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Raccolte dal NYT le prove dei crimini russi a Bucha. Si dichiara colpevole il soldato russo a processo, lunedì la sentenza della corte

In ucraina gli ultimi 531 soldati dell’Azovstal si sono arresi ieri e Mariupol ora è “completamente” in mano russa. La città sarebbe stata “completamente liberata”, secondo il ministero della Difesa russo. Ma nel Donbass e nell’Est dell’Ucraina la guerra avanza.
La cittadina di Vladimirovka nella regione di Donetsk, secondo fonti russe, è stata bombardata ieri sera dall’artiglieria ucraina provocando cinque morti e un ferito tra i civili.
L’agenzia Ukrinform ha riferito che sette persone, compreso un bambino di 11 anni, sono rimaste ferite in un attacco missilistico a Lozova, nella regione di Kharkiv. Non è la prima volta che la località viene colpita da attacchi missilistici russi.

Continuano intanto gli scontri vicino a Severodonetsk, nella regione di Luhansk. L’esercito russo sta tentando di accerchiare l’area per conquistarla, secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha affermato come “la fase finale” della guerra sarà “la più difficile e la più sanguinosa”. La guerra alle porte di casa ha spinto il governo del presidente bielorusso Alexander Lukashenko a schierare sette battaglioni nelle regioni di Brest e Gomel al confine con l’Ucraina, come riportato il portavoce del ministero della Difesa di Kiev, Oleksandr Motuzyanyk.

L’importante snodo portuale sul Mar Nero è quindi definitivamente in mani russe dopo un assedio di tre mesi e la morte di circa 20mila persone. La resa dei soldati rimanenti era stata ordinata dallo Stato Maggiore ucraino al fine di salvarne la vita. “La massima dirigenza militare ha emesso un ordine per salvare la vita e la salute dei soldati della guarnigione e smettere di difendere la città” ha dichiarato in un videomessaggio il comandante del reggimento neonazista Azov, Denys Prokopenko, il quale è stato poi portato via dall’acciaieria con un veicolo blindato in direzione del territorio russo. I soldati feriti, dopo le perquisizioni, hanno ricevuto le cure mediche dovute. Tra i militari arresi ci sarebbe anche il comandante della 36esima brigata dei marines, il maggiore Serhiy Volyna, secondo la tv di Stato russa, ma il Cremlino non ha ancora confermato la notizia. 


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Josep Borrell © Imagoeconomica


Per l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, “in Ucraina stiamo assistendo al più grande movimento di rifugiati in Europa dalla seconda guerra mondiale”. Secondo le stime dell’ Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) e dell’UNHCR, 5 milioni sarebbero i profughi ucraini fuggiti all’estero e 7 milioni gli sfollati interni al Paese (su un totale di 44 milioni di abitanti prima della guerra). 

Sul versante della fornitura di armi, il Cremlino controlla le forniture degli alleati di Kiev. USA e Gran Bretagna avrebbero in programma l’invio di missili antinave a lunga gittata Harpoon che servirebbero per affondare le navi russe impegnate nel blocco dei porti ucraini. “Molte armi stanno arrivando in Ucraina dall’ovest” ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, “il nostro esercito sta monitorando molto attentamente tutte queste consegne” e “si stanno prendendo le misure appropriate”.

Alle richieste di Kiev per ottenere il lanciarazzi multipli Mlrs (Multiple launch rocket system), il sistema missilistico più potente in dotazione agli eserciti occidentali, la Casa Bianca ha risposto negativamente. Per Washington è troppo alto il rischio che il sistema missilistico venga utilizzato contro il territorio russo causando un eventuale reazione di Mosca.
Nel mentre è arrivata ieri la decisione del G7 che stanzierà per il 2022 ben “19,8 miliardi di dollari” per l’aiuto economico al governo ucraino.





Processo a militare russo e prove del NYT sui crimini di Bucha
Il soldato russo Vadim Shishimarin, 21 anni, accusato di crimini di guerra e omicidio premeditato, si è dichiarato colpevole. Il militare, processato da un tribunale di Kiev, rischia l’ergastolo per l’uccisione di un civile ucraino di 62 anni vicino al villaggio di Chupakhivka nella regione orientale di Sumy il 28 febbraio scorso. Shishimarin si è detto “sinceramente dispiaciuto” per le sue azioni. La sentenza verrà emessa lunedì, come riferito dal giudice dal tribunale ucraino, e l’avvocato difensore del 21enne ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito. Il processo, visibile a tutto il mondo, è divenuto strumento mediatico nella guerra di propaganda tra Kiev e Mosca, e sarà il primo di una lunga serie.

Riguardo ai crimini commessi dall’esercito russo a Bucha, cittadina a nord-ovest di Kiev, il New York Times ha raccolto molte prove. Il 4 marzo scorso durante l’occupazione russa dell’area i soldati di Mosca avrebbero perpetrato un massacro ai danni di 8 civili ucraini, giustiziati dalle forze paracadutiste russe perché si erano uniti alle forze ucraine di difesa territoriale. Anatoliy Prykhidko, Andriy Matviychuk, Andriy Verbovyi, Denys Rudenko, Andriy Dvornikov, Svyatoslav Turovskyi, Valera Kotenko e Vitaliy Karpenko, sono i loro nomi, come riportato da il Fatto Quotidiano. Una volta catturati sono stati costretti a camminare in fila indiana fino al civico 144 di via Yablunska, dove si trovava la base russa in città, e li sono stati uccisi. Tutto è stato ripreso da telecamere di sorveglianza e video fatti da testimoni, con tanto di testimoni oculari, foto e le riprese da un drone. Il muro di fronte al quale sono stati giustiziati gli otto civili era “butterato da fori di proiettili” e nell’edificio del massacro sono stati rinvenuti documenti relativi all’unità russa responsabile. Ci sarebbe anche un civile, Ivan Skyba, 43 anni, sopravvissuto perché si era nascosto in una casa, ma ora è indagato dalle autorità ucraine con l’accusa di alto tradimento. Mosca però continua a negare ogni accusa parlando di messinscena ed evidenziando la mancanza di riscontri sulla versione dei fatti.

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