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"L'infiltrazione di Cosa nostra nel tessuto economico è particolarmente rilevante in settori fondamentali per lo sviluppo dell'economia, a partire dal settore dell'agricoltura, il settore del commercio, dal piccolo al grande commercio, ma anche il settore edilizio. Molti settori che sono a basso indice di capitalizzazione ma ad elevato numero di personale, in cui la circolazione del contante è particolarmente importante. Questo consente a Cosa nostra di ripulire il denaro derivante da attività illecite". Sono le parole del Procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro intervenuto ieri davanti alla Commissione nazionale antimafia. Una denuncia, la sua, con cui ha descritto lo stato attuale dell’arte in tema di mafia e contrasto al crimine organizzato a Catania e, più in generale, nella Sicilia orientale. Ha parlato di una Cosa nostra imprenditrice e affaristica che, "approfittando dell'emergenza rifiuti in Sicilia, dovuta a una scellerata scelta fatta dalla Regione nel corso degli anni”, per esempio, si è infiltrata nella gestione e nel conferimento dei rifiuti, prendendo così il posto della pubblica amministrazione. “Grazie a questa politica scellerata di non scegliere determinate cose, il settore delle discariche - ha sottolineato -, che è un settore particolarmente redditizio, è in mano quasi per intero a soggetti collegati alla mafia direttamente o indirettamente, così come la raccolta dei rifiuti". Ecco che oggi, “quasi tutte le imprese che si occupano della raccolta dei rifiuti nella Sicilia orientale hanno un controllo diretto o indiretto dei sodalizi mafiosi. A testimonianza di ciò, Zuccaro suggerisce l’analisi di tre grandi operazioni condotte dalla sua Procura, che “hanno portato all'emersione di questi collegamenti, uno dei quali con il clan Santapaola". Il Procuratore ha chiesto di secretare una parte del suo intervento.

La potenza criminale di Cosa nostra “orientale” e l’inadeguatezza delle forse di contrasto
Le numerose attività d’indagine condotte hanno permesso al Procuratore Zuccaro di conoscere molto bene la mafia catanese. Una conoscenza che ieri sera ha voluto restituire, seppur in sintesi, alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie. “Il sodalizio Santapaola-Ercolano fin dal 1978 ha l'egemonia in Cosa Nostra catanese - ha detto -. Ma ad esso si affianca anche il clan Cappello, che ha una grande vocazione in fatto di estorsione e spaccio e all'espansione verso il siracusano, mentre il clan Laudani è particolarmente attivo in alcuni paesi etnei. Questi tre gruppi riescono a essere operativi anche nella zona di Taormina-Giardini, debordando nel territorio del messinese e infiltrandosi nelle attività turistiche". Nel siracusano, invece, è quello dei Bottaro-Attanasio “il clan mafioso più importante” e il “settore preferito è il traffico degli stupefacenti”. Mentre nel territorio di Scicli, Vittoria, comune sciolto fino a poco tempo per infiltrazione mafiosa, e Comiso “ci sono i gruppi della Stidda, che si sono contrapposti a Cosa Nostra e hanno grande presenza nel territorio del ragusano", ha aggiunto il Procuratore.
Ma dinnanzi ad una potenza territoriale come questa, Carmelo Zuccaro ha denunciato l’inadeguatezza delle forze di polizia: in particolar modo nel siracusano e nel ragusano. "Riscontro, purtroppo, l'inadeguatezza nella lotta alla mafia delle forze di polizia che operano a Siracusa e Ragusa: territori nei quali sarebbe necessaria la presenza di organismi che andassero al di là delle competenze della squadra mobile della Polizia o del nucleo operativo dei Carabinieri - ha detto -. I fenomeni che le forze di polizia in quelle province devono affrontare sono particolarmente complessi e sofisticati e come sappiamo la capacità investigativa non può investire con particolare successi su operazioni nel medio e lungo termine. Non ha le forze specializzate”. Da questo punto di vista, ha aggiunto, “registro con particolare favore il fatto che dovrebbero essere costituite presto le Sisco, in grado di supportare le forze locali che non sono in grado di contrastare adeguatamente il fenomeno mafioso".

Beni confiscati
Un altro argomento trattato da Zuccaro nell’audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia è stato quello dei beni confiscati. E anche in questo caso il procuratore non fa sconti a nessuno. “C’è del personale non qualificato, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, mancano figure intermedie e non sono qualificate. Su questo lo Stato si gioca la credibilità”, ha denunciato il procuratore per poi rivolgersi al comune di Catania che, a suo dire, "non svolge bene questo compito nonostante la sensibilizzazione che ho rivolto alle varie amministrazioni". "Non si sono messi ad operare e in questo settore abbiamo una lunga lista di beni che teoricamente andrebbero assegnati ma i comuni non fanno la loro parte", ha ribadito Zuccaro. “È uno degli aspetti più critici che ho riscontrato quello della gestione dei beni che vengono sequestrati e confiscati ai sodalizi mafiosi, un settore nel quale le istituzioni dello Stato rischiano di fare pessima figura dinanzi all'opinione pubblica. Abbiamo un'ottima legislazione su confisca e sequestro, ma l'amministrazione dei beni risulta particolarmente inefficace". E ancora: “Se un bene sequestrato viene lasciato lì senza nessun utilizzo è chiaro che traspaia come lo Stato non mostri particolare affidabilità su quello che dovrebbe essere uno degli strumenti più importanti".
Per il Procuratore la lotta a Cosa nostra non può limitarsi ad una difesa passiva di legalità, bensì deve essere “un attacco vero e proprio, per cui ho molto puntato sugli aspetti economici del contrasto al fenomeno mafioso, per mezzo di sequestri preventivi finalizzati alla confisca”. “Nel distretto catanese i sequestri nei confronti di patrimoni mafiosi sono i più alti in Sicilia - ha continuato -. Lo ritengo fondamentale come strategia d'attacco, perché il territorio e l'economia catanese sono una realtà che si presta a essere infiltrata e aggredita dai sodalizi mafiosi, sia dai Santapaola che dai clan Cappello e Laudani".

Foto © Deb Photo

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