Le mitragliatrici e i mortai italiani non piacciono a Kiev
Armamenti statunitensi per 800 milioni di dollari sarebbero in viaggio verso l’Ucraina. Priorità per missili Stinger e Javelin. Intanto le armi consegnate dal governo Draghi, in aperto contrasto con l’art 11 della Costituzione italiana, non sono piaciute a Kiev: le mitragliatrici sarebbero “Arnesi vecchi...”, mentre i mortai da 120 millimetri e i missili anticarro Milan non sarebbero mai stati usati.
Le forniture di armi del governo Draghi e l’art 11 della Costituzione
L’articolo 11 della nostra Costituzione è cristallino “l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Seguendo il suo contenuto, risulta automatica l’inammissibilità del supporto di parti coinvolte in conflitto. Non importa se il supporto è economico o materiale con l’invio di armi.
Alla luce di ciò, ci chiediamo quale norma, quale movente giuridico abbia giustificato la decisione del governo di Mario Draghi di fornire armi all’Ucraina. Nemmeno l’articolo 1 della legge 185 ammette tale opzione, siccome “l’esportazione, l’importazione e il transito di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, sottolineando appunto la conformità della legge 185 alla Costituzione che infatti “ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Ma oltre che incostituzionale, l’invio di armi sembrerebbe pure inutile. Lo stato maggiore ucraino si sarebbe lamentato, secondo la Repubblica, sia delle nostre mitragliatrici, perché ritenute “Arnesi vecchi...” stile seconda guerra mondiale, che dei missili anticarro Milan e dei mortai da 120 millimetri per cui l’esercito ucraino non sarebbe addestrato. Molto apprezzati sarebbero invece i fuoristrada militari Lince catturati all’esercito russo e prodotti in Russia su licenza italiana già dal 2011, all’epoca di Silvio Berlusconi Premier.
Nelle prime due settimane di marzo ben 27 voli dell'aeronautica militare italiana sarebbero partiti dagli aeroporti di Pisa, Pratica di mare e Grosseto. I loro carichi erano diretti in Polonia, Paese NATO e punto nevralgico dei flussi internazionali di armi diretti in Ucraina. Particolare è il fatto che i voli avrebbero evitato di sorvolare l’Ungheria, che vieta i voli con carichi militari destinati alla guerra. Le proteste dei lavoratori dell’aeroporto di Pisa erano iniziate quando si erano accorti che il materiale caricato sugli aerei non erano “aiuti umanitari”, come pubblicizzato, ma armi, munizioni ed esplosivi. Forte la denuncia di USB (Unione Sindacale di Base) per cui questa è una “vera e propria falsificazione, che utilizza cinicamente aiuti ‘umanitari’ come copertura per alimentare la guerra in Ucraina”. In quei voli ci sarebbero stati anche missili terra-aria Stinger e razzi anticarro Panzerfaust, come riportato da la Repubblica. Tutto materiale usato contro l’esercito russo.
800 milioni di dollari di armamenti dagli USA
Probabilmente l’Italia, in queste donazioni di armi, sta seguendo le politiche del suo partner strategico, gli Stati Uniti d’America. L’Amministrazione Biden ha deciso di inviare un pacchetto di aiuti militari a Kiev per un valore di ben 800 milioni di dollari. Come affermato dal portavoce del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, John Kirby, secondo RT, “stiamo dando la priorità ai tipi di capacità di cui sappiamo che gli ucraini hanno più bisogno: Javelin (missili anticarro, ndr), Stringer (missili antiaereo, ndr), UAV (droni, ndr). Quindi tutto questo ha la priorità”.
Il Pentagono ha annunciato venerdì l’approvazione di ulteriori 300 milioni di dollari in "aiuti" militari per l’Ucraina nell'ambito dell'Iniziativa di assistenza alla sicurezza dell'Ucraina (USAI).
Kirbi ha inoltre detto che gli USA raccoglieranno le prove dei crimini di guerra dell’esercito russo, in particolare a Bucha, ma ha ribadito la posizione del presidente Joe Biden per cui “le truppe statunitensi non combatteranno in Ucraina”.
L’industria bellica statunitense non si ferma e Washington cercherà di “accelerare il processo di approvvigionamento il più rapidamente possibile” in modo che non ci sia un “vuoto” nel flusso di armi all'Ucraina.
Il missile ipersonico USA testato a marzo
Nel clima di corsa agli armamenti, la CNN ha rivelato che gli Stati Uniti hanno testato a metà marzo un missile ipersonico, ma lo avrebbero tenuto nascosto per evitare un acuirsi delle tensioni con la Russia. Il test sarebbe avvenuto durante la visita di Biden in Europa. Il missile, creato nell’ambito del progetto Hypersonic Air-breathing Weapon Concept (HAWC), è stato lanciato da un B-52 al largo della costa occidentale USA. Secondo un funzionario del Pentagono, il missile ha volato ad una velocità di “circa 3.800 miglia orarie”, viaggiando oltre “i 65.000 piedi e per più di 300 miglia” il tutto in “meno di 5 minuti”.
Il missile ipersonico USA arriva dopo l’annuncio dell’utilizzo del missile ipersonico Kinzhal da parte della Federazione Russa che ha distrutto un magazzino di munizioni nella zona occidentale dell'Ucraina.
Sia riguardo al test missilistico che riguardo agli armamenti forniti a Kiev non sono stati rivelati dettagli importanti.
Per il diritto internazionale, il fatto che l’Italia e altri Paesi forniscano armi all’Ucraina equivale praticamente ad una dichiarazione di guerra alla Federazione Russa.
Il conflitto in Ucraina è diventato, purtroppo, una guerra per procura dell’Occidente (Europa, USA e NATO) contro la Russia, dove la consegna di armi all’esercito ucraino potrebbero fornire il pretesto per uno scontro militare diretto tra le potenze.
Foto: it.depositphotos.com
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