Il Procuratore capo di Catanzaro: “Mala gestione di risorse”. Pg Sava: “Avanti nella ricerca della verità”
Una riflessione a più voci sul contrasto alle mafie, tra criticità e possibili soluzioni, ha avuto luogo presso l'aula Magna del Tribunale di Palermo dove si è riunito il comitato direttivo centrale dell'Anm. Un'occasione unica, anche per rendere onore alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel trentennale delle stragi di mafia. Un evento che avviene in un momento delicato in cui il legislatore si trova a discutere anche di nuove normative come il 4 bis, o le misure patrimoniali. Ma non solo. L'allarme è stato lanciato dai magistrati anche per la creazione di tribunali distrettuali, la revisione della geografia giudiziaria, con l'eliminazione dei piccoli tribunali per il raggiungimento di obiettivi di economia e di concentrazione delle risorse. E poi ancora la terribile carenza di organici in territori di mafia.
"Questo è l'inizio del nostro impegno da domani in poi, le sollecitazioni sono state tantissime e dobbiamo mettere campo il nostro lavoro, a partire da quello delle commissioni" ha detto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia.
Alla riunione odierna sono intervenuti alcuni procuratori impegnati nella lotta alla criminalità organizzata come Nicola Gratteri, capo della procura di Catanzaro, Roberto Rossi, procuratore di Bari, Lia Sava, procuratore generale di Palermo, Carmelo Zuccaro, procuratore di Catania. Per la procura di Palermo era presente l'aggiunto Annamaria Picozzi. E poi ancora Nicola Altiero, generale di brigata della Guardia di Finanza, vicedirettore operativo della Direzione investigativa Antimafia, Antonio Balsamo, presidente del Tribunale di Palermo, Francesca Rispoli, componente dell'ufficio di presidenza dell'Associazione Libera, Roberto Rossi, procuratore della Repubblica di Bari.
Da sinistra: il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, il procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, e il presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo
Ad aprire la seduta è stato Matteo Frasca, presidente della Corte d'Appello di Palermo, che nel suo intervento ha ribadito come “l'unica commemorazione possibile dev'essere il far luce completamente sulla stagione delle stragi". Per Clelia Maltese, presidente della sezione palermitana dell'Anm "il 1992 segnò lo spartiacque nella lotta alla Mafia: a Palermo ognuno di noi capì il proprio ruolo all'interno della società, ci fu una reazione fortissima di tutta la società nella lotta alla criminalità organizzata". A seguire sono intervenuti anche Leonardo Agueci, presidente della Fondazione Progetto Legalità, il segretario generale Anm Salvatore Casciaro e il presidente della commissione Criminalità organizzata dell'ANM Pierpaolo Filippelli.
Nel corso dei lavori si è anche ragionato su fatti estremamente attuali come la pronuncia della Cassazione sul caso Regeni. Un'occasione per ragionare del rapporto tra i processi e la tutela di diritti umani. “Diritti fondamentali - ha detto il Presidente Antonio Balsamo - che corrispondono ai diritti dei più deboli. Sarebbe necessario un serio momento di dibattito e di confronto sulla possibilità di una riforma del processo in assenza dell’imputato, partendo dalla sentenza Ue del 19 maggio del 2022, caso che riguarda la Bulgaria. La prima affermazione è quella della possibilità di giungere ad un processo e ad una condanna in contumacia nei confronti dell’imputato che le autorità competenti non riescono a rintracciare, nonostante gli innumerevoli sforzi. In questo caso, dopo la notificazione della condanna, si deve avere la possibilità di far riaprire il processo”.
Il presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo
Balsamo, che è stato anche giudice del processo Borsellino quater e Capaci bis, ha anche ricordato come a livello normativo internazionale il nostro Paese sia visto come esempio per l'intera normativa antimafia e lo scopo, in particolare in materia di confische dei beni, dovrebbe proprio essere quello di “armonizzare le norme”. Nel suo intervento ha anche evidenziato come “un modo serio per contrastare la mafia è la tutela diritti di tutti, attraverso uno Stato che sappia rispondere alle richieste di giustizia della società civile. Ed una sensibilità di forze sociali deve portare a un sostegno autentico da parte delle istituzioni alle famiglie dei quartieri in difficoltà e anche alle famiglie di chi va in carcere. Ancora oggi sappiamo dagli imprenditori che la mafia chiede aiuto per i detenuti. Ma alle famiglie dei detenuti ci deve pensare lo Stato e ci deve pensare sul serio con interventi veri per interrompere determinati rapporti”.
Gratteri: “Necessario intervenire quando le leggi sono in discussione, non dopo”
Successivamente è intervenuto anche il Procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. Quest'ultimo è stato autore di un'analisi particolarmente dura e critica, evidenziando anche le difficoltà che hanno riguardato e riguardano la magistratura.
Quindi ha evidenziato una serie di criticità a cominciare quel che riguarda le Dda.
