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E' stata interrogata questa mattina dai pm di Firenze Rosa Belotti, la donna perquisita il 3 marzo scorso dai Carabinieri della sezione Anticrimine dei Carabinieri del Ros di Firenze, su delega dei due procuratori aggiunti di Firenze Luca Tescaroli e Luca Turco, sotto il coordinamento del procuratore capo Giuseppe Creazzo (da poco trasferito), nell’ambito delle indagini sui mandanti esterni delle stragi del 1993, in cui sono coinvolti l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi e l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri.
Nello specifico la donna è stata accusata di essere coinvolta nell'attentato di via Palestro a Milano del 27 luglio 1993 come “l’esecutrice materiale che ha guidato la Fiat Uno imbottita di esplosivo sottratta alla proprietaria condotta in via Palestro per colpire il Padiglione di Arte Contemporanea quale alto e irripetibile simbolo del patrimonio nazionale”. La vicenda sarebbe collegata anche ad un’altra pista investigativa.
Come riportato negli atti del processo sull’assassinio dell'agente Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, uccisi il 5 agosto 1989, l’agente di polizia di Trapani, Antonio Federico anni fa aveva portato la foto di una donna trovata (secondo quanto riportato dallo stesso agente dentro il volume di un’enciclopedia) durante una perquisizione effettuata il 29 settembre 1993 in un villino ad Alcamo in cui è stato ritrovato anche un arsenale impressionante di armi a due Carabinieri, che secondo gli articoli di stampa dell’epoca, sarebbero stati legati al servizio segreto militare.
L'agente avrebbe segnalato una somiglianza tra la foto trovata in quel luogo con l’identikit numero 14 elaborato dopo la strage di via Palestro.
“Si, quella donna nella foto sono io” ha ammesso la donna dopo aver visto la foto mostratagli dai magistrati fiorentini pur respingendo ogni addebito sull'attentato. Infatti secondo quanto riportato dall’Ansa, l’avvocato difensore della donna, Emilio Tanfulla, ha spiegato che durante l’interrogatorio svoltosi a Firenze e durato per circa tre ore, Rosa Bellotti avrebbe ribadito la sua estraneità ai fatti che le vengono contestati.
Il condizionale nei confronti della donna è sempre stato d’obbligo tenuto conto che la stessa Procura nel comunicato diffuso stamane afferma: “Nell’ambito delle indagini sulle stragi terroristico eversive del biennio 1993-1994, condotte dalla Procura della Repubblica di Firenze, il ROS dei Carabinieri di Firenze ha eseguito in Lombardia un decreto di perquisizione, ispezione e sequestro nei confronti di una donna che si ipotizza essere coinvolta nell’esecuzione materiale, con funzioni di autista dell’auto imbottita di esplosivo, dell’attentato del 27 luglio 1993, compiuto in via Palestro a Milano in pregiudizio del Padiglione di Arte Contemporanea, in concorso con appartenenti a cosa nostra già condannati con sentenza passata in giudicato. Si segnala che l’atto è compiuto nel corso di indagini preliminari e che l’eventuale responsabilità dell’indagata necessita di un vaglio giurisdizionale”. Della presenza di una donna nei luoghi delle stragi si parla da tempo, tanto a Roma (attentato a Maurizio Costanzo 14 maggio e alle Basiliche di San Giorgio al Velabro e San Giovanni, notte tra 27 e 28 luglio), quanto a Firenze (27 maggio, Accademia dei Georgofili, 5 morti) che a Milano. Per questi delitti, è noto, i boss di Cosa nostra sono già stati condannati. Adesso, però, si cerca di scavare anche su possibili presenze esterne. Perché non vi è mai stata, in decine e decine di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, una donna in un commando mafioso.
Al tempo, per quanto riguarda la strage di Milano, due testimoni, Luca I. e Antonella M., avevano detto di aver visto una ragazza sulla trentina con i capelli biondi che usciva dall’auto (una Fiat Uno) dopo aver armeggiato, nell’abitacolo. Al posto guida c’era un altro soggetto di sesso maschile non visto bene dai due testimoni.

Foto © Imagoeconomica


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