“Gli ucraini hanno spinto i negoziati in un vicolo cieco, l’operazione militare continuerà finché non ci saranno negoziati accettabili”
La guerra andrà avanti ancora per molto tempo: questa è l’amara considerazione che si può estrapolare dal discorso di Vladimir Putin tenuto martedì 12 aprile, a seguito dei colloqui con il leader bielorusso Alexander Lukashenko, a Blagoveshchensk.
“Gli ucraini hanno spinto i negoziati in un vicolo cieco, sono loro che hanno creato difficoltà a portarli a un livello accettabile e l'operazione militare andrà avanti finché non ci saranno negoziati accettabili”.
Un chiaro riferimento agli incontri svolti il 29 marzo presso il Palazzo Dolmabahce di Istanbul, nel quale la Russia aveva ricevuto proposte scritte dall'Ucraina rispetto alla questione chiave dello status neutrale e non nucleare del paese.
Proposte deragliate a seguito della strage di Bucha che Putin ha definito una “provocazione rude e cinica” da parte di Kiev. Qualunque sia la verità, avevamo già segnalato alcuni punti interrogativi che richiederebbero la verifica di quanto accaduto da parte di organizzazioni indipendenti internazionali: la città era infatti stata liberata dalle forze russe 4 giorni prima del massacro; il sindaco Anatoly Fedoruk in un videomessaggio del 31 marzo festeggiava la sua liberazione, senza fare alcuna menzione di cittadini colpiti con le mani legate per strada; il quotidiano LB.UA, vicino alla linea del governo di Kiev, il 2 aprile, dava notizia di operazioni di “pulizia” a Bucha dei sabotatori e complici della Russia. Lo stesso Pentagono, pur affermando di “non aver ragione di contestare la veridicità” del massacro, ammette di “non poter in modo indipendente confermare” “le denunce ucraine”. Sta di fatto che l’obiettivo di far deragliare il processo negoziale, tali denunce lo hanno raggiunto pienamente.
Putin ha anche affermato che ciò che sta accadendo in Ucraina è una tragedia, ma la Russia non ha avuto scelta. “L'Ucraina ha iniziato a trasformarsi in una base operativa anti-russa, ha iniziato a crescere i germogli di nazionalismo e neonazismo che erano lì da molto tempo", ha sottolineato il capo di stato. "I neonazisti sono stati deliberatamente piantati lì, e lo scontro della Russia con queste forze era inevitabile; stavano solo scegliendo il momento giusto per attaccare", ha sottolineato Putin.
Un rimando all’escalation militare avviata dall’Ucraina nel Donbass a partire dal 17 febbraio contro le repubbliche popolari russofone di Donetsk e Lugansk, che aveva obbligato all’evacuazione della popolazione civile. Nel solo periodo che va dal 18 al 20 febbraio la missione speciale di monitoraggio (SMM) dell’Osce aveva registrato ben 2.158 violazioni del cessate il fuoco e dunque degli accordi di Minsk.
La premessa di una grave provocazione per la Russia, la cui operazione di “denazificazione” tuttavia, si presenta sempre più onerosa per la popolazione civile ucraina: secondo il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, il bilancio delle vittime nella città potrebbe superare le 20 mila unità, a causa dei bombardamenti delle truppe russe.
In questo contesto gli aiuti militari dell’occidente non saranno certo d’aiuto per un’interruzione delle ostilità nel breve termine.
A partire da gennaio 2021 gli Stati Uniti hanno fornito aiuti militari pari a 2,4 miliardi di dollari; gli armamenti finora arrivati, secondo una lista pubblicata dal Pentagono, comprendono: 1400 missili antiaerei Stinger, 5000 missili anticarro Javelin e 50 milioni di munizioni, un centinaio di droni Switchblade, apparati di visione notturna, giubbotti antiproiettile, elmetti e materiale medico.
La Nato e i mercenari occidentali in Ucraina
Sembrano emergere altri coinvolgimenti delle forze militari occidentali sul suolo ucraino: secondo Ria Novosti, che ha citato una fonte dell’esercito russo, un gruppo segreto di monitoraggio della Nato si era costituito presso la città di Odessa con il compito di monitorare le navi delle forze armate russe nel Mar Nero.
“In uno dei sobborghi di Odessa, c'è una base segreta del gruppo di monitoraggio della NATO con apparecchiature che consentono di determinare le coordinate esatte di qualsiasi nave nel Mar Nero entro un raggio fino a 200 km. I principali specialisti sono dipendenti del gruppo rumeno PMC Nordstarsupport”, ha affermato l’interlocutore.
Secondo la fonte, lo scopo della presenza del gruppo in questo luogo è "impedire lo sbarco di truppe russe nella regione di Odessa, oltre a fornire la posizione delle navi da guerra di Mosca".
Si tratterebbe solo dell’ultima indiscrezione, su una lunga serie di indizi che parlano di un coinvolgimento militare sempre più diretto: il 9 aprile, il ministero della Difesa russo aveva annunciato che l'esercito russo aveva intercettato a Mariupol le comunicazioni radio di mercenari stranieri in diverse lingue europee; l'8 aprile, missili ad alta precisione provenienti dal complesso costiero Bastion a nord-est di Odessa distruggevano quello che il ministero della difesa russo ha definito un centro per la raccolta e l'addestramento di mercenari stranieri.
Martedì Aiden Aslin, un cittadino britannico andato a combattere volontariamente in Ucraina, è stato catturato dalle truppe russe a Mariupol, dopo che la sua unità, che include altri volontari internazionali, è stata costretta alla resa dopo aver terminato cibo e munizioni.
Vicini ad una grande offensiva nel Donbass
Mentre l’11 aprile, secondo il portavoce del ministero della difesa russo Igor Konashenkov, un missile ipersonico Kinzhal ha distrutto un centro di comando sotterraneo di un gruppo di truppe ucraine nell'area dell'insediamento di Chasov Yar, il capo della repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin ha parlato di un’imminente offensiva in Donbass.
“Ora l'operazione sarà intensificata. Perché più ritardiamo, più la popolazione civile semplicemente soffre, essendo tenuta in ostaggio dalla situazione. Abbiamo identificato le aree in cui alcuni passaggi devono essere accelerati", ha affermato Pushilin.
Secondo Vasily Kashin, direttore del Center for Comprehensive European and International Studies presso la National Research University Higher School of Economics, queste parole preannunciano l’inizio di un’imponente operazione militare.
“A quanto pare, le truppe russe e le forze delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk contano di poter accelerare l'offensiva. Sulla base di quanto riportato, si può concludere che le ultime sacche di difesa sono rimaste a Mariupol e la posizione dei difensori è peggiorata drasticamente. Sono a corto di munizioni, cibo e tutto il resto…”, ha affermato sul quotidiano russo Izvestia.
Una volta che i russi avranno completato i trasferimenti di truppe in atto, secondo la rivista militare “Analisi Difesa” non si può escludere come imminente “una battaglia risolutiva nell’Est che tagliando fuori una parte così consistente dell’esercito di Kiev potrebbe rendere vani gli aiuti occidentali e costringere Zelensky a una resa o ad accettare trattative”. Una tenaglia da est che potrebbe essere assistita da un’altra proveniente dalla costa del Mar d’Azov, una volta conquistata Mariupol.
Foto © Imagoeconomica
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