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Our Voice e i ragazzi di Giurisprudenza fuori dall'Ucciardone. Nell’aula bunker sentiti i teste chiave: "I migranti erano in gravi condizioni"

Ha avuto luogo ieri nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo la seconda udienza del processo Open Arms, che vede imputato l'ex ministro degli interni Matteo Salvini.
Il leader del carroccio che era presente in aula è accusato di sequestro di persone e rifiuto di atti d’ufficio, azioni che hanno messo in pericolo la vita dei 147 migranti, tra cui donne e bambini che erano a bordo della nave Open Arms che per quasi 20 giorni non ha ottenuto un POS (place of safety), in cui far sbarcare i naufraghi salvati dalla ong.
Una lunga e interminabile udienza durata all’incirca 13 ore, in cui a sfilare sul banco dei testimoni sono stati la dott.ssa Cristina Camilleri, psichiatra responsabile del Dipartimento salute mentale di Agrigento, Vincenzo Asaro dirigente dell’Asp di Agrigento, l’ex prefetto Dario Caputo e il comandante dell’imbarcazione Marc Reig Creus. Non sono mancate le difficoltà, in particolare a causa della necessaria traduzione della testimonianza del comandante Creus dallo spagnolo all'italiano, grazie alle testimonianze dei medici e delle autorità, si è invece riusciti a delineare un quadro più completo sulle gravissime condizioni dei migranti che erano a bordo della ONG Spagnola nell’agosto del 2019 e sul perché l’imbarcazione non poteva sostenere un viaggio fino al porto di Algeciras.


ov giovani auto salvini

L'arrivo dell'ex ministro degli interni, Matteo Salvini


"I migranti dormivano sul ponte della nave, non c'erano altre alternative perché non c'era nulla. Dentro i bagni alla turca potevano in qualche modo lavarsi" ha infatti dichiarato la dott.ssa Camilleri che ha inoltre aggiunto che "le condizioni più preoccupanti erano di tipo psicofisico", condizioni che non avrebbero permesso di raggiungere la Spagna.
Alle dichiarazioni del medico Camilleri si sono aggiunte quelle dell'allora prefetto Dario Caputo, il quale ha affermato che quei profughi non erano una minaccia esclamando: "Che ci fossero potenziali terroristi fra i profughi era allarme generico, non certo riferito ai migranti su Open Arms".
Testimonianze che vanno ad indebolire parte della difesa dell'ex ministro, basata sulla presunzione che la nave tra mille porti avrebbe potuto sceglierne uno qualsiasi.
Nonostante ciò, come sempre, il leader della Lega ha avuto modo di pavoneggiarsi sui social, evitando di entrare nel profondo del processo e soffermandosi al fatto che non ci siano state dichiarazioni schiaccianti rivolte a lui, aggiungendo a tutto ciò la solita lamentela, scrivendo su Instagram: "Sono 'solo' da 11 ore in Tribunale a Palermo, dove si processano i mafiosi, per aver difeso da ministro i confini della mia Italia. Ma vi sembra normale???".


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La rappresentazione artistica di Our Voice


A non essere normale è in realtà l'atteggiamento assunto dal leader della Lega, all'interno e all'esterno dell'aula del tribunale, un "politico" incapace di rimanere concentrato per più di una manciata di minuti, in una udienza di un processo in cui è imputato per aver messo a rischio la vita di circa 150 esseri umani. Lo stesso che dinanzi alle telecamere ha dichiarato di aver "protetto l'Italia" e di aver "fatto il proprio dovere".
Mentre all'interno andava in scena il teatrino del leader leghista, un gruppo di giovani ha manifestato attraverso un presidio statico, contro le sue politiche. Il movimento artistico Our Voice ha infatti "accolto" Matteo Salvini mettendo in scena una performance statica, in cui tre artisti tenevano un cartellone, con scritte le frasi utilizzate più frequentemente dal senatore Salvini nella sua propaganda politica.
Tra i manifestanti erano presenti anche i ragazzi e le ragazze della facoltà di giurisprudenza di Palermo, invitati dalle associazioni Our Voice e Contrariamente per prendere parte all'udienza del processo.


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I giovani sono scesi in piazza nella giornata di ieri "a testa alta - come - sempre" per schierarsi contro chi attua e diffonde ideologie razziste e xenofobe come l'ex ministro e per ribadire che dichiarazioni come "ho fatto il mio dovere" non possono essere tollerate quando si parla di violazioni dei diritti umani come in questo caso.
A gridarlo è stato l'attivista e studente di giurisprudenza Thierno Mbengue membro del movimento artistico culturale, che alle affermazioni del senatore: "In un momento in cui si parla di difesa dei confini in altre parti del mondo, io ho fatto quello che era un mio dovere" risponde ricordando che "il dovere dell'Italia è quello di garantire un'accoglienza, un'integrazione ad ogni essere umano in pericolo - perché - così come lo stiamo facendo adesso con l'Ucraina, in quanto è nostro dovere, abbiamo il dovere di farlo con tutti i migranti che arrivano dalla Siria, dallo Yemen e dall'Africa".

Foto by Pietro Calligaris 

AUDIO Ascolta l'udienza: Processo a carico di Matteo Salvini, caso Open Arms

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