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L’esercito di Mosca avanza nel Donbass, ieri l’ultimatum alle forze ucraine mentre continuano gli aiuti militari occidentali a Kiev. 5 milioni di profughi da inizio conflitto

Mariupol è caduta in mano russa. L’esercito russo ha il “controllo della città di Mariupol”. Lo ha annunciato il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu riferendo che intanto 142 mila civili sono stati evacuati dalla città.
Al momento rimane l’assedio all’acciaieria Azovstal, dove si nascondono le milizie nazionaliste ucraine che ieri hanno avuto l’ultimatum dal Cremlino per arrendersi e deporre le armi, ma il presidente russo Vladimir Putin ha fermato l’intervento finale delle truppe russo-cecene volto a neutralizzare i rimanenti 2 mila militari ucraini asserragliati nell’impianto. Dentro, oltre ai militari, ci sarebbero anche i civili che verrebbero usati come “scudi umani” dal battaglione Azov, accusa il Cremlino. Restano ancora pochi militari ucraini nel complesso. Sempre il ministro della difesa russo ha affermato che su 8 mila tra soldati ucraini e mercenari stranieri presenti inizialmente in città, 4 mila sono stati eliminati, mentre 1.478 si sono arresi. E Putin esulta ritenendo “la liberazione di Mariupol un successo”.
I russi, per prendere la città portuale, hanno schierato ben 12 mila uomini. Una volta presa la città, il contingente si unirà al resto dell’esercito russo che al momento sta avanzando in profondità nel Donbass. Il Cremlino punta a prendere Sloviansk e Kramatorsk, due città nel cuore della regione russofona e ha intensificato i bombardamenti nell’Est del Paese.
Altro obiettivo di Mosca sarebbe quello di celebrare a Mariupol la parata militare del 9 maggio in memoria della vittoria sovietica contro i nazisti.
E sui mercenari stranieri presenti sia a Mariupol che nel resto del Paese interviene anche l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, “per noi i mercenari non sono volontari. Non sono combattenti legittimi e non sono coperti dalle Convenzioni di Ginevra”, siccome sono “assassini professionisti”, molti dei quali simpatizzano per l’“ideologia nazista”.


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L'ex presidente russo, Dmitry Medvedev by it.depositphotos.com


Dialogo a intermittenza
Nel frattempo, ieri Mosca ha consegnato a Kiev le proposte relative ai negoziati. Ora il documento è al vaglio del governo ucraino, come riferito dal capo dell’ufficio presidenziale di Kiev, Mykhailo Podolyak. Ma dal lato russo c’è diffidenza, “non c’è fiducia in queste persone”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, secondo la Tass. Riguardo ai negoziati la Zakharova ha spiegato che la delegazione ucraina “a volte partecipa, a volte no” e sembrerebbe che il governo di Kiev “non è indipendente, ma controllato”, oltre al fatto che “i negoziati sono usati come diversivo” per prendere tempo. E il ministero degli Esteri di Mosca, Sergej Lavrov, chiede a Kiev di “cominciare a cercare accordi realistici” per i negoziati, evitando le richieste impossibili. In tutto questo sono i civili a pagare il prezzo più alto dell’empasse politico per la risoluzione del conflitto.
L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHCHR) ha fornito i dati sulle vittime civili di questa guerra che imperversa già da due mesi in Ucraina riportando 2.104 morti e 2.862 feriti. I profughi che si stanno riversando nei Paesi confinanti hanno raggiunto i 5 milioni. La maggioranza si è rifugiata in Polonia, 2 milioni e 700 mila. 500 mila sono andati in Russia, infatti nell’Ucraina dell’Est la popolazione è principalmente di etnia russa. In Ungheria, Moldavia e Romania sono ospitati circa un milione e 200 mila civili ucraini. La Bielorussia ne ospita circa 23 mila. La Presidenza del Consiglio dei ministri ha reso noto che i rifugiati ucraini giunti in Italia sono 97.912, di cui 35.467 sono minori.
Mentre la popolazione civile viene colpita quotidianamente dalla guerra, al G20 va in scena una nuova dimostrazione di rottura del dialogo. Durante il discorso del ministro delle finanze russo, Anton Siluanov, vari ministri delle finanze e governatori delle banche centrali hanno abbandonato la sala in segno di dissenso. Tra questi anche il segretario al Tesoro americano Janet Yellen e il Commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni che ha poi ribadito la “forte condanna dell’Ue all’aggressione militare della Russia”.
La Commissione europea sta pensando ad un sesto pacchetto di sanzioni contro la Federazione Russa, inserendovi questa volta anche  il petrolio. Misura precedentemente osteggiata da Germania e Austria.


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Charles Michel, presidente del consiglio europeo, Volodymyr Zelensky, presidente dell'Ucraina © Imagoeconomica


Le mosse delle parti in causa
Continuano intanto i colloqui bilaterali dei delegati occidentali con il governo Zelensky. Oggi è il turno del Primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e di quello danese Mette Frederiksen. Ieri è toccato al Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel che ha detto “noi vogliamo la vittoria dell’Ucraina e siamo determinati a fare di tutto per sostenere Kiev” e “Putin non riuscirà a distruggere la sovranità dell’Ucraina […] prima o poi colpiremo anche il petrolio e il gas russi”. Intanto “entro giugno” è previsto il parere dell’UE sull’adesione dell’Ucraina.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky incalza e chiede “all’Europa di includere l’embargo al petrolio nel sesto pacchetto di sanzioni”.
Non molla nemmeno la macchina propagandistica e bellica americana. Secondo la Casa Bianca, il Presidente statunitense, Joe Biden, è inorridito e rattristato “per il popolo ucraino, le famiglie, i bambini, i civili innocenti a rischio”. Sempre Biden però ha appena annunciato che “armi e munizioni arriveranno ogni giorno” in Ucraina. Ma l’aiuto di Washington non si ferma qui. Le forze armate statunitensi starebbero ora addestrando l’esercito ucraino per l'impiego degli obici Howitzer forniti dagli USA.
Nel mentre, l’esercito russo ha testato il Sarmat, un nuovo missile balistico intercontinentale, che può “penetrare ogni sistema di difesa missilistica esistente o futura” ha detto il ministero della Difesa russo, e il test “farà riflettere coloro che stanno minacciando la Russia”. Il missile, partito da una zona vicino Mosca, ha colpito un bersaglio in Kamchatka, regione russa sul Pacifico.
Aumenta, giorno dopo giorno, l’incongruenza del mondo occidentale che parla di pace e fomenta la guerra con armi, addestratori e mercenari. Ma il paradosso dell’Occidente sta raggiungendo il suo apice proprio in questo momento: si accusa la Russia per la guerra in Ucraina, ma non si dice nulla sui bombardamenti di Israele nella Striscia di Gaza di queste ore. Una pulizia etnica che va avanti da più di 70 anni nell’indifferenza quasi totale della comunità internazionale.

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