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Saltata la deposizione del pentito Marino Mannoia

Non si avvale della facoltà di non rispondere ma nega, l’ex capitano del Noe, Saverio Spataro Tracuzzi, di essersi mai riferito a Giovanni Aiello o Bruno Contrada nelle intercettazioni in carcere del 17 ottobre 2015 con il detenuto Arturo Lametta
L'ex militare, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa (pena scontata), è stato sentito oggi al Processo che vede imputati il boss Gaetano Scotto, accusato del delitto, e Francesco Paolo Rizzuto (accusato di favoreggiamento aggravato). 
Così come aveva fatto davanti ai magistrati di Reggio Calabria ha negato di aver mai conosciuto Giovanni Aiello escludendo anche che in quella conversazione del 2015 avesse fatto riferimento all'ex funzionario del Sisde. 
"Il Bruno di cui si parla è un maresciallo che ha avuto un problema con la giustizia che stava lì (in carcere, ndr) e quando si nomina Aiello si fa riferimento ad un altro detenuto, che era di Palermo" ha ribadito rivolgendosi alla Corte. 
Anche quando il sostituto procuratore generale Umberto De Giglio ha letto in aula la trascrizione dell'intercettazione ("Devi valutare la tua vita., ti passa per il cazzo degli altri., intanto tu stai pagando., hai fatto già cinque anni carcere, ovviamente tutte le valutazioni che devi fare.. se tu non tocchi l'amico di Bruno., va beh., a posto!., se quello sfiora quello poi devi fare attenzione!!., perché dopo., sai., ci sono queste persone che ti conoscono.. ovviamente tu domani esci di qua e potresti avere il problema!., magari tuo figlio adesso!., però questa..diciamo., valutazione., se tu non rischi galera., ti passa per il cazzo voglio dire!!., ti può fare un b...!., tu può nominare u.. una volta che è Aiello.. .. il generale dei Carabinieri") il teste ha continuato sulla propria linea: "Lo escludo assolutamente, nel modo più categorico”.

"Un mostro simile"
Al contempo, rispondendo alle domande del sostituto Procuratore generale, ha negato di aver mai conosciuto Giovanni Aiello nonostante, quando gli fu mostrata una fotografia in un riconoscimento fotografico, esclamò di non aver visto mai "un mostro simile". 
"L'ho definito mostro perché era la prima cosa che mi è venuta in mente da dire come aggettivazione di quella foto - si è giustificato oggi in aula - Francamente era un viso piuttosto particolare. E quando il Procuratore mi chiese se io avessi mai dato un passaggio ad una persona simile io dissi che un soggetto simile non l'avrei mai fatto salire in un'autovettura"
Certo, come sottolineato da De Giglio è singolare che Aiello è proprio quel soggetto finito agli onori delle cronache proprio con il nome di "faccia da mostro", ma il teste ha ribadito di non averne mai sentito parlare. 
Certo è, come si evince dalla lettura della richiesta avanzata dalla procura generale per l'arresto dei boss Nino Madonia e Gaetano Scotto, che un collaboratore di giustizia come Nino Lo Giudice ha raccontato di aver conosciuto Aiello proprio tramite Tracuzzi. 
E sempre in quelle carte si legge che Lametta, sentito dai magistrati, disse che il Bruno a cui si fa riferimento nelle intercettazioni con l'ex militare del Noe sarebbe proprio Bruno Contrada
Forse a distanza di anni, così come ha risposto ad una domanda dell'avvocato Fabio Repici (legale della famiglia Agostino) Tracuzzi non può fornire ulteriori indicazioni per un semplice motivo: "Ho rimosso tutto ciò che di negativo c'è stato nella mia vicenda o nella mia vita”

Quel contatto con il confidente Delfino
Per il resto il teste non ha rifiutato di parlare di altri argomenti ammettendo di avere frequentato l’ufficio doganale del porto di Gioia Tauro "in qualità di comandante del Noe e del reparto specializzato nell'ambito della tutela ambientale con il compito di procedere a fermare, confermare o smentire l'attività dell'ufficio doganale quando procedeva a fare dei sequestri su presunti rifiuti speciali"
Nel corso dell'esame ha anche confermato che compiti simili venivano gestiti anche dai servizi segreti americani. 
Quindi ha parlato del rapporto confidenziale avuto con Rocco Delfino, un imprenditore che viene tirato in ballo da diversi collaboratori di giustizia e che è ritenuto essere vicino alle cosche. Sarebbe stato lui a fornirgli un cellulare con scheda telefonica svizzera. "Era il modo per mettersi in contatto e avere notizie. Delfino mi fu suggerito dal maresciallo Vacca, qualora avessi voluto avere delle informazioni sui rifiuti particolari e speciali, non legalmente smaltiti. Era un soggetto che gravitava anche in altri ambiti sociali"
Altro aspetto singolare, che emerge sempre facendo riferimento alle carte, è che dall’analisi dei tabulati telefonici risultava che le sue utenze e quelle di Aiello avevano contattato le stesse utenze telefoniche svizzere. Ma per Tracuzzi, (così spiegò almeno ai pm reggini) non erano altro che numeri telefonici "che si riferivano a persona dal quale egli attingeva notizie sul porto di Gioia Tauro".
Terminato l'esame l'udienza è stata rinviata al prossimo 24 giugno quando saranno chiamati a deporre i collaboratori di giustizia Angelo Fontana, Giovanna Galatolo e Mario Santo Di Matteo. Si procederà invece in un'altra data all'escussione del pentito Francesco Marino Mannoia, inizialmente previsto per oggi. 

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