Il professore di sociologia del terrorismo internazionale è tornato in Rai a Cartabianca dopo le recenti polemiche
"La guerra c'è perché la Nato è un'organizzazione vigliacca". Così il professor Alessandro Orsini, docente di sociologia del terrorismo internazionale, intervenuto ieri a Cartabianca su Rai3 - il programma condotto da Bianca Berlinguer - dopo le polemiche che lo hanno riguardato nelle ultime settimane. Orsini distintosi sempre per le posizioni assunte in relazione alla guerra Ucraina-Russia, di recente era stato aspramente attaccato per aver firmato un contratto con la Rai per partecipare alla trasmissione di Rai3. Dopo denigrazioni (anche sul piano personale) e attacchi provenienti sia dal mondo del mainstream sia da quello politico, il contratto di Orsini è stato annullato, ma nonostante questo il professore è tornato a partecipare al programma a titolo gratuito.
"La Nato prima ha provocato Putin assicurando all'Ucraina che l'avrebbe difesa, poi vigliaccamente è scappata. Ci sono 3 grandi vigliacchi: la Nato, l'Ue e gli Stati Uniti. Dobbiamo acquisire la consapevolezza che siamo grandi vigliacchi e stiamo mandando al macello gli ucraini”, ha detto ieri il professore alla Berlinguer. E parlando degli elogi ricevuti dall'agenzia russa Tass per le sue recenti affermazioni, Orsini ha commentato: “È stato il più grande onore della mia carriera e della mia vita di studioso”. E ancora: “Il nemico mi percepisce come un uomo leale che dice la verità e che è disposto a riconoscere gli errori della sua parte. Per me è un grande onore, la missione profonda di uno studioso è dire sempre la verità senza paura di essere condannato o licenziato. Io non ho posizioni favorevoli alla Russia, io sono l’unico filoeuropeo: la priorità è la salvaguardia del territorio europeo e la difesa della vita dei cittadini europei”.
In trasmissione il professore ribadisce la sua forte condanna nei confronti di Putin che considera “l’aggressore e Zelensky è l'aggredito”. Condanna anche l’invasione, ma precisa anche le cause per cui la sua analisi ha scatenato reazioni veementi. “La prima è una ragione psicologica, le persone hanno paura che quello che dico sia vero. La gente ha paura che l'Ue abbia commesso errori gravissimi, che le nostre politiche espansive abbiano avuto un ruolo in questa crisi, che Putin non sia pazzo e che quindi siamo costretti ad assumerci responsabilità. La riflessione sulle cause è vitale per il futuro dell’Europa. Viviamo un delirio collettivo in cui vengo rappresentato come un estremista e invece sono l'unico moderato".
Orsini si è anche detto titubante circa il buon esito dei colloqui svolti ieri a Istanbul tra le delegazioni di Kiev e quella di Mosca. "Sono scettico - ha sottolineato -, Putin non può fermarsi finché non ha raggiunto il suo obiettivo. Putin ha utilizzato questo trucco anche altrove, cerca di ammorbidire gli interlocutori. Si combatte finché non avrà eliminato l’esercito ucraino dal Donbass. Putin è entrato in Ucraina con un obiettivo minimo, il Donbass, e l’obiettivo massimo, tutta l’Ucraina. Sotto l’obiettivo minimo lui pensa che sia una sconfitta: se fa la pace, tra 3 mesi può scoppiare di nuovo la guerra”.
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