Armi USA per 100 milioni. Il G7 decide su aiuti economici per Kiev, mentre il blocco dei porti aggrava la crisi alimentare mondiale
w3RProseguono gli attacchi russi nella regione di Luhansk, mentre l’esercito ucraino colpisce le regioni russe di Kursk e Belgorod. Il vicecomandante del battaglione ultranazionalista Aidar, Denys Muryha, è stato catturato a Rostov. Secondo lo Stato maggiore ucraino, le truppe russe hanno effettuato “operazioni d’assalto” con supporto aereo nelle aree di Lysychansk e Severodonetsk, nella regione di Luhansk nell’Ucraina orientale. Obiettivo dell’offensiva sarebbe la cittadina di Popasna, 100 km a ovest di Luhansk. Il bombardamento di Severodonetsk ha provocato 12 morti e decine di feriti. Dopo varie resistenze sembra che l’esercito russo sia stato in grado di sfondare quel fronte.
Il generale ucraino Valeriy Zaluzhny ha riferito al Comitato militare della Nato come “le forze ucraine hanno sbloccato gli assedi di Kharkiv e Mykolaiv e stanno combattendo nella direzione di Kherson” nel Sud del Paese.
Mentre la guerra imperversa in Ucraina, non risparmia le regioni russe confinanti. Le cittadine di Alekseevka e Dronovka nella regione di Kursk, in Russia al confine con l’Ucraina, sono state bombardate con colpi di mortaio. Lo ha riportato il governatore della regione, Roman Starovoit, secondo cui non ci sarebbero vittime nonostante siano state danneggiate una torre di telefonia mobile, un edificio scolastico e tre case private. Nei giorni precedenti anche la cittadina di Bezimeno nella regione russa di Belgorod ha subito bombardamenti da parte dell’esercito ucraino con il conseguente danneggiamento della linea di trasmissione elettrica.
Il tribunale del distretto Leninsky nella regione russa di Rostov ha dichiarato di aver arrestato Denys Muryha, vicecomandante del battaglione ultranazionalista Aidar. Muryha sarebbe in arresto per “un mese e 30 giorni, fino al 16 luglio”. Il Ministero della Difesa russo ha dichiarato che i militanti di Aidar avevano trattenuto pazienti e personale degli ospedali di Zaporizhzhya, dove avevano allestito postazioni di tiro e depositi di munizioni ai piani inferiori.
Il battaglione Aidar fa parte degli oltre 30 battaglioni paramilitari ultranazionalisti che si sono macchiati di violazione dei diritti umani e crimini di guerra contro la popolazione civile in Donbass e non solo, secondo le denunce di Amnesty International e dell’OSCE. Sono accusati di sequestri di persona, detenzioni illegali, maltrattamenti, rapine, estorsioni ed esecuzioni. I battaglioni ultranazionalisti sono stati integrati nell’esercito regolare ucraino dopo il colpo di stato di Piazza Maidan ad opera dei partiti e movimenti di destra ucraini. E’ doveroso ricordare che questi gruppi militari sono stati sostenuti e finanziati dal miliardario oligarca israelo-cipriota-ucraino Ihor Kolomoysky, nominato governatore di Dnipropetrovsk proprio nel marzo 2014, subito dopo gli eventi di Piazza Maidan. I battaglioni Azov, Aidar, Donbass, Dnipro1 e Dnipro2, tutti attivi nel Donbass, avrebbero ottenuto i finanziamenti e il benestare dell’oligarca, tanto da essere strumento di violenza sulla popolazione filorussa a scopo politico. L’obiettivo di Kolomoysky, accusato dal Comitato Investigativo Russo di aver “organizzato omicidi, fatto ricorso a mezzi e metodi di guerra illegali”, era riprendere i territori delle autoproclamate repubbliche di Luhansk e Donetsk.
Kolomoyskyi è stato anche il finanziatore dell’ascesa politica del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il miliardario sarebbe svanito nel nulla lo scorso mese senza lasciare traccia.
Zelensky chiede aiuti economici al G7 e gli USA inviano altre armi per 100 milioni
Intanto il presidente Zelensky ha chiesto più fondi ai ministri dell’Economia e delle Finanze del G7. “Il deficit di bilancio mensile in Ucraina ora è di cinque miliardi di dollari”, ha detto, perché sostenere l’Ucraina equivale a proteggere l’Europa stessa dall’aggressione russa. Ed è proprio sul sostegno finanziario all’Ucraina che i ministri del G7, riuniti in Germania, stanno dibattendo. Non tutti sono concordi sul budget richiesto da Kiev, ma il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, sta facendo il possibile in tal senso.
Gli Stati Uniti, tramite il Segretario di Stato Antony Blinken, fanno sapere di aver stanziato ulteriori 100 milioni di dollari per l’assistenza militare all’Ucraina. “A seguito di una delega del presidente, autorizzo il nostro decimo prelievo di armi e attrezzature aggiuntive per la difesa dell’Ucraina dalle scorte del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, per un valore fino a 100 milioni di dollari”, ha detto Blinken. La spesa USA “in armi e attrezzature” per Kiev raggiunge così “3,9 miliardi di dollari” dall’inizio della guerra il 24 febbraio scorso. Washington punta a “soddisfare le esigenze di difesa e a sviluppare le capacità future dell’Ucraina, nonché a rafforzare alleati e partner sul fianco orientale della Nato”, ha aggiunto.
Mosca aperta alle trattative, mentre continua lo stallo sulle esportazioni alimentari
Il viceministro degli Esteri russo, Andrej Rudenko, ha dichiarato la disponibilità di Mosca a intavolare nuove trattative, nonostante “il processo negoziale non è stato interrotto da noi”. “Risponderemo affermativamente, non appena Kiev sarà disponibile a tornare al tavolo dei negoziati” ha detto Rudenko, ma “la cosa principale è che ci sia qualcosa di cui discutere”. Il viceministro ha affrontato anche un effetto cruciale della guerra, cioè la crisi alimentare globale. Vari Paesi sono diventati restii a esportare le loro produzioni cerealicole, soprattutto di grano, a causa della scarsità di cereali sui mercati mondiali, cosa che ne ha fatto impennare i prezzi. La Russia e l’Ucraina sono tra i maggiori esportatori mondiali di grano (rappresentano ben il 30% della produzione agricola mondiale), tanto che il capo del Programma alimentare mondiale dell’ONU, David Beazley, ha fatto un appello a Mosca per lasciar partire dai porti ucraini le navi cariche di grano. Su questo punto si era già espresso il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, secondo cui erano le autorità di Kiev a non permettere la partenza delle navi con prodotti alimentari. Per Rudenko la crisi alimentare è stata causata “in primo luogo dalle sanzioni imposte alla Russia dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, che impediscono il normale libero scambio di prodotti alimentari, tra cui grano, fertilizzanti e altro”.
Foto: it.depositphotos.com
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