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In molti Paesi del Sudamerica c'è un problema di corruzione e di forte presenza di mafie europee. I maggiori produttori di cocaina sono Colombia, Bolivia e Perù. L’Uruguay, invece, che non è un produttore, è un Paese di transito, stoccaggio e sdoganamento da cui far uscire la droga verso l'Europa”. Sono le parole di Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, raggiunto dal direttore di Antimafia DosMil Georges Almendras al “Trame Festival 11” di Lamezia Terme. Chiamato per parlare dei “miei trent’anni di guerra alla ‘Ndrangheta” - e a presentare il suo ultimo libro “La Costituzione attraverso le donne e gli uomini che l'hanno fatta” (ed. Mondadori) - il procuratore Gratteri prima di salire sul palco ha rilasciato qualche dichiarazione alla stampa. Ha parlato del brutto periodo che sta attraversando la magistratura, che in questo momento “non è di moda” e soffre “una sorta di resa dei conti”, ma anche dei rapporti di forza che la ‘Ndrangheta ha in Italia e nel mondo. In Sudamerica in particolare, dove Paesi come “l’Uruguay, il Paraguay e l'Argentina, ad esempio, si sono dimostrati tolleranti” all’infiltrazione mafiosa. Un aspetto che assume una doppia rilevanza se si considera che “questi Paesi tolleranti da sempre sono anche il rifugio per i terroristi europei, soprattutto di destra. Sono stati accolti - ha sottolineato Gratteri -. Il terrorismo calamita anche la criminalità organizzata e le mafie. Nel momento in cui un terrorista gode di copertura fa anche business, fa affari. C’è un abbraccio con la criminalità organizzata e le mafie locali. Quindi oggi voi in Sudamerica pagate il prezzo di essere stati tolleranti e accoglienti con coloro che in Europa hanno sterminato terrore e violenza. Non è disgiunta l'accoglienza dei terroristi con la presenza di broker (al soldo delle mafie come la ‘Ndrangheta, ndr) che vivono stabilmente in Sudamerica per comprare cocaina al prezzo più basso”.
Ecco, perché è importante seguire il filone di indagini che traccia l’oro bianco e i suoi circuiti, come faceva il procuratore antimafia paraguayano Marcelo Pecci, assassinato durante la sua luna di miele in Colombia. “Drammi come quello accaduto al procuratore Pecci sono il risultato di un contesto articolato. Non è un atto isolato - ha commentato Gratteri -. C'è un'organizzazione transnazionale e internazionale che ritiene che quel magistrato stesse dando fastidio alle organizzazioni criminali. E allo stesso tempo bisognava mandare un messaggio agli altri che magari potevano alzare la testa”.

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