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Le note di "Hallelujah" eseguite con la tromba mentre una città si stringe in cerchio attorno alla famiglia. Quelle di "My Way" per accompagnarla verso l'ultimo viaggio. Le rose sollevate verso il cielo. Le mani di figlie e nipoti poggiate sul feretro. I volti commossi dei presenti. I lunghi applausi. I silenzi. Le parole. La memoria che si fa viva. Sono tante le immagini della cerimonia laica per l'ultimo saluto della città di Palermo alla sua fotografa, Letizia Battaglia.


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In foto: i nipoti di Letizia, Marta e Matteo, le figlie, Shobha, Patrizia e Cinzia, e Vincenzo Agostino


"Vi ringrazio di avere portato qui tutto questo amore in un momento così difficile - ha detto la figlia Shobha, con la voce rotta dalla commozione - Ha sofferto tantissimo. Questa è la sua rinascita, la sua Pasqua, la sua resurrezione. Vedervi qui oggi tutti, con qualcosa di lei nel vostro cuore, è un seme, lasciamolo crescere dentro di noi come una speranza, come una bellezza. La bellezza che lei amava tanto". E poi ancora:
"Averla come madre è stato un privilegio per noi. Oggi io la riconsegno al mondo, perché lei è adesso con tutti noi. Sono stata privilegiata a poter vivere due anni e mezzo così vicino a lei, che anche se soffriva, è stata una maestra, mi ha insegnato tante cose. Mi sento molto ricca in questo momento".
In tanti sono voluti essere presenti a Palazzo delle Aquile, dove ieri è stata allestita la camera ardente.


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E in quel cerchio, fatto di tante anime di "mondi" apparentemente lontani l'uno dagli altri, è stata messa in mostra la vita di Letizia. Dall'impegno civile a quello politico. E' stata ricordata quella sua eterna ricerca della bellezza nell'arte, con la macchina fotografica usata come strumento di espressione.
Perché con la fotografia, come ha ricordato il primo cittadino Leoluca Orlando, esprimeva la "grande voglia di rendere visibile l'invisibile nella sua vita, con i suoi scatti come nella sua attività politica" ma anche "l'innocenza, la malvagità, la vita, la morte e l'amore senza regole e senza limiti per gli ultimi, per gli emarginati".
Siamo in tempi di Pasqua e c'è stato chi in una parola ha espresso, forse, il valore più grande di questa Donna Rivoluzionaria: "Letizia ha lavato i piedi della città di Palermo".
Riuniti accanto ai familiari ci sono tanti amici. Ma anche rappresentanti di quella società civile che crede nella forza dell'Impegno per l'altro.


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"Letizia apparteneva un po' a tutti - ha ricordato Padre Cosimo Scordato, ex parroco del quartiere dell'Albergheria - E tutti abbiamo vissuto esperienze stupende con lei. Letizia non ha bisogno di commenti. Con la sua schiettezza e trasparenza non c'era niente che pensasse e che non era in grado di dire. Lei si affidava alle immagini. Il suo era uno scatto in tutti i sensi. Coglieva i momenti, le tragicità e le sofferenze. Ma il suo era uno 'scatto' non solo fotografico ma anche in avanti. Aveva accettato la sfida della politica: non era una chiacchierona, ma amava fare". E poi ancora: "Avevamo sintonia perché aveva superato quella distinzione tra credente o non credente. Lei diceva: 'Io sono atea. Ma anche Gesù lo è stato. E lo è stato perché ha demolito tutti gli idoli della nostra società. Ed ha solo affermato la fraternità nel rapporto filiale con Dio. In questo senso siamo tutti uniti'". "Anche io mi ritrovo in questa definizione tra credente e non credente - ha aggiunto Padre Cosimo - E mi interessa di più la differenza tra amanti e non amanti. Se ci amiamo allora possiamo discutere e volentieri. Ma se non amiamo ci faremo del male, anche se crediamo non so in che cosa. Se la fede separa, l'amore ci unisce. E in questo Letizia ci ha dato testimonianza, al di là delle appartenenze, di trovarsi verso gli altri".





Tra i presenti anche Vincenzo Agostino, il padre dell'agente di polizia Antonino ammazzato nel 1989 con la moglie incinta Ida Castelluccio. E' lui ad aver restituito l'immagine di una Letizia combattente e "Partigiana". Poi ancora sono intervenuti il direttore del Centro Impastato, Umberto Santino, che ha ricordato la collaborazione e le mostre organizzate insieme; suor Fernanda Monte e Caterina Malizia, da giovane protagonista del celebre scatto "Katia, bambina col pallone", immortalata dalla fotoreporter in uno dei tanti vicoli della Cala nell'estate del 1980 ed esposta proprio nella camera ardente. Letizia Battaglia l'aveva cercata e incontrata dopo quasi 40 anni. Era cominciato così un rapporto di affetto. "Ho perso una cara amica", ha detto commossa Katia prima di andare via commossa e silenziosa. Particolarmente commossa anche Francesco Pantaleone, rappresentante della comunità Lgbt che ha ricordato l'impegno di Letizia nel sostengo verso chi "si sentiva fuori e diverso, facendoci sentire tutti figli, fratelli e sorelle". Negli ultimi momenti della cerimonia si è anche avvicinato l'ex Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato.
Pochi attimi ancora prima dell'ultimo viaggio.


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L'ex Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato



Poi l'uscita da Palazzo delle Aquile accompagnata da "My Way", la celebre canzone di Frank Sinatra, suonata sempre con la tromba.
Un testo, quello della canzone, capace di descrivere l'espressione dell'essere di Letizia Battaglia: "Ho amato, ho riso e pianto. Ho avuto le mie soddisfazioni, anche la mia parte di sconfitte. E ora, mentre le lacrime si placano, trovo tutto così divertente. Pensare che ho fatto tutto ciò, e posso dire, senza timidezza. Io, l’ho fatto a modo mio. Cos’è un uomo, che cosa gli appartiene? Se non se stesso, allora non ha niente. Per dire le cose che davvero sente e non le parole di uno che si inginocchia. La storia mostra che ho preso i miei colpi e l’ho fatto a modo mio. Sì, era la mia strada".
Da Palazzo delle Aquile la bara è partita alla volta di Cosenza, dove il corpo verrà cremato. Le ceneri faranno poi ritorno verso la sua amata Palermo, per essere disperse in mare, così come era suo desiderio. "Così non sarà solo un mare di morti - ha concluso Shobha - ma ricco della luce di Letizia".


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Foto e Video © Emanuele Di Stefano/Jamil El Sadi

Edited by Riccardo Caronia

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