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Nuova Risoluzione ONU richiede di motivare i veti del Consiglio di Sicurezza

Tensione in Transnistria dopo gli attacchi dei giorni scorsi in cui, stando alle dichiarazioni del ministero della Sicurezza stradale di Tiraspol, le antenne del centro di trasmissione radio e una base militare sono state colpiti da alcune granate il 25 e il 26 aprile. Non ci sarebbero vittime. Ma piovono accuse da più fronti: il governo di Tiraspol, punta il dito su Kiev, mentre per il governo ucraino sarebbero stati i russi a creare una false flag per prendersi la regione separatista, che già nel 2014 aveva chiesto l’annessione alla Russia, sul modello Crimea. Per la Moldavia, però, che non ha mai riconosciuto l’indipendenza della regione separatista, “è fondamentale mantenere la pace”.

Sale la tensione in Transnistria
Il timore è che ora la guerra in ucraina rischia di estendersi anche alla repubblica separatista della Transnistria.
La regione si autoproclamò indipendente dalla Moldavia nel 1990 e dopo il conflitto del 1992 venne mantenuta la pace tramite un contingente di 1500 militari russi nella zona. La Transnistria non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale, ma con gli attacchi degli ultimi giorni la questione sembra ritornare in auge.
Il Cremlino, dal canto suo, teme delle provocazioni o addirittura altri esempi di persecuzioni ai danni della popolazione russofona locale. Per il deputato russo Andrei Rudenko “si vorrebbe evitare uno scenario che richiederebbe un intervento in Transnistria”, che ovviamente allargherebbe il conflitto alla Moldavia e come ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, “il rischio terza guerra mondiale è reale”.
La Moldavia, Stato da cui la regione separatista si è distaccata più di 30 anni fa, non vorrebbe essere coinvolta nella guerra. “E’ fondamentale mantenere la pace in Moldavia”, ha detto la Presidente moldava, Maia Sandu, “il conflitto transnistriano” si può risolvere “esclusivamente con mezzi politici, attraverso negoziati” e ha infine condannato qualsiasi tentativo di destabilizzare la regione. La Moldavia ha fatto da poco richiesta per entrare nell’UE, adesione a cui la Transnistria non vuole partecipare.
Intanto il Cremlino avrebbe confermato l’intenzione di organizzare referendum il 14 e il 15 maggio per le regioni di Kherson, Lugansk e Donetsk. L’obiettivo sarebbe quello di annettere alla Federazione Russa le regioni ucraine occupate.
I piani di Mosca sembrano far intendere la volontà di conquistare l’intera Ucraina meridionale, con sbocco sul Mar Nero, probabilmente fino alla Transnistria, inglobando così anche Odessa. Ma anche le regioni ucraine dell’Est potrebbero passare sotto l’amministrazione russa.

Nuova risoluzione ONU: i veti saranno motivati
E’ indubbio che gli eventi a cui stiamo assistendo siano epocali. L’Assemblea generale dell’ONU ha approvato una risoluzione non vincolante con cui si richiede di motivare ogni decisione di veto sulle future risoluzioni proposte dal Consiglio di Sicurezza. Solo i cinque membri permanenti del Consiglio hanno la facoltà di porre il veto, annullando di fatto le proposte avanzate. Chi pone il veto dovrà “pagare un prezzo politico più alto”, che si traduce semplicemente nel motivare la sua decisione di fronte all’Assemblea generale, convocata in sessione straordinaria, entro dieci giorni, al fine di “avviare un dibattito sulla questione in merito”. Si vorrebbe così smorzare in qualche misura l’uso del potere di veto dei cinque Paesi vincitori della Seconda guerra mondiale (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia). Ma il monito, soprattutto adesso con la guerra in Ucraina, è chiaramente rivolto a Russia e Cina, che però, è bene ricordare, non sono i soli ad opporsi alle risoluzioni. Anche gli Stati Uniti d’America e gli alleati occidentali hanno grossi interessi in ballo e lo si è visto sulla questione del Donbass dove è avvenuta una pulizia etnica contro la popolazione a maggioranza russa, ma che la comunità internazionale (leggi occidentale) non ha mai riconosciuto. L’invasione russa sicuramente viola il diritto internazionale, ma la cosa strana è che la condanna della comunità internazionale occidentale contro Putin stride con l’indifferenza internazionale mostrata quando ad invadere e bombardare erano gli Stati Uniti d’America, nessuno di questi governi perbenisti, che hanno ‘a cuore’ il diritto internazionale, aveva protestato. Serbia, Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, quelle erano probabilmente tutte guerre legittime agli occhi dell’Occidente.

Sono in arrivo carri armati, elicotteri e jet per Kiev
E mentre si parla di pace e giustizia internazionale, non smettono di arrivare armi a Kiev. La Gran Bretagna vorrebbe inviare propri jet ai Paesi dell’Est Europa sostituendo quelli di epoca sovietica che verrebbero mandati all’esercito ucraino. Le forniture andrebbero ad aggiungersi ai veicoli corazzati dotati di lanciamissili. Gli USA manderanno all’Ucraina elicotteri russi, cosa che ha sollevato le proteste della Federazione Russa, siccome i velivoli erano stati acquistati nel 2011 esclusivamente per la guerra in Afghanistan. Poi, su pressione degli USA, ha ceduto anche la Germania, che ha approvato la consegna di 50 carri armati Gepard a Kiev, abbandonando la prudenza finora adottata dal governo di Olaf Scholz che aveva precedentemente detto di voler “fare di tutto per evitare la terza guerra mondiale”. I carri armati tedeschi sono stati dismessi dalla Bundeswehr (l‘esercito tedesco), come riportato dal Süddeutsche Zeitung. La Svizzera, Paese produttore, si è opposta all’invio delle munizioni per il Gepard, tanto che le munizioni verranno prodotte dal Brasile e da li inviate poi in Ucraina.
Il conflitto tra Russia e Stati Uniti nella guerra ucraina sta facendo emergere aspetti finora velati. Russia e Cina rivendicano un loro spazio all’interno di una comunità internazionale unipolare a guida statunitense, ma gli USA rimangono fermi nell’impedirlo. Washington sta dettando l’agenda agli alleati europei, costringendoli a non comprare più gas e petrolio dalla Russia e ad aumentare la spesa per armamenti contro un Paese che fino a qualche mese fa era amico e con cui intercorrevano floridi commerci e interessi.
Come se questo non bastasse, si cerca ora di modificare le pratiche consolidate della comunità internazionale, ne è un esempio la nuova risoluzione dell’ONU, e si usano concetti come l’autodeterminazione dei popoli e il nazionalismo a propria discrezione quando fa comodo.

Foto: it.depositphotos.com

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