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La decisione del Tribunale di Vibo Valentia con la quale erano stati concessi i domiciliari "affetta da vizi di logicità”

I giudici del Tribunale Riesame di Catanzaro hanno accolto la richiesta della Dda, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, di ripristinare la custodia cautelare in carcere nei confronti dell'avvocato Giancarlo Pittelli, 69 anni, massone ed ex senatore di Forza Italia coinvolto nel processo nato dalla maxioperazione antimafia denominata Rinascita Scott, revocando così il beneficio degli arresti domiciliari concessi al penalista nel febbraio scorso dal Tribunale di Vibo Valentia. Pittelli non dovrà comunque tornare subito in cella in quanto bisognerà attendere la pronuncia della Cassazione alla quale hanno annunciato ricorso i difensori dell'ex parlamentare, gli avvocati Salvatore Staiano e Guido Contestabile. Il Tribunale del Riesame, presieduto dal giudice Filippo Aragona, definisce la decisione del Tribunale di Vibo Valentia con la quale erano stati concessi i domiciliari a Pittelli "affetta da vizi di logicità, ragionevolezza e coerenza argomentativa", con l'aggiunta che il provvedimento sarebbe stato adottato "senza nemmeno attendere il termine di due giorni affinché l'ufficio del pubblico ministero esprimesse il suo parere". La richiesta della Dda di Catanzaro di rimandare in carcere Pittelli era giunta dopo l'apparizione dell'ex parlamentare su Italia 1 nonostante il regime degli arresti domiciliari. Sono tre le motivazioni sulle quali l'accusa ha fondato l'appello: “Avere trasmesso una missiva ad un soggetto terzo", cioè al ministro Mara Carfagna, alla quale chiedeva di essere aiutato allegando persino il numero della moglie, violando così "il divieto d'interlocuzione con soggetti diversi da quelli con lui conviventi"; il coinvolgimento di Pittelli nell'inchiesta "Mala Pigna" della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e la cosiddetta "truffa dei diamanti" in cui l'ex parlamentare è coinvolto. La Dda fa anche riferimento ad un'informativa di reato della Guardia di finanza di Catanzaro, depositata il 5 novembre del 2021, riguardo la gestione della società "AT Alberghiera Turistica". In questa vicenda Pittelli, "socio e amministratore di fatto - sostiene la Dda - della società, a partire dal 2018 aveva posto in essere condotte distrattive, che, in presenza di una dichiarazione di fallimento, integrano il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione, in danno del creditore (nel caso di specie, la Regione Calabria)".


carfagna mara masc imago

La ministra per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna


Giancarlo Pittelli è accusato dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazione di segreti d'ufficio. Avrebbe messo a disposizione dei clan Mancuso di Limbadi e Nicotera e Razionale-Fiare'-Gasparro di San Gregorio d'Ippona i suoi contatti (anche istituzionali) per rafforzare le due consorterie criminali. In particolare, nella sua qualità "di avvocato e massone" è indicato quale risolutore dei più svariati problemi dei clan con esponenti delle istituzioni. In carcere era stato rimandato dal Tribunale di Vibo nel novembre 2021 per aver violato i domiciliari che aveva ottenuto dopo essere finito dietro le sbarre il 19 ottobre 2021 nell'inchiesta "Mala Pigna" della Dda di Reggio Calabria. Rimesso ai domiciliari dal Riesame di Reggio, Pittelli era stato poi trattenuto tre giorni in più in carcere perché non si trovava un braccialetto elettronico. Era stato il Tribunale di Vibo a risolvere l'incredibile vicenda revocando l'obbligo del braccialetto elettronico e rimandando così Pittelli ai domiciliari. Nel frattempo, però, l'8 ottobre 2021, Pittelli aveva spedito la famosa lettera al ministro Mara Carfagna. Quanto era bastato al Tribunale di Vibo - venuto a conoscenza della missiva dalla Dda di Catanzaro che l'aveva ricevuta dall'Ispettorato di pubblica sicurezza di Palazzo Chigi - per aggravare la misura nei confronti di Pittelli che aveva riottenuto i domiciliari il 9 febbraio scorso. Domiciliari che per il Riesame vanno ora revocati e sostituiti con il carcere in seguito a nuove violazioni.

Foto © Imagoeconomica

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