovato e dei Papalia, fornendo supporto logistico nella fase preparatoria dell’omicidio: in particolare faceva consegnare da appartenenti del suo gruppo armi e una moto per eseguire l’omicidio dell’educatore di Opera”.


tribunale milano c imagoeconomica 1435457

Il Tribunale di Milano © Imagoeconomica


Storia giudiziaria 
Sul delitto sono stati già celebrati due processi, uno concluso nel 2005 e l'altro nel 2008. Così sono stati condannati in via definitiva, tra gli altri, Antonio Papalia e Franco Coco Trovato, esponenti di spicco della criminalità organizzata. Una verità ritenuta però non completa e sufficiente dalla famiglia di Mormile anche perché, come spiegato da Repici nella denuncia che ha riaperto il caso, nelle motivazioni i giudici facevano propria una sorta di “condanna morale” nei confronti di Mormile, punito, secondo le dichiarazioni di Schettini e Di Giovine per avere rifiutato, pur avendo accettato del denaro, di agevolare un permesso premio a Papalia.
Quella versione, però, come abbiamo ricordato precedentemente, non corrispondeva al reale movente. I pentiti, infatti, hanno detto che l'educatore carcerario venne ucciso per volere del boss Domenico Papalia che lo riteneva testimone scomodo dei suoi incontri nel carcere di Parma con esponenti dei servizi segreti.  

Quesiti aperti
In questi anni, comunque, ci sono diversi elementi che tanto le indagini quanto i processi non hanno mai chiarito del tutto. 
Basti pensare, ad esempio, che pochi giorni dopo l'agguato dell'11 aprile 1990 Armidia Miserere, direttrice al carcere di Lodi e compagna di Mormile (trovata morta il 19 aprile del 2003 con un colpo di pistola alla testa), scrisse ai pm che curavano le indagini sull'omicidio che “L’ipotesi più logica è che Umberto sia stato ucciso perché ostacolo a un grande progetto”. A cosa si riferiva? Riguardava i rapporti di Papalia con i servizi? O l'educatore penitenziario aveva scoperto dell'altro ancora?
Inoltre non si è neanche mai capito per quale motivo vennero “depotenziate” le rivelazioni di Cuzzola, che non solo rivelò di aver saputo la reale motivazione dell'assassinio che riguardava la scoperta dei contatti di Papalia in carcere con i Servizi segreti, ma parlò anche del fatto che Antonio Papalia (fratello di Domenico) si adoperò per rivendicare il delitto proprio con la sigla della Falange Armata. Alla luce delle nuove dichiarazioni di Foschini ecco che la pista riassume forza. E magari ci sarà finalmente un processo capace di ristabilite tutta la verità. 

ARTICOLI CORRELATI

Omicidio Mormile: respinta richiesta di archiviazione, sì a nuove indagini

''Depistaggi possibili ed amori impossibili'', la storia di Paolo Borsellino e Umberto Mormile

Umberto Mormile: omicidio autorizzato dai servizi ed eseguito dalla mafia

Umberto Mormile, storia di un omicidio ibrido in attesa di verità e giustizia

Falange armata e Uno bianca: dietro il caso Mormile un pezzo del puzzle per riscrivere la Storia

Oltre la Falange Armata, il mistero sul delitto Mormile

Ricordando Umberto Mormile, in attesa di giustizia

Appello per Umberto Mormile e Armida Miserere

Delitto Mormile, la famiglia pronta a chiedere riapertura indagini

Nel ricordo di Umberto Mormile, una verità ancora da scrivere

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos