“Risultati concreti” ad Istanbul. Zelensky vuole la Turchia garante di un trattato di pace, summit con Putin solo ad accordo chiuso
E’ terminata, dopo tre ore di colloqui, l’odierna seduta di negoziati a Istanbul tra delegazione russa e ucraina. Dalla seduta emerge ottimismo e grandi novità per il raggiungimento di accordi tra le parti. "Faremo due passi concreti per la escalation della crisi”, ha detto il consigliere presidenziale russo, Vladimir Medinsky. I colloqui, ha continuato, sono ora in fase concreta e "la Russia interromperà l'attività militare vicino a Kiev e Chernikiv”, anche se, viene precisato, “l’operazione militare speciale continua”. Il vice ministro della Difesa, Alexander Fomin, anche lui presente in Turchia, ha confermato la decisione "al fine di aumentare la fiducia reciproca per i futuri negoziati". Se il lavoro sul trattato Mosca-Kiev si muove velocemente e si trova un compromesso, la possibilità di un trattato di pace sarà più vicina. Parole, queste, dette dal capo negoziatore russo Medinsky citato dalla Tass. Tra le parti si parla dunque di “colloqui costruttivi”. Su questa linea, la delegazione ucraina ha ribadito che il Paese non entrerà nella Nato, ma la sua candidatura per entrare nell’Unione Europea non può essere bloccata. Una posizione, questa, che non trova opposizioni da Mosca, hanno fatto sapere i delegati. Kiev ha chiesto inoltre, come ha affermato il negoziatore David Arakhamia, “un meccanismo internazionale di garanzie di sicurezza in cui i Paesi garanti agiscano in modo simile all’articolo 5 della Nato, e ancora più fermamente”. Garanzie sono state avanzate da Volodymyr Zelensky stesso che ha richiesto alla Turchia di essere garante di un trattato di Pace con Mosca. La proposta dell’Ucraina include altresì il divieto di presenza di forze straniere e basi militari. In aggiunta, per quanto concerne la questione delle Repubbliche autonome di Crimea e del Donbass, il capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak, citato dall’agenzia Unian, ha detto che il loro status sarà oggetto di trattative ad hoc tra Ucraina e Russia aggiuntive a quelle tenutesi oggi a Istanbul.
Sul punto Kiev ha proposto, sempre per bocca di Podolyak, che tali trattative per la Crimea e anche il porto di Sebastopoli dovranno concludersi entro 15 anni. Per quanto riguarda il Donbass, Kiev propone che il suo status venga discusso in un incontro diretto tra i presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Il porto di Sebastopoli, quartier generale della flotta russa del Mar Nero, era sotto il controllo di Mosca anche prima dell’annessione della Crimea, grazie ad un contratto d’affitto con Kiev. L’incontro tra i due presidenti però avverrà solo ed esclusivamente una volta che si avrà in mano una bozza di accordo di pace tra le parti. Accordo che, viene fatto sapere, dovrà prima essere approvato in un referendum popolare in Ucraina e poi dai Parlamenti di tutti i Paesi garanti della sicurezza ucraina. I colloqui riprenderanno questa sera. Questa mattina ai colloqui due delegati ucraini e il magnate Roman Abramovich avrebbero mostrato gravi segni di avvelenamento. Una ricostruzione che, tuttavia, non ha trovato conferme da parte ucraina. Ma ad avvelenare le trattative sono anche le parole del presidente americano Joe Biden che ha ribadito il suo giudizio su Vladimir Putin, definito un "dittatore". Intanto, Volodymyr Zelensky incassa la piena disponibilità dell'Italia a contribuire all'azione internazionale "per porre fine alla guerra e promuovere una soluzione durevole della crisi in Ucraina", così come spiegato dallo stesso Mario Draghi nel corso della conversazione telefonica avuta ieri con il presidente ucraino.
L'Italia si candida, così, a ricoprire un ruolo di garanzia per far sì che ci siano dei passi avanti nel processo del dialogo. Un atteggiamento apprezzato dal presidente ucraino. Inoltre, Draghi ha ribadito il fermo sostegno del governo alle autorità e al popolo ucraini, mentre il presidente dell'Ucraina ha lamentato il blocco da parte russa dei corridoi umanitari, la prosecuzione dell'assedio e dei bombardamenti delle città, comprese le scuole, con conseguenti perdite civili, tra cui anche bambini.
A chiedere un cessate il fuoco è anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "La guerra in Ucraina va fermata ora, subito", con il dialogo e le trattative, perché "la pace è sempre doverosa e possibile: proprio per questo stiamo rispondendo con la dovuta solidarietà, con l'accoglienza dei profughi, e con misure economiche e finanziarie che indeboliscono chi vuole imporre, con la violenza delle armi, una guerra che, se non trovasse ostacoli, non si fermerebbe".
Per quanto concerne gli insulti dell’inquilino della Casa Bianca a Putin, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto che hanno un impatto negativo sui rapporti tra i due Paesi, ma il dialogo tra Federazione Russa e Stati Uniti rimane necessario, nell'interesse del mondo intero.
"In un modo o nell'altro, prima o poi dovremo parlare di questioni di stabilità strategica, sicurezza e così via", ha affermato.
In foto: Istanbul, 29 marzo 2022. I negoziati tra Russia e Ucraina in Turchia © Imagoeconomica
ARTICOLI CORRELATI
Zelensky apre a neutralità di Kiev e afferma: ''Per la pace disposti a rinunciare alla Nato''
Papa Francesco si è bevuto il cervello?
di Saverio Lodato
La campagna di Goebbels con gli spaghetti e il mandolino
di Giorgio Bongiovanni
L'Italia è in guerra
di Giorgio Bongiovanni
La guerra in Ucraina, la mafia russa e l'inefficienza dell'Occidente
di Giorgio Bongiovanni
Crisi Ucraina, con le armi vincono solo i mercanti della morte
di Giorgio Bongiovanni
Atomica e Terza Guerra Mondiale, le analisi di Giulietto erano vere e tuonano come non mai
Giorgio Bongiovanni intervista Giulietto Chiesa