Su Bucha dura risposta internazionale, UE espelle diplomatici russi e dispone nuove sanzioni
Una nuova mattanza di civili insanguina l’Ucraina. Ieri un attacco missilistico ha provocato 50 morti di cui 5 bambini e 86 feriti alla stazione ferroviaria di Kramatorsk, città sotto controllo ucraino. Si trattava di profughi in fuga dal conflitto in attesa di essere trasferiti dalla stazione adibita all’evacuazione. Sul massacro Occidente e Russia si scambiano le accuse. "L'attacco missilistico è spregevole. Sono inorridita dalla perdita di vite”, ha detto la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyern, che ieri era a Kiev e ha incontrato Vlodomir Zelensky che ha definito l’attacco come “l’ennesimo crimine di guerra russo”. Mosca però nega ogni responsabilità e rilancia: "Tutte le dichiarazioni dei rappresentanti del regime nazionalista a Kiev secondo cui la Russia ha effettuato un attacco missilistico alla stazione ferroviaria di Kramatorsk sono una provocazione e non corrispondono alla verità", ha affermato il ministero della Difesa di Mosca, sostenendo inoltre che solo le "forze armate ucraine" utilizzano questo tipo di missile "Tochka-U". Parole cui hanno fatto eco quelle di Eduard Basurin, portavoce militare dei separatisti filorussi del Donetsk. Sui resti di uno dei missili è stata trovata una scritta in russo "per i nostri bambini", secondo quanto hanno potuto accertare giornalisti della France Press sul posto. Resta da chiarire chi abbia voluto veramente colpire lo scalo attraverso il quale migliaia di persone vengono evacuate da diversi giorni nel resto del Paese per sfuggire ai sempre più violenti combattimenti nel Donbass, il cui controllo completo è ora il maggiore obiettivo di Mosca
Bucha: UE risponde con espulsione diplomatici e sanzioni
Nel frattempo sul massacro di Bucha hanno risposto alla Russia - ritenuta responsabile da Ue e NATO anche se ha sempre negato ogni accusa - diversi paesi europei, Italia inclusa con l’espulsione di vari diplomatici russi. Per Mosca si tratta di una “decisione miope”. Intanto il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione per ulteriori sanzioni, tra cui l’embargo del carbone russo. Il blocco su gas e petrolio, invece, può attendere. Troppo forte è la dipendenza di alcuni Paesi europei da queste fonti di energia importate dalla Russia. Sulle modalità del massacro rimangono però ancora dei dubbi, nonostante, come detto, l’Occidente compatto, ancora prima delle necessarie verifiche sul campo, addita Vladimir Putin come il responsabile.
Il presidente russo, Vladimir Putin
Nel frattempo il 7 aprile è passata la Risoluzione delle Nazioni Unite per la sospensione della Federazione Russa dal Consiglio per i diritti umani dell’ONU su proposta di Regno Unito e Stati Uniti. Il ministro degli Esteri britannico, Liz Truss, ha giustificato la richiesta con “la forte evidenza di crimini di guerra, comprese le segnalazioni di fosse comuni e di efferati massacri a Bucha”.
Per il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, Putin “è un criminale di guerra” che va “punito” e in questo gli fa eco il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, secondo cui “Putin è il responsabile per le atrocità” commesse a Bucha e “gli alleati della Nato sostengono le indagini dell’ONU e della corte penale dell’Aja” ha concluso.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ribadisce “la più ferma condanna del governo e personale per le stragi di civili documentate in questi giorni in Ucraina. Le atrocità commesse a Bucha, Irpin e in altre località liberate dall’esercito ucraino” e “i crimini di guerra devono essere puniti”, inoltre “l’Italia è pienamente allineata al resto dell’Unione Europea e appoggia con convinzione le misure restrittive presentate dalla Presidente von der Leyen”.
