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Intanto a Roma lite tra Draghi e Conte sulle spese militari, il premier incassa sì di Mattarella

Si è conclusa la prima giornata di colloqui tra le delegazioni russa e ucraina a Istanbul.
Non è ancora chiaro se si andrà avanti anche domani, ma intanto qualcosa si muove visto che Mosca ora evoca la possibilità di un trattato di pace.
La Russia dice di aver ricevuto proposte scritte da Kiev che garantirebbero la sua neutralità e denuclearizzazione. Mentre gli ucraini spiegano che non entreranno nella NATO ma in Europa si. Lo status di Crimea e Donbass sarà oggetto di trattative ad hoc, ha detto il capo negoziatore ucraino Podolyak. Kiev propone trattative separate sulla Crimea e il porto di Sebastopoli "che dovranno concludersi entro 15 anni". "Oggi è stato raggiunto il più significativo progresso nei negoziati" per il ministro degli Esteri turco Cavusoglu. "I Paesi garanti dovranno fornirci forze armate, armi e cieli chiusi", dice Arakhamia, negoziatore ucraino. Rimane tuttavia "un lungo cammino" da fare per arrivare a un accordo di pace accettabile sia per la Russia sia per l'Ucraina, ha detto il capo della delegazione russa alle trattative, Vladimir Medinsky, citato dalla Tass. Mosca, ha aggiunto, "ha fatto passi da gigante verso la pace, e si aspetta un progresso reciproco dall'Ucraina".


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Il presidente del M5s, Giuseppe Conte e il presidente del Consiglio, Mario Draghi


Draghi-Conte è scontro sull’aumento delle spese militari
Nel frattempo a Roma questo pomeriggio il premier Mario Draghi e il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte si sono scontrati sul tema dell’aumento delle spese per la Difesa. Nel rispetto degli impegni NATO, Mario Draghi ha tirato dritto sull'aumento delle spese militari sino al 2% del Pil. I due hanno avuto un faccia a faccia a Palazzo Chigi a seguito del quale Draghi è salito al colle per consultarsi con Sergio Mattarella e scongiurare una crisi di governo che è ombreggiata nelle ultime ore. A Draghi, infatti, il leader pentastellato ha ribadito il proprio “no” all’aumento del 2 per cento del Pil sulle spese militari, a ridosso della discussione generale che inizierà domani al Senato sul decreto Ucraina. Lasciando Palazzo Chigi, l’ex premier ha dichiarato di non voler mettere in discussione gli accordi presi con la Nato nel 2014 (e che Conte stesso approvò nel 2019 quando ricopriva l’incarico di presidente del Consiglio del governo giallorosso, ndr), “ma - ha ribadito - l’aumento della spesa militare ora è improvvido, e al momento le priorità sono altre”. Una posizione in netta contrapposizione, oltre con quella del presidente del Consiglio, anche con quella della maggioranza, in particolare con i dem. Il leader del M5s ha dichiarato che “il dialogo con il Pd è sempre stato corretto, sincero e autentico”, sottolineando però il proprio “dispiacere” sul tema delle spese militari, su cui dem e M5s, dice Conte, “non si trovano sulla stessa posizione”. Inoltre, dopo l’incontro a Palazzo Chigi, a chi gli chiedeva se nel Documento di Economia e Finanza, che verrà licenziato dall’esecutivo il prossimo 31 marzo, sarà inserita la voce relativa all’aumento delle spese militari, Conte ha risposto: “Nel Def ragionevolmente non ci sarà scritto qualcosa del genere, ma questo non toglie che è una prospettiva che dobbiamo affrontare. Il problema può essere procrastinato, ma dobbiamo affrontarlo dal punto di vista politico”. In tardo pomeriggio, quindi, Draghi è salito al Colle per aggiornare il Capo dello Stato Sergio Mattarella sulla vicenda degli investimenti militari. In serata Conte ha commentato: “Come si può parlare di crisi di governo? Draghi avrà pure il diritto di informare il presidente ma io non ho sollevato alcuna crisi di governo: dico solo che se dobbiamo programmare una spesa militare un partito di maggioranza può discutere i termini anche temporali per rispettare questo impegno”. Nella sua nota, Palazzo Chigi ha sottolineato: “I piani concordati nel 2014, e seguiti dai vari governi che si sono succeduti, prevedono entro il 2024 un continuo progressivo aumento degli investimenti. Il bilancio della difesa nel 2018 era sostanzialmente uguale al 2008. Nel 2018 si registravano circa 21 miliardi, nel 2021 24,6 miliardi (un aumento del 17 per cento). Questi sono i dati del Ministero della difesa nei governi Conte. Tra il 2021 e il 2022 il bilancio della difesa sale invece a 26 miliardi: un aumento del 5,6 per cento”. Ad ogni modo, dopo il colloquio con Mattarella, Draghi ha incassato il sostegno del Quirinale.

In foto di copertina: i negoziati tra Russia e Ucraina oggi a Istanbul in Turchia © Imagoeconomica

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