Nella riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario firmata Marta Cartabia è prevista l'introduzione di un nuovo illecito disciplinare per quei magistrati che informano la stampa dei risultati dell'attività di indagine, anche solo per smentire una notizia sbagliata. Gli unici autorizzati a parlare ai giornali saranno i Procuratori della Repubblica, ma solo in conferenza stampa ed esclusivamente in casi di rilevanza pubblica. Se questa norma sarà approvata in Senato verso metà giugno, il rapporto tra magistratura e stampa cambierà per sempre. Come riportato su 'Repubblica', in un articolo di Liana Milella questa direttiva è figlia della 'presunzione di innocenza', entrata in vigore a dicembre scorso con la firma del Guardasigilli e fortemente voluta dal deputato di 'Azione' Enrico Costa.
Il grande assente in questa vicenda è stata proprio la Fnsi, la quale non si è neanche presentata alla Camera per esprimere il suo parere quando richiesto.
Il testo infine era stato sottoscritto dal centrodestra, M5S e Pd. Secondo il consigliere togato al Csm Nino Di Matteo, questa direttiva introduce, "una sostanziale impossibilità per l'autorità pubblica, non soltanto per i magistrati, di informare su quanto non è più coperto dal segreto. Possono informare soltanto le parti private, possono informare i parenti, com'è avvenuto per Riina e Provenzano, su quello che secondo loro è emerso dalle indagini. Non lo potrà fare più il procuratore della repubblica, il questore o l'ufficiale dei carabinieri". Secondo il consigliere togato l'applicazione del decreto legislativo "conduce ad una sorta di silenzio pubblico prima di una sentenza passata in via definitiva".
Un altro commento molto forte era arrivato da Giuseppe Cascini, togato di Area, che aveva giudicato "gravissima" l'introduzione di illeciti disciplinari per i magistrati del pubblico ministero che informano la stampa dei risultati dell'attività di indagine, "nel 90% dei casi per ristabilire la verità dei fatti". "Un fucile puntato sui pm, in particolare sui procuratori, suscettibili di finire sotto procedimento disciplinare", con effetti pesanti sul "diritto all'informazione" e “sull’autonomia dei pm" aveva poi aggiunto.
La direttiva, in soldoni, chiede che i magistrati tacciano.
Già diversi procuratori hanno emesso delle circolari per limitare i rapporti con la stampa, interpretando alla lettera la riforma Cartabia. Esempio ne sono il procuratore della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi e la procuratrice di Torino Anna Maria Loreto.
Altri invece hanno optato per un'apertura. Come il procuratore di Perugia Raffaele Cantone - il quale ha definito il nuovo illecito disciplinare come "inutile ed eccessivo" - emettendo una circolare, il primo di giugno, che autorizzava “il rilascio ai giornalisti di copie degli atti processuali non più segreti”. Stessa cosa, si legge sempre su 'Repubblica' aveva fatto, a Napoli, il procuratore Giovanni Melillo, oggi capo della Direzione nazionale antimafia.
Fonte: repubblica.it
Foto © Imagoeconomica
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Riforma Csm: illecito disciplinare per i magistrati che parlano con la stampa
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