“Noi - ha detto - abbiamo un pubblico ministero specializzato per reati di mafia. Sono necessari cinque anni perché un pm capisca cos’è la mafia, poi inizia a lavorare. Quando è divenuto bravo, dopo otto anni, viene mandato a fare procura ordinaria oppure, se vuole continuare a fare Dda, viene mandato in un’altra regione e si interessa di un’altra mafia che ha connotati completamente diversi”. E poi ancora ha aggiunto “Fare indagini sulla ‘ndrangheta, sulla camorra o su Cosa nostra, sono tre cose diverse. E questo non lo ha capito il legislatore. E allora dobbiamo cominciare a pensare che se si lascia il vincolo degli otto anni, anche se io non sono d’accordo e la ritengo una regola anti aziendale, bisogna pensare a giudici specializzati”.
Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri
Poi ha parlato delle difficoltà per i piccoli distretti: “Ogni mattina partono dal mio ufficio sette macchine blindate con sette sostituti che vanno in sette tribunali, uno dei quali dista quasi due ore di macchina. Anche per un’udienza di un’ora, io ogni mattina perdo sette magistrati. Diventa impossibile, nei piccoli tribunali, fare processi di mafia. Nel Tribunale di Vibo in questo momento ci sono almeno sette maxi processi, ossia processi che si aggirano intorno ai 100 imputati. In questo momento solo a Vibo Valentia è talmente difficile formare i collegi che non c’è processo dove non vi siano tre, quattro istanze di ricusazione. Non si può andare avanti così, con questa spada di Damocle, se dopo un anno la Cassazione ritiene che un giudice non possa presiedere quel processo. Queste sono situazioni importanti e gravi delle quali gli addetti ai lavori dovrebbero assumersi le responsabilità. Pensiamo allora all’istituzione del Tribunale distrettuale e, di conseguenza, alla geografia giudiziaria. Perché non ha senso mantenere tribunali che distano 20 chilometri l’uno dall’altro. Cominciamo ad avere l’idea in Italia di creare dei tribunali medi, perché sono quelli che risultano mediamente più performanti”.
Il problema dei fuori ruolo
Il procuratore calabrese ha anche evidenziato la problematica dei vuoti d’organico analizzando la questione dei magistrati fuori ruolo: “Non si riesce a creare più magistrati rispetto a quanti vanno in pensione. Però il Csm continua ad autorizzare i fuori ruolo. Ma non applicati al Ministero della Giustizia, all’Ufficio legislativo, all’Ufficio ispettivo o al capo di Gabinetto. Ci sono magistrati che ho visto al Ministero portare fogli di carta. Non si può andare avanti così. Ci sono 250 magistrati fuori ruolo a fronte di un vuoto organico di più di mille magistrati. Non ci possiamo permettere questi lussi”.
La malagestione delle risorse
Infine Gratteri ha anche dato una stoccata alle recenti norme in discussione in materia di “legislazione antimafia”. “Ancora ne abbiamo un po' - ha affermato riferendosi all'operato del Governo - quello che in quest’anno non sono riusciti a smontare. Qui a Palermo noi oggi abbiamo portato in dote riforme come l’improcedibilità e la riforma delle carceri. Non hanno fatto in tempo a smontare altre cose. Io sono favorevole alla rieducazione, sono favorevole al lavoro come forma di rieducazione, sono favorevole a creare mille bollati in Italia. Però non è possibile che in questo momento vengano trovati 28,6 milioni di euro per costruire le case dell’amore nelle carceri e non trovi i soldi per pagare i centri per i tossicodipendenti. Noi abbiamo le carceri piene di persone affette da disturbi mentali perché non ci sono le Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, ndr)”.
Quindi ha suggerito di fare investimenti proprio su certe strutture. Perché anche così si interviene nel contrasto alle criminalità organizzate, cioé intervenendo sui disagi sociali e avviando percorsi alternativi.
I limiti delle norme europee
Nel suo intervento Gratteri ha anche affrontato il problema della lotta alla criminalità organizzata in Europa. Proprio poche settimane fa, infatti, c'è stato un confronto tra Olanda ed Italia in materia di contrasto alle mafie e Gratteri è tra quei magistrati intervenuti. “Erano terrorizzati perché in un anno gli hanno ucciso un avvocato, un giornalista e un collaboratore di giustizia. Ho detto loro che sono 30 anni che vado ad Amsterdam, a Rotterdam e vi dico che c’è la ‘Ndrangheta. E voi non mi avete creduto. Adesso sono pronti a stanziare 100 milioni di euro per costruire nuove carceri e sono pronti a fare qualsiasi riforma normativa. E sono venuti in Italia in cerca di suggerimenti”.
