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"E' in atto una campagna contro il referendum. Non c'è dibattito in televisione, sui giornali, in Parlamento. Questo perché ci sono persone che vogliono decidere le elezioni e chi deve governare con delle sentenze. Attacchiamo questo muro di silenzio: anche i giudici come tutti i lavoratori se sbagliano devono pagare, perché sbagliano sulla pelle dei cittadini". Dal comizio a Desenzano Del Garda il leader della Lega, Matteo Salvini, spara le sue "balle" per spingere il referendum sulla giustizia a cui gli italiani saranno chiamati ad esprimersi il prossimo 12 giugno. 
Forse qualcuno dei "suoi" dovrebbe spiegare al leghista, che con orgoglio annuncia che venerdì 17 tornerà a Palermo per il processo "Open Arms", che il quesito referendario sulla responsabilità civile dei giudici è stato bocciato dalla Corte Costituzionale e che quindi nulla ha a che fare con i cinque quesiti che saranno sottoposti ai cittadini. 
Il presidente della Consulta, Giuliano Amato, in conferenza stampa aveva spiegato il motivo dell'inammissibilità in quanto "l'introduzione della responsabilità diretta rende referendum più che abrogativo, innovativo. Qui stiamo parlando della responsabilità dei magistrati per i quali la regola diversamente da altri funzionari pubblici era sempre stata della responsabilità indiretta".
Le parole di Salvini, è evidente, mirano a gettare fumo negli occhi nell'opinione dei cittadini in un momento in cui "l'indice di gradimento" per la magistratura è ai minimi storici dopo gli scandali che si sono ripetuti negli ultimi anni (caso Palamara ed affini). 
Nonostante il quesito sia stato bocciato, in Parlamento c'è già chi, come il deputato Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione, lo ha inserito nel pacchetto di emendamenti in discussione in Parlamento per la riforma del Csm. Un argomento, quello della "responsabilità civile (per colpa) dei magistrati" che era inserito anche all'interno del Piano di Rinascita 2, di Licio Gelli. Ma di questo nessuno ne parla.

Foto © Imagoeconomica

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