Russi o ucraini, con Bucha una prima speranza di pace è nuovamente vanificata
Mentre tutti i media, accompagnati dalla diplomazia occidentale, hanno già deliberato la sentenza di colpevolezza nei confronti della Russia rispetto agli efferati crimini di Bucha, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha ricordato l’importanza di avviare un’indagine obiettiva e indipendente.
“È necessario definire quella che sarà un'indagine davvero imparziale e indipendente…Ricordiamo diversi tipi di indagini, in cui la Russia non era rappresentata e che non possiamo percepire come indipendenti in nessun caso. È molto importante evitare una situazione del genere", ha osservato.
Entrando nel merito della vicenda Peskov ha poi evidenziato le dichiarazioni contraddittorie dell’occidente, osservando come recentemente il presidente statunitense Joe Biden avesse definito i fatti di Bucha a Kiev un "crimine di guerra", mentre un alto funzionario del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, citato dalla giornalista Katelin Doornbos, aveva affermato che Washington non disponeva di conferme indipendenti sugli eventi in questione.
A ricordare l’importanza di un’accurata analisi, scevra da un barbaro trascinamento emotivo evocato da semplice sensazionalismo, è stato anche il giornalista Gianandrea Gaiani, che sulla rivista Panorama ricorda: “La guerra è fatta anche di inganni e di propaganda…Quindi mi sembra grave che i leader europei non dicano: ‘Questa cosa è orribile, pretendiamo un'inchiesta che faccia luce sull'accaduto’. Questa è la richiesta da fare, perché se emergessero responsabilità russe in questo senso sarebbe gravissimo. Ma sarebbe gravissimo anche se questa risultasse essere una messa in scena propagandistica, magari per sabotare le trattative di pace o tesa ad aumentare il divario, che ormai è ampio, fra l'Europa e la Russia. Magari portando alla rinuncia al gas russo".
Le perplessità della narrazione ufficiale rispetto a questa vicenda non mancano: la città era stata liberata 4 giorni prima della divulgazione dei filmati e ne aveva dato annuncio già il 31 marzo lo stesso sindaco di Bucha, Anatoly Fedoruk. Nel suo videomessaggio festeggiava liberazione della città dai militari russi, senza fare alcuna menzione di cittadini colpiti con le mani legate per strada. Come indicato dal Ministero della Difesa russo, l'esercito di Mosca aveva lasciato la città il 30 marzo e le prove dei crimini sono apparse solo il quarto giorno dopo la loro partenza, quando ufficiali della SBU e rappresentanti della televisione ucraina sono arrivati nella città.
Particolare inquietante è che il quotidiano LB.UA, vicino alla linea del governo di Kiev, il 2 aprile, giorno prima del massacro, così apriva un suo articolo: “Il reggimento delle forze speciali SAFARI inizia l'operazione di sgombero a Bucha da Sabotatori e complici della Russia. Le forze speciali hanno avviato un'operazione di sgombero nella città di Bucha, nella regione di Kiev, che è stata liberata dalle forze armate ucraine. La città viene ripulita da sabotatori e complici delle forze russe".
In cosa consista questa pulizia dai sabotatori e complici delle forze russe non è dato sapere; sta di fatto che sono effettivamente troppi i punti interrogativi per tirare le affrettate conclusioni che ora, con l’invio di ulteriori armi e sanzioni, si tradurranno in ulteriore benzina su un conflitto che certamente provocherà ancora più vittime e massacri nei prossimi mesi.
Lo stesso Vladimir Putin, nella conversazione con il premier ungherese Viktor Orban, ha respinto le accuse a Mosca sui crimini di guerra a Bucha, parlando di "provocazioni rozze e ciniche" da parte dell'Ucraina.
Sulla stessa linea è il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, che interrogato martedì sulla vicenda, ha detto che il quadro è chiaro: si tratta di una provocazione atta a giustificare “una ragione per interrompere i negoziati in corso. Inoltre, per farlo proprio nel momento in cui la luce, seppur ancora fioca, è spuntata”.
Il 29 marzo infatti si era svolto un round di negoziati tra Mosca e Kiev presso il Palazzo Dolmabahce di Istanbul, nel quale la Russia aveva ricevuto proposte scritte dall'Ucraina rispetto alla questione chiave dello status neutrale e non nucleare dell’Ucraina.
Una prima speranza di pace ora nuovamente vanificata nel breve termine. Nel frattempo, proprio sul punto, il segretario generale della Nato, aprendo il Consiglio atlantico dei ministri degli Esteri ha detto che “dobbiamo essere pronti ad un lungo confronto con la Russia, per questo dobbiamo mantenere le sanzioni e rafforzare la nostra difesa".
Foto © Imagoeconomica
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