11 anni fa un gruppo di Salafiti rapiva e uccideva Arrigoni che dava fastidio agli israeliani
Il 15 aprile del 2011 moriva a Gaza Vittorio Arrigoni, VIK, giornalista, scrittore, blogger e attivista per i diritti umani (tra i suoi lavori più famosi la testimonianza giornalistica sull’offensiva israeliana denominata ‘Piombo fuso’: sarà l’unico cronista italiano sul campo a testimoniare tutto). Moriva seviziato, bendato e filmato. L’autopsia confermerà la morte per strangolamento. Vittorio denunciava i soprusi del governo israeliano sulla popolazione civile di Gaza alla quale il giovane di Bulciago dedicava cuore e anima. Per questo Arrigoni era un personaggio scomodo. Il 14 aprile venne rapito a Gaza da un gruppo terroristico che si dichiarò jihadista salafita. Da allora resta ancora oscuro il motivo del suo rapimento sebbene nel 2012 la Corte militare di Gaza abbia individuato quattro responsabili.
“Io che non credo alla guerra - diceva poco prima di essere ucciso - non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera. Semmai vorrei essere ricordato per i miei sogni. Dovessi un giorno morire, fra cent’anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto quello che diceva Nelson Mandela: 'Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare'”. In questo video, il gruppo dei Giovani Palestinesi d’Italia, in collaborazione con il movimento Our Voice, intervista Egidia Beretta, madre di Vittorio. Un’intervista che riteniamo di riproporre a 11 anni dall’omicidio dell’attivista.
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