L’Epf: “Sostenere le capacità e la resilienza delle forze armate ucraine”
Lo aveva annunciato giovedì sera il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel: per l’Ucraina si stanzieranno ulteriori 500 milioni di euro che si aggiungeranno al miliardo già destinato tra febbraio e marzo per l’Epf (European peace facility), il fondo europeo per la “pace”. Quella pace che evidentemente si dovrà conquistare a suon di missili, bombardamenti e combattimenti “fino all’ultimo ucraino”, come ha detto in questi giorni Noam Chomsky in un confronto con lo scienziato politico Bill Fletcher jr.
Provvedimenti che fanno eco alle richieste del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che partecipando in presenza alla riunione dei ministri degli Esteri del Consiglio Nato a Bruxelles, ha chiesto:
“Armi, armi, armi", aggiungendo che la guerra per il Donbass ricorderà “la seconda guerra mondiale: migliaia di tank, aerei, artiglierie”.
L’Epf dunque si propone di “sostenere le capacità e la resilienza delle forze armate ucraine al fine di difendere l’integrità territoriale e la sovranità del paese, proteggere la popolazione civile dall’aggressione militare in corso”. A tal fine prevede l’invio di attrezzature e forniture quali dispositivi di protezione individuale, kit di pronto soccorso e carburante, nonché “attrezzature e piattaforme militari concepite per l’uso letale della forza a fini difensivi”.
L’Italia partecipa al programma per il 12,5% del totale e ciò significa, stando ai dati dell’osservatorio Milex, che il nostro Paese sta già contribuendo al finanziamento dell’operazione di sostegno bellico all’Ucraina, con circa 125 milioni di euro. Con l’ulteriore trance di 500 milioni, il contributo totale per l’Italia salirebbe a circa 187,5 milioni di euro.
Finanziamenti a cui sarebbero da aggiungere i sistemi d’armi già inviati a Kiev dal nostro paese che comprende missili Stinger, bombe da mortaio 120, mitragliatrici Browning, lanciatori Milanper, per un valore stimato di 100-150 milioni di euro.
In un conflitto che si sta trasformando in un’ecatombe senza fine per i civili ucraini; dove l’Europa, secondo il capo della Deutsche Bank Christian Sewing, rischia di crollare per il probabile embargo sulle forniture di gas e petrolio dalla Russia, gli unici attuali vincitori della guerra sono le industrie degli armamenti ed i grandi fondi d’investimento.
Da quando Putin ha avviato l’operazione militare il 24 febbraio, l’italiana Leonardo ha visto un rialzo del 43,9% da 6,4 a 9,2 euro; la Bwx Technologies, società della Virginia che fornisce componenti e combustibile nucleare al governo Usa, ha segnato +26,3%; la Northrop Grumman, un +15,8%; la Lockheed Martin, produttrice dei missili anticarro Javelin di cui il Pentagono ha recentemente fornito 5000 unità all’Ucraina, un 14,2%.
Grandi gestori di patrimoni come State street global advisory, che detiene una partecipazione del 14,5% in Lockheed Martin, del 9,2% in Raytheon Technologies e del 9,5% in Northrop Grumann ha visto crescere il loro valore di 3,7 miliardi in meno di un mese.
“Sono convinta che l'Ucraina vincerà la guerra”, ha affermato ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, mentre ieri incontrava il presidente ucraino Volodymyr Zelensky; che tradotto significa essenzialmente questo: “il conflitto perdurerà per altri mesi/anni e le industrie belliche potranno continuare a fare affari d’oro sulla pelle delle donne e bambini ucraini massacrati”.
Foto d'archivio © Imagoeconomica
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