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Sul campo è in corso il riposizionamento nel territorio orientale del paese, i russi ripiegano da Kharkiv

Mosca e Washington non dialogavano, nemmeno telegraficamente, da prima dell’invasione russa in Ucraina, il 18 febbraio, quando tra le due potenze i toni avevano iniziato a scaldarsi sulla possibile entrata di Kiev nella NATO con la possibilità che i russi avrebbero invaso, come poi hanno fatto, il Paese per scongiurare questo rischio. Da quel momento sono trascorsi 79 lunghissimi giorni in cui il gelo, come negli anni della Guerra Fredda, ha insediato gli sforzi diplomatici tra i due Paesi. Il telefono a Mosca squillava sempre invano, ma qualcosa negli ultimi giorni è cambiato e finalmente la cornetta è stata alzata dal ministro della Difesa russo Sergey Shoigu. All'altro capo del filo il capo del Pentagono Lloyd Austin. Un colloquio durato un'oretta, i toni della conversazione freddi, ma pur sempre la ripresa di un canale di comunicazione interrottosi lo scorso 18 febbraio e che l'amministrazione Biden, pressata da molte cancellerie europee, ha auspicato possa restare d'ora in poi aperto. Come del resto ha chiesto nei giorni scorsi anche il presidente del Consiglio Mario Draghi nel corso della sua visita alla Casa Bianca. Ferma la richiesta avanzata a Shoigu dal collega americano: la Russia si deve impegnare "per un cessate il fuoco immediato", ha spiegato il portavoce del Dipartimento alla Difesa John Kirby. Spiegando che la telefonata al momento non è servita a risolvere "nessuno dei gravi problemi" aperti. Tanto più che ad acuire le tensioni e ad ostacolare una de-escalation nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia c'e' la questione dell'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. Con il presidente americano Joe Biden che, quasi in contemporanea col colloquio Austin-Shoigu, dallo Studio Ovale ha chiamato i leader di Helsinki e Stoccolma per garantire il suo sostegno alla "politica delle porte aperte dell'Alleanza Atlantica". E al diritto di Finlandia e Svezia "di decidere il proprio futuro, la propria politica estera e le proprie disposizioni in materia di sicurezza". Sempre sul piano diplomatico, in un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco Olaf Scholz (il primo dal 30 marzo) Vladimir Putin ha respinto le accuse del mondo occidentale di non voler dialogare con il leader ucraino Volodymyr Zelensky. "Le discussioni tra Russia e Ucraina sono state bloccate da Kiev", le sue parole al cancelliere secondo quanto riferito dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Una telefonata in cui Putin è tornato anche a puntare il dito sulle presunte "pesanti violazioni del diritto internazionale da parte dei neo-nazisti ucraini". Da Scholz è invece arrivato l'invito al Cremlino perché si lavori "per arrivare a una tregua il più velocemente possibile". Da Mosca però arriva l'ennesima stoccata anche verso l'Ue, nonostante a Bruxelles non si sia ancora raggiunto un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov non ha nascosto la forte irritazione per la prospettiva di un ingresso di Kiev nella comunità europea: "Ci sono forti dubbi sul fatto che questo desiderio da parte di Kiev sia innocuo", ha affermato, sostenendo che la Ue "si è trasformata da una piattaforma economica costruttiva in un attore aggressivo e militante che ha dichiarato le proprie ambizioni ben oltre il continente europeo". "E' Putin che non vuole fermare la guerra, perché ha obiettivi militari e finché non li raggiunge continuerà a combattere. Lo ha detto a chiunque gli ha parlato", la risposta dell'Alto Rappresentante per la politica estera della Ue, Josep Borrell, a margine del G7 dei ministri degli Esteri svoltosi in Germania, dal quale ha annunciato altri 500 milioni di aiuti per le armi pesanti a Kiev. "Continueremo a supportare militarmente l'Ucraina finché sarà necessario e richiesto", hanno spiegato da Bruxelles. Mentre il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba, ha chiesto di sequestrare gli asset russi per poterli utilizzare nella ricostruzione del suo Paese devastato dal conflitto.

La situazione sul campo
La nuova fase della guerra in Ucraina è già aperta e oggi ha segnato una svolta evidente sul campo e sulla scacchiera diplomatica il dialogo tra Mosca e Washington. Sfumato l'obiettivo di una spedizione lampo sin dalle ore successive all'offensiva del 24 febbraio scorso, si avvia al termine anche la prima fase del conflitto, rivelatasi più cruenta del previsto per gli invasori russi.
Sul campo è in corso il riposizionamento nel territorio orientale del paese: i russi ripiegano da Kharkiv mentre le forze ucraine ne respingono l'avanzata sul fiume Severskij Donets a est di Severodonetsk, nell'area di Lugansk. Prosegue senza sostanziali effetti tattici lo stillicidio missilistico dei russi e l'assedio agli irriducibili nell'acciaieria di Azovstal. Sembrerebbe che, su questo punto, la guerra continuerà ancora per mesi e raggiungerà un punto di svolta, come detto a Sky News il capo dell'intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, entro la metà di agosto concludendosi poi entro la fine dell'anno. "La maggior parte delle azioni di combattimento attive saranno terminate entro la fine di quest'anno", ha dichiarato Budanov promettendo che verrà ripristinato il controllo ucraino "su tutti i territori persi, inclusi Donbass e Crimea".
"L'Europa", ha aggiunto Budanov, "vede la Russia come una grande minaccia e ha paura della sua aggressività. Ma combattiamo la Russia da otto anni e possiamo dire che questa potenza russa altamente pubblicizzata è solo un mito".
Nel frattempo lo stato maggiore delle forze armate ucraine ha reso noto che dall'inizio dell'invasione russa il 24 febbraio scorso l'esercito ucraino ha "ucciso circa 27.200 soldati russi e il nemico ha perso anche 1.218 carri armati, 2.934 veicoli corazzati da combattimento". Secondo Kiev sono anche stati distrutti "551 sistemi di artiglieria, 195 sistemi lanciarazzi multipli, 88 sistemi di difesa antiaerea, 200 aerei, 163 elicotteri, 2.059 autoveicoli e autocisterne, 13 navi/barche, 411 velivoli senza pilota, 42 unità di unità speciali e 95 missili da crociera". Secondo gli ucraini i russi hanno subito le maggiori perdite in direzione di Sloviansk e Bakhmut.

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