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'La Stampa' e il Tg1 hanno intervistato il procuratore di Catanzaro

Il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri intervistato dal Tg1 ha commentato il progetto di attentato, organizzato dalla 'Ndrangheta, ai suoi danni dicendo che "so che ci sono delle cose discusse ad altissimi livelli sul piano criminale. In teoria non dovrebbe succedere in un ragionamento razionale, però noi sappiamo cose che non ci tranquillizzano”.
L’aria è cambiata e lo hanno percepito tutti. I centri di potere, la massoneria deviata, sanno perfettamente - anche perché l’hanno vissuto sulla loro pelle - che non ce n’è per nessuno”, ha aggiunto Gratteri.
E alla domanda se un anche un procuratore ha paura, il magistrato ha risposto: “Certo, ci sono momenti in cui senti di più la paura, la tensione, è un continuo pensare che non puoi tirarti indietro, e quindi ti dai coraggio razionalizzando la morte”. Poi il prezzo pagato sul piano personale: “Non vado al mare da almeno 25 anni. Una passeggiata con mia moglie non esiste”. “Posso anche finire qui la mia carriera, posso anche finire domani mattina, ma di certo non scendo a compromessi nei confronti di nessuno e davanti a nessuno”, ha sottolineato Gratteri.
Anche in una intervista rilasciata a 'La Stampa' il procuratore di Catanzaro non ha fatto sconti. Soprattutto per quanto riguarda la recente riforma del Csm approvata dalla Camera: "Non cambierà niente e il sistema delle 'correnti' resterà inalterato" ha detto. Mentre l'intervento previsto sulla valutazione di professionalità dei magistrati, con "una sorta di controllo 'esterno'" è "inaccettabile" e "credo abbia l'odore di una punizione".
Per quanto riguarda la separazione delle carriere il magistrato si è detto "fermamente contrario". "È una di quelle proposte che considero assolutamente pregiudizievoli per il sistema, oltre che incostituzionale". Gratteri ha detto a 'La Stampa' che non si candiderebbe mai ad una carica politica perché "non sono abituato a mediare. In politica la mediazione è sempre un accordo al ribasso", e fare il ministro, ha detto, "non mi interessa".
Il magistrato indicato anche la mancanza del tema 'mafia' all'interno del dibattito politico: "Da quando hanno cominciato a centellinare la violenza, sono sparite dal dibattito politico", ma le mafie "quando sono silenti sono ancora più pericolose". In particolare per quanto riguarda il Pnrr: “Più che segnali ci sono certezze - ha sottolineato il magistrato - Le mafie hanno sempre trasformato le crisi in opportunità. Si stanno organizzando soprattutto nei Comuni, nelle Regioni, dove le risorse del Pnrr verranno spese. Servono più attenzione e più controlli. Bisogna tenere gli occhi sempre aperti".
Le infiltrazioni della criminalità organizzata nel Pnrr non riguarda solo il Sud, "ma l'intero Paese. Da tempo le mafie si sono radicate lontano dai territori d'origine e rischiano di rilevare, ancora di più a buon mercato, le imprese in difficoltà. Secondo me c’è stato un abbassamento di attenzione nella lotta alle mafie".

Fonte: lastampa.it

Foto © Imagoeconomica

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