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Dalla nomina del capo del Dap al Governo con Forza Italia

Eravamo presenti anche noi a Napoli, ieri, per onorare la XXVII Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Abbiamo sentito l'accorato intervento del Presidente di Libera Don Luigi Ciotti, che non ha risparmiato dure critiche contro le scelte del governo sulla guerra (l'aumento della spesa per la difesa, quindi gli armamenti, al 2%), sull'accoglienza, e sulla lotta alla mafia. Tra il pubblico, accanto al Presidente della Camera Raffaele Fico, c'era anche il Presidente del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte. Il nostro caporedattore, Aaron Pettinari, è riuscito a rivolgere alcune domande e non possiamo che registrare la gravità delle risposte che abbiamo ricevuto, segno definitivo del fallimento del "Movimento del non cambiamento".
Dimenticatevi il grido "onestà, onestà". Dimenticatevi le parole contro la lotta alla mafia. In nome del governo Draghi tutto diventa lecito.
Ci spieghiamo subito.
Perché il nostro caporedattore chiede in maniera chiara se non vi fosse "difficoltà o imbarazzo, da parte del Movimento, nello stare al governo con un partito che è stato fondato da un uomo condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e da un uomo che pagava la mafia, come dicono le sentenze". E la risposta, per certi versi ironicamente arrogante, mostra il vero volto di questo Movimento che ha tradito ogni suo valore. Dice Conte: "Lei forse si è distratto. Quando è nato questo governo è nato nel segno della più grave emergenza dal dopoguerra ad oggi, nel segno dell'unità nazionale. E' un governo di unità nazionale e quindi non lo abbiamo scelto noi per affinità politica, per sensibilità etica alle altre forze politiche. E' nato in un contesto del genere. Abbiamo risposto ad un appello per non voltare le spalle alla comunità dei cittadini".
Del resto l'incoerenza dei pentastellati era giunta anche in consiglio dei ministri, nel voto favorevole per la nomina di Carlo Renoldi al Dap (le cui affermazioni sul 41 bis, sull'antimafia militante sono estremamente gravi). Proprio alcuni membri del Movimento avevano segnalato la gravità della scelta della ministra della Giustizia Marta Cartabia. Anche in questo caso, però, i grillini si sono schierati "allineati e coperti" alla direttiva del governo Draghi, così come per la scelta di alzare al 2% la spesa per la difesa, e quindi gli armamenti.
In realtà, dunque, ad essere distratto, nella migliore delle ipotesi (ed è ciò in cui crediamo) è proprio il Presidente Giuseppe Conte. Perché altrimenti, e sarebbe l'ipotesi peggiore, dovremmo pensare che anche lui possa essere disposto a scendere a patti con le mafie, in caso di necessità.
Ci diranno: guardate che Conte ed il Movimento Cinque Stelle hanno impedito che nella riforma della giustizia della Cartabia sull'improcedibilità finissero i reati di mafia. Premesso che, pur riconoscendo quell'impegno, ciò è stato possibile soprattutto grazie alla protesta di decine e decine di magistrati, di addetti ai lavori, di familiari vittime di mafia, di alcuni giornali e di tante persone oneste, come cittadini non ci accontentiamo di una "toppa" (come l'ha definita il Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri). Infatti nella riforma ci sono reati che restano vicini alle mafie come quelli che riguardano la pubblica amministrazione ed è noto che i processi per corruzione, concussione e peculato rischiano di non essere celebrati.
Ma torniamo alla prima risposta dell'ex Premier.
Ammesso e non concesso che il governo attuale sia nato solo sull'onda della crisi pandemica non è scritto da nessuna parte che ci sia l'obbligo di sedere allo stesso tavolo con quei partiti fondati da un uomo della mafia come Marcello Dell'Utri (condannato definitivo per concorso esterno in associazione mafiosa) e da Silvio Berlusconi, pregiudicato, che la mafia ha pagato almeno fino al 1992.
Dovremmo dedurre, dunque, che per il Presidente Conte in tempo di crisi, come una guerra mondiale o altro, chiedere aiuto alla mafia sia lecito? Non sa che le mafie presentano sempre il conto?
Se così è con che faccia ci si presenta ad ascoltare l'elenco delle vittime di mafia il 21 marzo?
Paolo Borsellino nel celebre incontro con gli studenti dell'Istituto professionale “Remondini” di Bassano del Grappa, nel 1989, disse che la politica dovrebbe fare pulizia di coloro che sono raggiunti da fatti inquietanti, anche se non sono reati. Vale per i partiti, e vale ancor di più se si tratta del Parlamento e della scelta degli "alleati" con cui condividere un percorso.
Continuiamo a credere che il Presidente Giuseppe Conte sia una persona onesta, ma sulla lotta alla mafia, così come aveva già dimostrato con la scarsa azione dei suoi due Governi, è stato scarso se non addirittura un ottimo ignorante (nel senso che ignora, non sa o non vuole sapere).
Le riforme promosse dal "suo" ministro della Giustizia Bonafede erano poca cosa rispetto a ciò che sarebbe stato necessario concretamente e la vicenda che lo ha visto protagonista sulla questione carceri, a cui si aggiunse la mancata nomina di Nino Di Matteo al Dap, ancora oggi rappresenta una storia senza una risposta adeguata.
La lotta alla mafia, nel suo governo, era relegata al tredicesimo posto quando doveva essere uno dei primi punti del programma.
E' ovvio che il Covid e la guerra che oggi imperversa in Europa con il conflitto tra Russia ed Ucraina, che rischia di portarci sul baratro di una guerra mondiale, sono prioritari. Ma noi non dimentichiamo che sul nostro territorio si è espanso un cancro, quello della mafia, che mette a repentaglio il nostro sistema economico e democratico grazie a quei 150 miliardi di euro l'anno (stimati per difetto) di provenienza illecita.
Noi non dimentichiamo che l'Europa, nel calcolo del Pil, dal 2014 chiede di inserire anche il traffico di stupefacenti e ciò assume un rilievo importante soprattutto nel nostro Paese, dove le mafie ne detengono il monopolio. Non dimentichiamo che a trent'anni delle stragi ci sono ancora troppe verità negate e che prosegue, grazie al lavoro di magistrati dalla schiena dritta, la ricerca dei mandanti esterni. Non dimentichiamo che Matteo Messina Denaro è ancora latitante. Non dimentichiamo che il sacrificio di Falcone e Borsellino sta per essere reso vano dal Parlamento con lo smantellamento dell'ergastolo ostativo e del 41 bis, con conseguenze catastrofiche anche per l'istituto delle collaborazioni con la giustizia.
Noi non dimentichiamo. Forse, dunque, ad essere distratto è il Presidente Conte con il Movimento Cinque Stelle.

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