Washington e Mosca testano le loro forze missilistiche. Scholtz “Faccio di tutto per evitare la terza guerra mondiale”
“È essenziale addestrare e praticare costantemente le procedure coordinando i processi IAMD (Integrated Air and Missile Defence) tra gli alleati per ottimizzare la coesione degli alleati e migliorare la prontezza”. Questo si legge nella nota pubblicata dalla Nato in merito alle esercitazioni tenutesi in Slovacchia dal 19 al 21, per testare i sistemi di difesa missilistica statunitensi “Patriot”.
Progettato per intercettare missili balistici prima che colpiscano i bersagli previsti, il Patriot è uno dei più avanzati sistemi di difesa aerea al mondo: può comprendere fino a otto stazioni mobili di lancio, ognuna dotata di quattro missili e può essere gestito da un centro di controllo mobile che integra avvistamento e tracciamento radar, identificazione e guida missilistica.
Nel mentre la Russia testava giovedì testava il missile Sarmat, detto anche “Satana 2”:“il primo di una serie programmata e una volta che il piano sarà completato, il sistema missilistico Sarmat entrerà in servizio nelle Forze missilistiche strategiche” ha affermato il Cremlino.
In 15 minuti il missile ha percorso ben 5.450 chilometri per colpire il poligono di Kura Missile Test Range, nella regione della Kamchatka, in Estremo Oriente. Potenzialmente è in grado di scatenare dodici grandi testate termonucleari con una resa esplosiva fino a 750 kilotoni, può trasportare anche il nuovo veicolo di planata ipersonico (Hgv) Avangard, la cui alta velocità e la bassa traiettoria lo renderebbe immune all’intercettazione del sistema di scudi Thaad americano. Con una portata di oltre 18mila chilometri, il Sarmat può effettuare un volo circumterrestre e colpire obiettivi dall’altra parte del pianeta da direzioni impreviste entro un’ora ed è in grado di distruggere un paese intero come la Francia.
Prove di forza che avvengono mentre il conflitto in Ucraina si intensifica sempre più e l’occidente persegue l’apocalittica strategia di abbandonare ogni possibilità di apertura al dialogo inviando armamenti sempre più sofisticati e strategicamente rilevanti per le sorti del conflitto.
Giovedì, il presidente Biden ha annunciato altri 1,3 miliardi di dollari di aiuti per l'Ucraina e di questo importo, ben 800 milioni di dollari saranno destinati ad un nuovo pacchetto di armamenti e 500 milioni di dollari andranno direttamente al governo ucraino per l'assistenza economica.
Tra gli aiuti militari spiccano gli elicotteri Mi-17, 72 obici da 155 millimetri con relativi veicoli tattici, 144 mila colpi d’artiglieria, 121 droni tattici Phoenix, equipaggiamento da campo e ricambi.
Secondo il Pentagono, nel pacchetto sarebbero inclusi anche 121 nuovi droni sviluppato dalle forze armate ucraine, noti come Phoenix Ghost.
Un dispositivo che è stato “rapidamente sviluppati dall'Air Force in risposta specificamente alle esigenze ucraine", ha affermato il portavoce del Pentagono John Kirby ai giornalisti, che senza fornire dettagli ulteriori, lo ha paragonato per capacità, ai droni Switchblade che gli Stati Uniti hanno dato a Kiev.
Gli Switchblade, di cui gli Stati Uniti avrebbero fornito 700 unità all’Ucraina a partire dal 24 febbraio, sono piccoli droni che vengono lanciati da un tubo, conosciuti come "droni kamikaze", poichè detonano e possono essere usati solo una volta.
Una manna dal cielo per l’industria degli armamenti. Dal 24 febbraio, giorno dell'invasione russa, e il 28 marzo, il valore delle azioni di Lockheed Martin, il principale produttore di armi al mondo, è aumentato di oltre il 13% e le azioni di Northrop Grumman, hanno guadagnato oltre il 13,4%.
A gennaio, il CEO di Raytheon Greg Hayes, ha affermato che la società potrebbe trarre vantaggio dalle tensioni nell'Europa orientale e in altre parti del mondo.
