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Il legale Antonio Ingroia ha presentato opposizione il 23 marzo

La Procura di Caltanissetta, dopo quella di Palermo, ha chiesto di archiviare il caso sulla comparsa del notebook e delle due pen drive, con dentro atti d’indagine segreti anche sul super latitante Matteo Messina Denaro, spariti dall’ufficio della ex magistrata Teresa Principato quando era in servizio alla Dda di Palermo. Ad opporsi alla richiesta l’avvocato Antonio Ingroia, già pm della Trattativa Stato-mafia e difensore del finanziere Calogero Pulici, all’epoca in servizio nell’ufficio di Principato.
Era nella stanza del magistrato che, così aveva denunciato Pulici, erano sparite “un computer portatile da 10 pollici” e “due pendrive da 1 giga ciascuna”. Dentro c’era “tutta l’attività di indagine espletata dall’ufficio”. Dichiarazioni di collaboratori, informative su Messina Denaro e sulla rete dei suoi possibili fiancheggiatori. I fatti risalgono a sette anni fa, 2015, quando Pulici aveva appreso della scomparsa del materiale dall’ufficio e in seguito aveva redatto una relazione di servizio.
La Procura di Palermo aveva aperto poi un fascicolo per “fatti non costituenti notizia di reato” e l’indagine era stata chiusa a gennaio 2021. In parallelo, il finanziere e la pm erano finiti sotto processo a Caltanissetta per accesso abusivo al sistema informatico. Entrambi assolti. Lo scorso agosto, Pulici aveva presentato un secondo esposto, stavolta a Caltanissetta. I pm avevano iniziato ad indagare per abuso d’ufficio e dopo pochi mesi aveva chiesto l'archiviazione.
Nell’atto di opposizione, presentato il 23 marzo scorso, Ingroia ha ritenuto che la “sintetica motivazione” sia “evidentemente fondata su un totale fraintendimento della stessa denunzia”.
Inoltre il legale ha segnalato alcune incongruenze.
La prima riguarda l’articolo 323 e cioè l’abuso d’ufficio perché il reato denunciato è furto e non un eventuale abuso commesso da qualche magistrato. Secondo punto dell’opposizione: la richiesta di archiviazione sarebbe inammissibile “in quanto il pm avrebbe dovuto iscrivere come persona offesa anche il magistrato Maria Teresa Principato, che certamente avrebbe dovuto essere sentita”. Terzo punto: la scelta, che Ingroia definisce “davvero incomprensibile” della Procura di Palermo, di “iscrivere la prima, originaria, segnalazione del furto da parte del Pulici nel registro delle ‘non-notizie di reato’, per poi archiviare senza svolgere alcuna indagine, e quindi senza informare né il gip di Palermo (trattandosi di archiviazione ‘amministrativa’ e non giurisdizionale), né la Procura di Caltanissetta”. Una scelta che “di fatto, ha reso più difficili ma non impossibili le indagini”.
Ingroia ora chiede che vengano ascoltati oltre a Pulici e alla pm, anche Francesco Petruzzella (ex responsabile del settore informatico della Procura di Palermo), il colonnello della Gdf, Francesco Mazzotta, e l’assistente giudiziario Maria Grazia Palumbo. Il legale inoltre ha denunciato “il mancato espletamento di atti di indagine finalizzati ad assicurare le fonti di prova”. E richiama un ammonimento della Corte europea per i diritti dell’uomo, secondo cui “il semplice passare del tempo può nuocere all’inchiesta, ma anche compromettere definitivamente le possibilità che questa sia portata a termine”.  L’ultima parola ora spetta al giudice per le indagini preliminari.

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