Tra le mafie in ascesa, ha proseguito Gratteri, vi è quella albanese. “E' la mafia emergente in Europa che discute alla pari con le organizzazioni criminali di Caracas, Santa Marta, Cartagena. È una mafia che parte da uno Stato estremamente corrotto, da cui è uscita potentissima e ricchissima, e ora è in joint venture con la ‘ndrangheta in Colombia, Bolivia e Perù. Stanno arrivando in Europa tonnellate di cocaina. In Olanda c’è la Mafia, che è la terza generazione di nordafricani, ferocissimi che stanno dominando pezzi dell’Olanda. E così è se noi pensiamo alla Germania. Si parla di sistemi europei”. Ed è qui il problema nel momento in cui ci sono evidenti limiti normativi. “Se io vado in Germania e non c’è un limite al contante - ha ricordato Gratteri - da Palermo posso andare a Francoforte con una valigia di soldi a comprare un’auto, nessuno mi chiede quei soldi dove li ho presi”. Altro problema è il dato che l'Italia nei fatti è debole sul piano europeo e a parole viene presa come esempio, ma poi le principali sigle di contrasto al crimine organizzato non hanno sede in Italia. Molte sono proprio in Olanda mentre il progetto ICan (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) si trova a Lione, in Francia. Qualcosa che secondo il magistrato è “ridicolo”, ma su questi punti nessuno mai prende posizione sul piano politico. E già questo è indice di come la lotta alla mafia sia tutt'altro che priorità sul piano politico nel nostro Paese.
La riforma dell'ordinamento penitenziario
Altrettanto grave la riforma dell'ordinamento giudiziario. “Ci sono cose pazzesche - ha detto Gratteri - Noi perderemo due pm solo per fare i pareri sui detenuti in alta sicurezza e in Italia ce ne sono 19mila. Noi dobbiamo parlare di queste cose oggi, non dopo che la legge è stata fatta. Noi dobbiamo protestare e contestare. E l'opinione pubblica deve essere informata quando fanno progetti di legge”. Rivolgendosi ai presenti ha spronato a parlare in maniera chiara e netta, così come ha cercato di fare quando si è trovato a spiegare gli effetti di norme come l'improcedibilità.
“Quando hanno fatto l'elenco di ciò che non entrerà nella tagliola dei due anni si sono dimenticati i reati ambientali e quelli contro la pubblica amministrazione. Un pasticcio grave”.
La procuratrice generale di Palermo, Lia Sava
Le misure di prevenzione
Un allarme su un possibile intervento del legislatore sulle misure di prevenzione sono stati successivamente lanciati dalla Procuratrice generale di Palermo Lia Sava che ha definito il progetto di riforma “inquietante”. “Rischia di svilire dall'interno le misure di prevenzione. Pariamo di una materia che a livello internazionale ci guardano come modello, se certi progetti passeranno non potremo più fare misure di prevenzione. Servono riforme ma non è cancellando misure di prevenzione che si risolve il problema Serve intervento legislativo che imponga immediato riutilizzo dei beni. Ben vengano riforme delle misure di prevenzione che garantiscano un sistema di eccellenza”.
La Sava ha anche suggerito all'Anm di farsi promotrice di una proposta per portare avanti il “processo di informatizzazione e digitalizzazione degli atti", per consentire “lo scambio di informazioni tra tutte le procure che si occupano di criminalità organizzata”. Quindi ha parlato della ricerca della verità sulle stragi: “Non ci stancheremo di cercare la verità a 360° sulle stragi, ma questo è possibile solo se ci scambieremo informazioni in modo intelligente. Pensiamoci in un sistema sinergico sotto la guida della Procura Nazionale antimafia che ha un compito di coordinamento sacro. Questo può avvenire attraverso riunioni periodiche di scambio ma anche con il processo di informatizzazione e digitalizzazione degli atti. Abbiamo bisogno di un'informatizzazione seria. Ed è importante mettere a sistema l'enorme archivio che c'è, anche sulle stragi”.
Il procuratore capo di Cataniza, Carmelo Zuccaro
Anche il Procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, ha evidenziato una serie di criticità. “Noi dobbiamo avere presente il fenomeno che abbiamo di fronte: un soggetto con radici profonde nella società e collusioni con il mondo politico ed imprenditoriale. Il contrasto repressivo è importante, così come quello preventivo. Perché sappiamo che finché non saranno recise le radici certi legami ritorneranno. Chi si è occupato delle stragi sa che Riina diceva 'si fa la guerra allo Stato per poi contrattare con lo Stato'. E finché oggi passa l'idea che nel momento in cui oggi certi fatti, come le stragi, non siano più avvenuti, o che si pensa ad una mafia indebolita e meno violenta, noi non vinceremo mai”. Zuccaro ha evidenziato come in territori come Ragusa o Siracusa, ad oggi, ci siano anche forze di polizia totalmente impreparate nel contrasto a certi fenomeni mentre, “porprio in quelle terre siano centro di importanti affari per la mafia di Palermo e di Catania”.
Foto © Deb Photo
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