Il fratello del giudice assassinato: "A trent'anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati per mafia"
"Viene davvero da pensare che Paolo Borsellino e Giovanni Falcone abbiano sacrificato la propria vita per un Paese che non lo meritava. Purtroppo al peggio non c'è mai fine. Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni in Sicilia è quanto non ci si doveva e poteva aspettare". Così ha detto all'AdnkronosSalvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso insieme agli agenti della scorta il 19 luglio 1992 in via D'Amelio, a Palermo.
Il suo duro atto di accusa si accosta alle parole pronunciate ieri da Alfredo Morvillo, fratello di Francesca Morvillo, magistrato e moglie di Giovanni Falcone, assassinata dal tritolo dei boss 30 anni fa nella strage di Capaci assieme al marito.
"A trent'anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati per mafia", aveva detto Alfredo partecipando alla presentazione del libro 'Francesca. Storia di un amore in tempo di guerra' di Felice Cavallaro.
Salvatore ha raccolto queste parole: "Purtroppo non posso che essere d'accordo - ha detto - Alfredo Morvillo utilizza toni pacati nella sua denuncia, ma dice cose vere e lo fa con forza". Il riferimento è alla campagna elettorale per le amministrative di Palermo e al ritorno al centro delle cronache politiche nelle ultime settimane di Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro. Entrambi hanno avuto delle vicende giudiziarie legate a Cosa Nostra. L'ex presidente della Regione siciliana dopo aver scontato una condanna per favoreggiamento a Cosa nostra, ha rifondato la 'Nuova Dc', partito che sostiene nella corsa a Palazzo delle Aquile il candidato sindaco del centrodestra, Roberto Lagalla.
Mentre Marcello Dell'Utri, cofondatore di Forza Italia, era stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Condanna finita di scontare nel 2019.
"È assurdo che due persone con condanne per mafia possano fare da grandi elettori per le elezioni siciliane - ha sottolineato il fondatore del movimento delle Agende rosse - Ancora di più che i candidati appoggiati non si dissocino in nessun modo da questo sostegno, finendo anzi per accettarlo e, in qualche caso, per ricercarlo". Insomma, avverte Salvatore Borsellino, "il problema non è Cuffaro", anche perché "nel nostro Paese esiste il diritto all'oblio", ma chi accetta il suo appoggio. "Lui è padrone di fare ciò che vuole, ha pagato il suo debito con la giustizia. Il problema è chi accetta l'appoggio di una persona dalla quale per i suoi trascorsi giudiziari dovrebbe invece assolutamente prendere le distanze". E' un tema di "opportunità morale", ha ribadito. "Esiste qualcosa che è al sopra delle leggi: l'etica e la morale, anche se in Italia non so ancora quanto esistano e che peso abbiano". Ma "non c'è da aspettarsi molto in un Paese in cui un condannato per frode fiscale, indagato dalla Procura di Firenze per cose ancora più gravi, ha potuto ipotizzare di candidarsi alla Presidenza della Repubblica tenendo in sospeso per mesi le trattative con la sua ingombrante presenza".
Ancora una volta, a 30 anni dalle stragi, il fratello di Paolo Borsellino, ha fatto sapere che non parteciperà alle cerimonie in programma il 23 maggio. "Mio fratello è stato ucciso il 19 luglio. Queste unificazioni di anniversari, forse per lavarsi la coscienza più in fretta, non le ho mai accettate e continuerò a non accettarle". Il 23 maggio non sarà all'Aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. "Non ci sono mai stato e non farò un'eccezione quest'anno. Le manifestazioni istituzionali non mi interessano", dice Salvatore Borsellino, per il quale quelle stesse "Istituzioni che ancora non sono state capaci a 30 anni di distanza di dare verità e giustizia dovrebbero evitare di presenziare a cerimonie in ricordo di servitori dello Stato che per fare fino all'ultimo il loro dovere hanno sacrificato la loro vita". L'invito, allora, è "a non fare passerelle". In via D'Amelio il 19 luglio non ci saranno palchi e interventi. "Poiché in questo 30ennale delle stragi si scateneranno i megafoni della retorica e parlerà anche chi, come disse mio fratello tanti anni fa, ha perso il diritto di parlare, quest'anno faremo una manifestazione all'insegna del silenzio. La chiameremo 'La voce del silenzio'. Non ci saranno né palchi né dibattiti, perché ai megafoni della retorica vogliamo rispondere con il silenzio". Su una semplice pedana allestita là dove il tritolo di Cosa nostra spezzò le vite del giudice Paolo Borsellino e dei suoi 'angeli' si esibirà il violoncellista Luca Franzetti. "Eseguirà le sei Suites per violoncello di Bach, in particolare la numero 2, ispirata alla rabbia, e la 3 all'amore: i due sentimenti che mi hanno tenuto in piedi in questi 30 anni", ha concluso Salvatore Borsellino.
Fonte: AndKronos
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