“Stiamo vedendo, direi, opportunità di vendite internazionali. Non ci resta che guardare alla scorsa settimana dove abbiamo visto l'attacco dei droni negli Emirati Arabi Uniti, che hanno attaccato alcune delle loro altre strutture. E, naturalmente, le tensioni nell'Europa orientale, le tensioni nel Mar Cinese Meridionale, tutte queste cose stanno mettendo sotto pressione alcune delle spese per la difesa laggiù. Quindi mi aspetto pienamente che ne vedremo dei benefici", ha affermato Hayes, celando l’identità dei veri vincitori di questo conflitto.
Intanto Londra, che secondo il Times vedrebbe dispiegato il leggendario corpo di élite britannico Sas (Special Air Service) ad Obolon per addestrare i militari ucraini, metterà a disposizione i lanciamissili corazzati Stormer, equipaggiati con i supertecnologici missili Starstreak. Dotati di un’accelerazione estrema, compresa tra Mach 3 e Mach 4, praticamente tre volte la velocità del suono, sono in grado di percorrere una distanza di 3 chilometri in appena tre secondi e mezzo. Sono stati in grado di abbattere un elicottero russo Mi-28N nella regione di Lugansk ad inizio aprile e potrebbero dunque costituire un grosso grattacapo per le forze aeree russe.
Sul campo di battaglia, mentre il 21 aprile il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato di annullare l'assalto alla zona industriale dell'Azovstal a Mariupol, dove risiede l’ultima sacca di resistenza del battaglione Azov, le truppe della Russia e delle repubbliche popolari del Donbass continuano ad avanzare. Come riportato il 21 aprile dal Ministero della Difesa della Federazione Russa, i reparti d’assalto hanno conquistato l'insediamento di Kremennaya e continuano a colpire obiettivi militari in prima linea e nelle retrovie: durante la nottata di ieri sarebbero stati compiuti oltre 1450 attacchi su obbiettivi militari in Ucraina e solo nelle regioni di Cherkassky e Aleksandrovka, e sarebbe stata confermata l’eliminazione di 120 soldati ucraini, nonché di oltre 30 veicoli blindati.
La Russia non si fermerà mai nel perseguimento dei suoi obiettivi; lo ha ribadito l'alto funzionario del ministero degli Esteri russo Alexey Polishchuk all'agenzia di stampa Tass: “L’operazione militare speciale terminerà quando i suoi compiti saranno assolti. Tra questi ci sono la protezione della popolazione pacifica del Donbass, la smilitarizzazione e la denazificazione dell'Ucraina, nonché l'eliminazione delle minacce alla Russia provenienti dal territorio ucraino a causa della sua presa da parte di paesi Nato" ha affermato.
Sembrano veritiere in questo senso le parole di Olga Skabeyeva, presentatrice di Rossiya 1, tv di stato vicina a Putin: “quella in cui siamo sfociati può essere tranquillamente chiamata terza guerra mondiale. Questo è assolutamente certo...Ora stiamo decisamente combattendo contro l'infrastruttura della Nato, se non la stessa Nato. Dobbiamo riconoscerlo”. Parole che riflettono la gravità della situazione, ovvero quella di uno scontro orami sempre più diretto tra l’Alleanza Atlantica e la Federazione Russa. Riusciranno a realizzare in tempo le cancellerie europee, l’opinione pubblica, i capi di stato che perpetrare un simile conflitto non avrà né vincitori né vinti? Sembra al momento lo abbiamo capito la Francia e la Germania, che iniziano a smarcarsi dalla linea dell’invio delle armi ad oltranza e delle sanzioni autodistruttive. Olaf Scholz, il cancelliere tedesco, prendendo parola per spiegare la cautela di Berlino sulla consegna delle armi pesanti a Kiev ha detto: “Io faccio di tutto per evitare un'escalation, che possa condurre a una terza guerra mondiale. Non deve esserci una guerra nucleare".
(Prima pubblicazione: 23 Aprile 2022)
Foto: it.depositphotos.com
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