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L’ex pm: “E’ dimostrazione che le mafie globali costituiscono ancora l'emergenza numero uno in Italia e America Latina”

'Io non ho conosciuto personalmente Marcelo Pecci, ma lo conoscevo di fama anche perché qualche anno fa partecipammo, seppur in giornate diverse, allo stesso convegno-seminario in America Latina sulla lotta al narcotraffico. Avendo lavorato per anni in America Latina conosco l'efferatezza dei narcos colombiani e messicani, in collegamento anche con le mafie italiane. Il tutto a dimostrazione che le mafie globali costituiscono ancora oggi l'emergenza numero uno e che non bisogna mai abbassare la guardia né in America Latina né in Italia. Mentre da noi si alimenta l'illusione che la mafia è stata sconfitta o confinata nei suoi territori di origine". A dirlo all'Adnkronos è l'ex Procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, oggi avvocato, che per qualche tempo ha lavorato in Sudamerica, commentando il tragico assassinio del procuratore antidroga paraguayano Marcelo Pecci, ucciso qualche giorno fa in Colombia dove trascorreva la sua luna di miele con la moglie. Ingroia ha evidenziato le illogicità che hanno riguardato il caso Pecci in merito al fatto che non fosse per nulla scortato, riportando, sul punto, la sua vicenda in cui, proprio in questi giorni, gli è stata assegnata, su decisione del Tar, la protezione solo in Sicilia e non su tutto il territorio nazionale “come se la mafia fosse confinata in Sicilia”. "La domanda quindi sorge spontanea per Pecci: come mai non era protetto anche se lontano dalla sua sede di lavoro?", ha concluso l’ex magistrato.

Progressi delle indagini sull’omicidio

Nel frattempo il direttore della polizia nazionale colombiana, generale Jorge Vargas, ha assicurato che, grazie anche all'annuncio di una taglia di due miliardi di pesos (oltre 460.000 euro) annunciata ieri, si stanno “ottenendo rapidi progressi nelle indagini riguardanti gli autori dell'assassinio del pm antidroga Marcelo Pecci, avvenuto martedì su un'isola al largo di Cartagena de Indias”. L'alto ufficiale ha indicato che su richiesta del presidente Ivan Duque ha assunto personalmente il coordinamento delle indagini realizzate da un team misto di magistrati e agenti colombiani e paraguaiani. Dall'autopsia del cadavere del magistrato è emerso che la morte, pressoché immediata, è stata provocata da tre proiettili calibro nove, uno alla testa e due al corpo. Per il momento gli inquirenti hanno ricostruito i movimenti dei due sicari (di uno di loro esiste l'identikit) che si sono avvicinati alla spiaggia a bordo di una moto d'acqua, e stanno ora esaminando elementi forniti da persone anonime interessate alla ricompensa offerta dal governo colombiano. Alle indagini, si è appreso, stanno contribuendo anche gli Stati Uniti che hanno fatto pervenire informazioni raccolte dalla Cia e dalla Dea nelle carceri statunitensi dove sono detenuti numerosi narcotrafficanti. Inoltre, ha reso noto il ministro degli interni paraguaiano Federico Gonzalez, che ieri è giunta ad Asuncion una delegazione Usa di agenti che collaborerà nell'identificazione ed il consolidamento della pista investigativa che può portare agli autori del crimine. Per il momento l'ipotesi principale riguarda persone o organizzazioni che possano essere state colpite dalla partecipazione di Pecci all'operazione 'A ultranza PY', svoltasi in febbraio in Paraguay durante la quale sono stati compiuti arresti e sequestri di beni legati alla mafia internazionale, legata al Comando Vermelho brasiliano e alla 'Ndrangheta calabrese.

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