Cartabia avallerà la proposta di Forza Italia di vanificare le confische alle mafie?
Lo 'Stato delle passerelle' ha dato, ancora, dimostrazione di sé stesso: il 13 maggio di quest'anno alla presenza di Sergio Mattarella, del Guardasigilli Marta Cartabia e del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, il lussuoso appartamento con vista sulla Fontana di Trevi, da simbolo del potere dello storico esponente della malavita capitolina Ernesto Diotallevi, veniva inaugurato nella sua nuova veste di sede della Scuola superiore per magistrati.
Tutto ciò è stato possibile grazie ad una richiesta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale e del sequestro anticipato dei beni firmata l’8 ottobre 2013 da Luca Tescaroli (attuale procuratore aggiunto di Firenze) assieme ai colleghi Giuseppe Cascini e Paolo Ielo.
Su RaiNews24, in un servizio di Pino Finocchiaro intitolato 'Casa Capitale. Da immobile della mafia a Scuola dei magistrati', il procuratore Tescaroli ha ricordato l'importanza simbolica della confisca di quell'attico, "emblema della forza della potenza della criminalità mafiosa nel nostro Paese. Essere riusciti a confiscarlo e destinarlo ad una finalità pubblica, che è quella della formazione dei pubblici ministeri e dei giudici assume un alto valore simbolico e dimostra come lo Stato sia stato e sia efficiente nell'azione di contrasto al crimine mafioso".
Il provvedimento di confisca, ha ricordato il magistrato "è maturato in un procedimento di misure di prevenzione i cui presupposti sono rappresentati dalla pericolosità sociale del proposto, quindi di Ernesto Diotallevi, e dalla sproporzione tra i suoi beni e le sue fonti di reddito".
Dopo un lungo e travagliato iter processuale si era giunti ad una sentenza di confisca, resa possibile a sua volta dall'applicazione specifica dalla legge Rognoni - La Torre.
La titolare del Viminale Cartabia aveva declamato, durante l'inaugurazione, "la grandezza dell’intuizione che guidò il legislatore quarant’anni or sono" che "aprì il varco a una più strutturata attività di contrasto alle mafie, capace di colpire concretamente l’accumulazione di patrimoni illeciti".
“Grazie a quella lungimirante visione – aveva proseguito il ministro - Magistratura e Forze di polizia sequestrano e confiscano ogni anno migliaia di beni di ingente valore. La loro destinazione a scopi istituzionali o al riuso per finalità sociali è un’altra grande peculiarità della nostra legislazione antimafia. Il messaggio che ne deriva ha un eccezionale valore simbolico e infonde coraggio a chi crede nella forza dello Stato e delle sue regole”.
Sarebbe stato auspicabile che la ministra avesse ricordato come quella legge era stata approvata solo dopo due omicidi eccellenti (la lungimiranza è sempre stata carente): quello del segretario regionale del partito comunista Pio La Torre (30 aprile 1982) e del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, (3 settembre dello stesso anno) della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo.
Certe cose dovrebbero essere ricordate. Come sarebbe stato bene ricordare che il 26 aprile 2021 alla Camera dei deputati (al tempo Cartabia era già ministro) era stata presentata una proposta (la n. 3059, marchiata Forza Italia) che, se venisse approvata, vanificherebbe la Legge Rognoni - La Torre. Se si osannano dei risultati, si dovrebbe rendere merito anche al metodo. Cartabia, purtroppo, si prende atto che non ha ancora preso le distanze da quella proposta di legge tanto voluta da un partito il cui co - fondatore, Marcello Dell'Utri, è stato condanno in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa (pena scontata) ed il cui fondatore Silvio Berlusconi era uomo che la mafia la pagava, come dicono le sentenze. Ecco perché in materia di diritto, finché rimarranno queste contraddizioni, l'Italia è destinata a rimanere poco credibile.
'Casa Capitale. Da immobile della mafia a Scuola dei magistrati'
Durante la trasmissione è stata raccontata la storia giudiziaria che sta dietro l'attico del 'Re di Roma', un uomo talmente influente in grado di mettere d'accordo tutti: fascisti, rapinatori, spacciatori, Cosa Nostra, Banda della Magliana, P2 e Banco Ambrosiano.
Ernesto Diotallevi non era certamente un uomo qualunque: era stato già condannato in sede definitiva per favoreggiamento derivante dal coinvolgimento nella fuga di Roberto Calvi a Londra, ove fu trovato morto impiccato il 18 giugno 1982. “Fu Ernesto Diotellevi - ha ricordato Luca Tescaroli - a recuperare il passaporto intestato a Calvini che consentì al banchiere Calvi, nel giugno del 1982, di lasciare l’Italia e di peregrinare attraverso l'Europa per giungere a Londra ove nella notte tra il 17 e il 18 del 1982 venne trovato morto impiccato, sotto il ponte dei Frati Neri. E si è dimostrato, dopo un lungo iter processuale. che si è trattato di un suicidio mascherato e quindi di un omicidio".
Inoltre, come ricordato da Marco Sorrentino (Comandante del G.I.C.O della Guardia di Finanza) erano stati accertati legami, anche finanziari, con esponenti di Cosa Nostra (tra cui lo stragista Giuseppe Calò) e della banda della Magliana (fra i quali Domenico Balducci, assassinato il 16 ottobre 1981, e Danilo Abbruciati, ucciso il 27 aprile 1982, nel corso dell’attentato in pregiudizio del direttore generale del Banco Ambrosiano, Roberto Rosone) e dell’associazione mondo di mezzo.
Lo stesso Tommaso Buscetta, ha ricordato in trasmissione Luigi Imperatore (Comandante del reparto anticrimine del Ros dei Carabinieri) aveva parlato del caso nel lontano 9 dicembre 1993: aveva riferito che all'epoca per i discorsi che facevano Calò e Diotallevi. Quest’ultimo era in trattative per l’acquisto di una villa al centro di Roma valutata circa novecento milioni di lire.
Il Comandante del G.I.C.O ha inoltre specificato che Ernesto Diotallevi era accompagnato da "tutta una serie di soggetti che avevano un elevato spessore criminale, ed evidentemente per poter entrare in determinati contesti delinquenziali con soggetti di così alto lignaggio, reputiamo che per forza di cose gli debba essere stato riconosciuto un elevato spessore, perché altrimenti non gli sarebbero state aperte le porte di alcuni salotti criminali e non criminali".
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