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Gli inquirenti hanno visionato 2500 ore di nastri delle telecamere. Inquadrata tutta la dinamica del delitto

10 maggio. Sono le 10.30 circa, il procuratore paraguayano di origine italiana Marcelo Pecci, si gode la sua luna di miele sulla spiaggia bianca di Barù dove ha deciso di trascorrere la luna di miele insieme alla moglie. La coppia è serena. Lo sono meno alcune persone che si muovono intorno a loro con fare sospetto. Gli passano accanto, lo osservano, poi si girano. Entrano in acqua poi escono. Nel frattempo giunge una moto d’acqua a tutta velocità che si avvicina alla spiaggia. Uno dei due passeggeri scende, si avvicina alla battigia, ai due sposi e spara contro il magistrato. Due colpi di pistola fulminei, uno al collo, l’altro al viso. Il killer scappa poi a bordo della moto d’acqua che sempre a tutta velocità si dilegua. Pecci, nel frattempo, cade a terra. Accanto a lui si dispera la moglie e si avvicinano bagnanti che chiamano i soccorsi. Sono le immagini tragiche, drammatiche, inquadrate dalle telecamere di sicurezza del delitto del pm Pecci, astro nascente della magistratura antimafia del Paraguay, ucciso oltre un mese fa in Colombia. I nastri, che le autorità giudiziarie colombiane hanno diffuso, riportano le fasi preparatorie ed esecutive della squadra composta da cinque persone che ha assassinato il procuratore paraguayano.
La Procura ha analizzato 2.500 ore di video provenienti da 120 telecamere, oltre a molti altri elementi utili alle indagini, riuscendo così a identificare i movimenti di Francisco Luis Correa Galeano, Wendre Still Scott Carrillo, Eiverson Adrián Arrieta Zabaleta, Marisol Londoño Bedoya e suo figlio Cristian Camilo Monsalve Londoño.
In una delle registrazioni, pubblicate nel profilo della “Fiscalìa Colombia”, si vede il commando, che nel frattempo si era diviso in due gruppi, fare check-in in un hotel nel centro di Cartagena, cenare a Barú e noleggiare la moto d'acqua. La procura ha pubblicato poi un secondo video delle registrazioni delle telecamere. Questo, però, riguarda i momenti immediatamente precedenti al delitto e le fasi concitate dello stesso.


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Nel filmino si vede Marisol Londoño e suo figlio, inquadrati in cerchio giallo, entrare in acqua. La donna si tuffa, poi alza le braccia e infine esce. Un via libera? Non è dato sapere. Quel che si sa è che sarebbero loro i basisti dei sicari che infatti, poco dopo, si vedono arrivare a bordo del “JetSki”. A guidarlo è Eiverson Arrieta, a sparare invece, scendendo dal mezzo, è il venezuelano Wendre Still Scott Carrillo. Questo è il commando esecutivo. Poi però risulta un quinto e un sesto membro. Il quinto indagato e anch’egli arrestato è Francisco Luis Correa Galeano (nato vicino ad Antioquia), ex membro dell'Esercito Nazionale con tessera di riserva rilasciata dalla Quarta Brigata ed ex membro della banda criminale "Los Paisas”, finito in carcere due volte. E’ lui che avrebbe coordinato e finanziato l'omicidio del procuratore Marcelo Pecci. Ed è l’unico a respingere tutte le accuse, diversamente dagli altri membri del commando che hanno iniziato a collaborare con i magistrati. Il sesto coinvolto nell'omicidio è il venezuelano Gabriel Carlos Salinas Mendoza, il quale però è in fuga nel suo Paese natale. Su di lui la Polizia ha messo una ricompensa di 500 milioni di pesos per chiunque fornisca informazioni che ne consentano la cattura. Secondo gli inquirenti, i cinque detenuti, residenti a Medeliìn (Antioquia) si sarebbero recati il 6 maggio a Cartagena divisi in due gruppi, uno via terra e l'altro via aerea arrivando sull’isola quattro giorni prima dell'omicidio. Un delitto che secondo le ultime risultanze sarebbe stato pianificato dalla banda criminale brasiliana Primo Comando della Capitale (PCC). Secondo la vice procuratrice Marta Mancera, in un primo momento  i mandanti del crimine del procuratore - al momento non identificati - avevano fatto accordi con elementi del Primo Comando Capitale, ma questi, non disponendo della logistica adeguata, decisero di mantenere l'ordine di eliminarlo “in qualunque parte del mondo” contando sull’appoggio (mediante il pagamento di duemila milioni di pesos) del gruppo criminale che è stato arrestato e smantellato. Quindi è stato scelto di eseguire il delitto in territorio colombiano. A tale proposito, le autorità hanno spiegato che tutto il piano omicida è stato coordinato dal Primo Comando Capitale del Brasile, ma non hanno fornito ulteriori dettagli. Nel frattempo i componenti del commando sono stati trasferiti da Cartagena a Bogotá per continuare il loro processo giudiziario.

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