La storica fotografa palermitana che raccontava la vita in bianco e nero
“Io continuo a sognare la bellezza. Per me la bellezza è la giustizia. Non c’è bellezza senza giustizia”. Sono alcune delle parole che Letizia Battaglia ci ha lasciato nel corso del tempo.
Sì, perché Letizia Battaglia, purtroppo, da oggi non c'è più.
Si è spenta ad 87 anni. Da tempo soffriva a causa della malattia, ma non si è mai arresa a quei tanti acciacchi che hanno provato il suo fisico nel corso del tempo.
Era un'amante della bellezza, ricercata in ogni sua forma.
“Sogno che le battaglie intraprese non siano del tutto perdute - aveva gridato qualche anno fa -, che qualcosa verrà… che nasceranno fiori da questi semi che abbiamo buttato nella terra. Sogno di poter vedere un po’ di questa bellezza. Prima di andarmene mi piacerebbe vedere nascere le prime foglioline e siccome 80 anni sono pochi, forse vedrò nascere questi fiorellini, o forse sto vaneggiando perché ancora non è tempo…”.
Per descrivere Letizia Battaglia nella sua totalità non basterebbero mai le parole.
Perché nei suoi occhi si poteva scorgere l'amore, il dolore, la gioia, la disillusione, la felicità e la speranza.
Recentemente raccontava di essere una nonna, una bisnonna, una madre, una donna, una bambina, una fotografa che ha fatto anche teatro e politica.
Il corpo assassinato del presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella, tra le mani di suo fratello Sergio, attuale Presidente della Repubblica © Letizia Battaglia
Parlava con le sue fotografie in bianco e nero. Era una testimone del tempo e con i suoi scatti ha mostrato al mondo cosa era la mafia.
Ha immortalato giudici, poliziotti e uomini delle istituzioni che contro la mafia hanno sacrificato sé stessi come Boris Giuliano, Ninni Cassarà o il Presidente Piersanti Mattarella, in quel celebre scatto in cui il fratello Sergio, oggi Capo dello Stato, lo estrae dall'auto.
Ma ha ritratto anche criminali di grosso calibro come Luciano Liggio e Leoluca Bagarella, che la travolse buttandola a terra. Non aveva paura Letizia Battaglia e in quel momento la fotografa realizzò una delle sue immagini più potenti. Così come potente era il volto della ragazza con il pallone sotto il braccio.
Fotografare era il suo modo per "scuotere le coscienze".
Ho avuto modo di conoscerla. Di scambiare più volte una parola con lei. Di farmi raccontare Palermo e la storia dei martiri.
Ed ogni volta non era facile superare il dolore che si era radicato nell'animo di chi ne aveva viste troppe.
Il giorno dei funerali degli agenti di scorta di Paolo Borsellino c'era anche lei alla Cattedrale di Palermo, assieme alle donne di "Mezzocelo" ed ai migliaia di palermitani che ruppero i blocchi delle forze dell'ordine per entrare in chiesa e gridare la propria indignazione.
Aveva iniziato la sua carriera nel 1969 al giornale L'Ora di Palermo. Poi a Milano, assieme al fotografo Franco Zecchin, ha creato un'agenzia di Informazione fotografica che documentò i grandi fatti di cronaca del periodo.
Ma la sua vera passione è sempre stato il mondo femminile.
Del resto la sua vita è stata un autentico modello di emancipazione in Italia e soprattutto al Sud e in Sicilia.
Sposata da adolescente all'età di 16 anni, poi separata quando per i più era quasi bestemmia sociale. Essere madre di tre figlie non le ha impedito di divenire una delle più conosciute fotografe a livello mondiale.
Ha raccontato la mafia, ma anche la durezza della città, il sentire della gente. E al contempo esprimeva sé stessa.
"Io cerco di trasmettere me stessa nel mondo che trovo, con tutto quello che ho dentro - raccontava qualche tempo addietro per la presentazione della mostra fotografica nell’ambito del Budapest Photo Festival - la mia antimafia, i libri che ho letto, i film che ho visto, i fotografi che conosco, la cultura che ho dentro di me. La riverso tutta nel momento in cui fotografo. Dentro la fotografia ci sono io dentro, tutta: come donna, come bambina, perché sono ancora una bambina. Racconto la durezza della nostra realtà anche per dimostrare che in Sicilia c'è un popolo che lotta. Ed io sono di questo popolo".
L'arresto del boss corleonese, Leoluca Bagarella © Letizia Battaglia
Spesso amava rivolgersi ai giovani: “E’ importantissimo che i ragazzi recepiscano l’importanza di vedere fiorire la bellezza. Io vorrei parlare sempre con i ragazzi per dire loro che si può, si può, si può… la vita è meravigliosa, questo mondo è un posto bello dove stare se non ci fossero le guerre, l’ingiustizia, se non ci fosse il sopruso, tutto sarebbe bellissimo. Sarebbe anche facile amministrare con giustizia una terra, senza confini, senza diversità di colori di pelle, senza divisioni tra belli e brutti, nani, storpi… siamo tutte creature di questa terra… Io me la sento questa bellezza, a 80 anni non mi sono chiusa nel mio egoismo, non so da dove mi arrivi questa forza, ma nonostante i miei problemi fisici sento forte di rimanere a testa alta, senza piegarmi e senza accettare compromessi”.
Vorrei raccontarle che ora ci sono tanti giovani che sono pronti a non fermarsi e portare avanti questo suo lascito di libertà.
Per il momento non resta che ricordarla. Con gioia.
Tra il 2013 ed il 2014 una sua mostra aveva come titolo "Invincibili". Scatti in cui erano ritratti “spiriti liberi” che di fatto hanno contribuito a cambiare il corso della storia: da Rosa Parks a Freud, da Falcone e Borsellino a Che Guevara e poi Pier Paolo Pasolini, Marguerite Yourcenar, Pina Bausch fino a Gesù Cristo. "Invincibili - diceva Letizia - Perché così non moriranno mai. Rimarranno per sempre, questo voglio dire, semplicemente questo. Sino a dopo. Una specie di dono. I punti fermi della mia vita”.
Da oggi, tra gli "Invincibili" inseriremo anche il suo nome.
Foto di copertina © Franco Zecchin
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