Nel frattempo, nonostante i colloqui “costruttivi” di ieri, piovono ancora bombe a Chernikiv

Il premier Mario Draghi sentirà il capo del Cremlino, Vladimir Putin, "nelle prossime ore”. Ad annunciarlo è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in un punto stampa a Berlino, dove ha incontrato la sua omologa tedesca Annalena Baerbock. L’ex vice premier ha poi parlato dei negoziati “costruttivi” di ieri ad Istanbul tra Kiev e Mosca: "Non dobbiamo illuderci che sia semplice arrivare alla firma di un accordo" tra Mosca e Kiev, "né dobbiamo creare false illusioni ma se la Russia davvero terrà fede a quello che ha detto, ovvero ritirare le truppe da Kiev", significa che "la strategia di sostegno economico e militare all'Ucraina e sanzioni alla Russia sta funzionando". Di Maio ha illustrato il contributo che l'Italia sta dando al negoziato. In primis la telefonata del premier, ovviamente, ma non solo: "Siamo in strettissimo contatto con gli amici turchi, e il nostro ministero ha un canale aperto di confronto continuo, sia con la parte ucraina che con quella turca per cercare di costruire i presupposti per questo negoziato. La Turchia - ha aggiunto - è il mediatore che è nello stadio più avanzato, e noi lo supportiamo fin dal primo momento. Lo sosteniamo perché convinti che l'unica soluzione alla crisi sia diplomatica e non militare".
Sul punto dei colloqui di ieri le parti hanno raggiunto una sorta di intesa verbale con Kiev che è pronta ad accettare lo status di Paese neutrale con la garanzia di "Stati garanti", in primis la Turchia. Sul futuro della Crimea, invece, si deciderà entro 15 anni. Ma Mosca resta comunque cauta: “La strada è ancora lunga". 
Anche il governo Usa si è mostrato scettico sugli impegni assunti dopo i colloqui in Turchia. "Dovremmo avere una visione lucida di ciò che sta accadendo sul terreno e nessuno dovrebbe lasciarsi ingannare dagli annunci della Russia", ha detto il direttore delle comunicazioni, Kate Bedingfield.
La Casa Bianca ha fatto inoltre sapere che i leader occidentali sono determinati ad alzare i costi per la Russia e vogliono continuare ad assistere l'Ucraina. Posizioni, queste, che sono emerse dopo il videocollegamento tra Biden-Draghi-Scholz-Macron-Johnson, nella serata di martedì.

Bombe nella notte nel Donbass e a Chernikiv
Nel frattempo i bombardamenti non sono cessati. Nella notte, come ha reso noto un consigliere del ministero dell’Interno ucraino, Vadim Denisenko, ci sono stati raid aerei praticamente in tutta l'Ucraina e ci sono stati bombardamenti nel Donbass, a Chernikiv e nella regione di Khmelnytsky.
Denisenko, riferisce l'agenzia ucraina Unian, ha aggiunto che la situazione a Chernihiv è molto difficile: "Ci sono stati bombardamenti, le operazioni militari sono continuate"; così come molto difficile rimane la situazione a Mariupol.
Denisenko ha detto che quasi tutta la notte nella regione di Kiev sul territorio vicino a Irpen ci sono state operazioni militari. "Pertanto, per il momento, non è possibile dire che i russi stanno riducendo l'intensità delle ostilità nelle direzioni di Kiev e Chernikiv".
Secondo Kiev, alcune unità militari russe con le relative attrezzature stanno rientrando nel territorio bielorusso, ma "questo è più simile a una rotazione e a un 'leccarsi le ferite' che a una vera sospensione delle ostilità". 
Nel mentre tre corridoi umanitari saranno aperti in Ucraina oggi, come ha comunicato la vice premier ucraina Iryna Vereshchuk. "Tre corridoi umanitari sono stati approvati: quelli per l'evacuazione dei residenti di Mariupol e la consegna di aiuti umanitari a Berdyansk, la consegna di aiuti umanitari e l'evacuazione da Melitopol, e un convoglio di veicoli personali per lasciare Enerhodar per Zaporizhzhya". Gli autobus per l'evacuazione e i camion che trasportano aiuti umanitari sono partiti da Zaporizhzhya, ha aggiunto, mentre i veicoli personali possono unirsi ai convogli umanitari sulla via del ritorno da Berdyansk e Melitopol. Sul tema, l’Alto commissario delle Nazioni Unite ha riferito che oltre 4 milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa il 24 febbraio, nella più grande crisi di profughi in Europa dalla seconda guerra mondiale. L’Onu ha stimato che delle persone fuggite, 2,3 milioni sono entrate in Polonia. Gli operatori umanitari affermano che il flusso sia diminuito negli ultimi giorni, mentre molte persone attendono gli sviluppi della guerra. Si stima che 6,5 milioni di persone siano sfollate dalle loro case all’interno del Paese.

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani

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