Il massacro di Bucha attribuito ai russi sarebbe, per il ministero della Difesa russo Sergei Shoigu, “un’altra provocazione” del governo ucraino, quindi una false flag prodotta da Kiev “per i media occidentali”, come riportato da Ria Novosti.
In questo marasma di prove e controprove, news e fake news, Zhang Jun, diplomatico cinese presso il Consiglio di sicurezza dell’ONU, richiede un’“indagine indipendente” sulla strage di Bucha, ricordando che “le questioni umanitarie non devono essere strumentalizzate”. La Cina ha infatti votato contro la Risoluzione ONU.
Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu
Diplomatici russi espulsi in massa
I Paesi europei di comune accordo hanno deciso espulsioni consistenti di diplomatici della Federazione Russa. Il ministero degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha fatto sapere che la Francia ha espulso 30 diplomatici russi per attività “contrarie ai suoi interessi”. Berlino ne ha espulsi ben 40 e in seguito è arrivata la motivazione del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock: “hanno lavorato ogni giorno contro la nostra libertà, contro la coesione della nostra società, non possiamo più tollerare questa situazione”. La Lituania ha addirittura mandato via dal Paese l'ambasciatore russo quale segno del voler troncare del tutto i rapporti con Mosca. Questo smacco diplomatico è “in risposta all'aggressione militare russa contro l'Ucraina e alle atrocità commesse dalle forze armate russe, compreso l'orrendo massacro di Bucha”, ha affermato il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis. 15 diplomatici di Mosca sono stati espulsi dalla Danimarca e 25 dalla Spagna.
Il nostro Paese, l’Italia, ha espulso “30 diplomatici russi” ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, “tale misura, assunta in accordo con altri partner europei e atlantici, si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale, nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all'ingiustificata aggressione all'Ucraina da parte della Federazione Russa”.
Non si è fatta attendere la reazione di Mosca. Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo, ha fatto sapere che “la Russia darà una risposta pertinente” alle espulsioni del suo personale diplomatico, mentre per il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, si tratta di una “decisione miope” che “limita le possibilità di comunicazione diplomatica” e porta a “misure reciproche“ da parte russa.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov © Imagoeconomica
Ulteriori sanzioni UE e proposta su embargo di gas e petrolio
Il Parlamento europeo ha approvato, su proposta della Commissione europea, un quinto pacchetto di sanzioni contro Mosca che prevede il blocco delle importazioni di carbone, legno e prodotti chimici, e il blocco delle esportazioni di computer, tecnologia per il Gnl, semiconduttori e apparecchiature elettroniche high-tech verso la Federazione Russa. In aggiunta, i porti europei sono stati chiusi alle navi russe tranne quelle che trasportano risorse energetiche, prodotti alimentari e aiuti umanitari. Gli autotrasportatori russi non potranno avere accesso alle strade dell’Unione Europea.
La risoluzione è passata il 7 aprile all’Europarlamento con 513 voti a favore. 22 i voti contrari e 19 gli astenuti. Per il futuro è stato richiesto dal Parlamento europeo “un embargo completo sull'importazione di petrolio, combustibile nucleare, gas e l'abbandono dell'utilizzo dei gasdotti Nordstream 1 e 2”, che per ora rimane solo una proposta sulla carta, visto che Paesi come la Germania si sono opposti all’embargo del gas russo, da cui Berlino è dipendente.
Roberta Metsola, Presidente dell’Parlamento Europeo, ha affermato riguardo al voto, “questo è un momento significativo, la nostra posizione è chiara”. Festeggia anche il Segretario di Stato Antony Blinken, adesso che gli USA hanno ottenuto una rottura parziale della dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia. L’UE “ha deciso di mettere fine a questa dipendenza e crediamo che lo farà” ha detto Blinken.
Per Paolo Gentiloni, Commissario UE all’Economia, raggiungere “l’indipendenza energetica in poche settimane sarà molto impegnativo”, riferendosi all’ipotetico embargo di gas e petrolio dalla Russia.
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