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Tutta la storia che avete raccontato parte da Yalta. Non solo quella di tutte le stragi in Italia, ma anche di tutte quelle internazionali; non c’è un caso Moro o Ustica o Portella della Ginestra. C’è un disegno di un governo del mondo che vuole ridurci in schiavitù, anche dal punto di vista cerebrale. Per questo motivo è quasi impossibile controllare e arrivare a documenti”. Così Maria Fida Moro, figlia dello statista Aldo Moro trovato morto in Via Caetani a Roma il 9 maggio del 1978, aveva detto al Senato durante la presentazione del libro 'La Bestia' di Carlo Palermo nel 2019. A quasi mezzo secolo dalla scomparsa del Presidente Moro, quello che ci hanno consegnato  3 Commissioni parlamentari d’inchiesta, 5 processi, e numerose inchieste giudiziarie collaterali, sono ancora delle verità parziali.
Non ci sono prove sufficienti per affermare senza riserve che l’onorevole Aldo Moro è stato ucciso e/o voluto morto dai terroristi delle Brigate Rosse, da una parte deviata di Stato italiano che custodiva un’alleanza perversa e diabolica con i terroristi, spalleggiato dai servizi segreti (in testa Cia e Kgb), mafia siculo-americana, ‘Ndrangheta, poteri occulti del Vaticano, massoneria e superpotenze internazionali, come Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica.
Ma 'Per Amore della Verità' è doveroso continuare a ricordare e cercare le risposte. E nel farlo riproponiamo qui in seguito l'intervista fatta da Aaron Pettinari in esclusiva per ANTIMAFIADuemila a Maria Fida Moro.





Maria Fida Moro: ''Per amore alla verità''

Intervista esclusiva alla figlia del grande statista assassinato dallo Stato e dalle Brigate Rosse


Questa non è una semplice intervista. Non è una semplice esclusiva che Maria Fida Moro ci ha rilasciato con amicizia e amore. La video-intervista che vi presentiamo è molto di più. È una dichiarazione di verità eterna. Quella di una figlia e di un nipote, Luca Moro. La storia di anni di ricerche infinite e di sofferenze inaudite.

Una verità, appunto, per la quale noi ci siamo resi mero “strumento” affinché potesse essere conosciuta da quante più persone possibili. Perché oggi, a distanza di quasi mezzo secolo e dopo 3 Commissioni parlamentari d’inchiesta sul Caso Moro, 5 processi e numerose inchieste giudiziarie collaterali, sono ancora troppe le domande disattese sulla strage di Via Fani.

Ed è proprio per questo bisogno impellente di gridare un messaggio, una verità, una storia, che noi giornalisti e ricercatori pubblichiamo questa intervista nella sua quasi totalità d’esposizione.

43 anni sono passati ma va ancora fatta luce su numerose circostanze del delitto dell’onorevole Aldo Moro. Restano ancora domande sul rapimento, sulla prigionia e anche sull’esecuzione - ricca di simbologie massoniche - del presidente della Democrazia Cristiana.





I riscontri sin ora ottenuti grazie alle inchieste, però, sono sufficienti per provare che l’onorevole Aldo Moro è stato ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse e da una parte di Stato italiano che custodiva un’alleanza perversa e diabolica con i terroristi. Il tutto con il benestare di una commistione internazionale tra Br, parti deviate dello Stato italiano, servizi segreti (in testa Cia e Kgb), mafia siculo-americana, ‘Ndrangheta, poteri occulti del Vaticano, massoneria e superpotenze internazionali del calibro degli Stati Uniti d’America i quali hanno dato il loro beneplacito alla condanna a morte dell’onorevole Moro.

Un’azione perfetta compiuta al “momento giusto” in modo tale da deviare per sempre il corso degli eventi, così come si evince analizzando la scelta dell’obiettivo, le modalità di realizzazione, la scenografia, i personaggi principali e le comparse. È il delitto politico più importante del Novecento italiano. Il paradigma e l’archetipo della destabilizzazione di un Paese democratico e della sua balcanizzazione.

È, infine, il referto clinico di un Paese in cui ad ogni azione sovversiva ha corrisposto una chirurgica macchina depistatrice come strumento maestro per il mantenimento di un nuovo “status quo”.

Foto © Imagoeconomica

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