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“Casa Felicia” tornerà a Leonardo Badalamenti, figlio di Gaetano Badalamenti (alias “don Tano”): boss di Cosa nostra condannato in quanto mandante dell'omicidio di Peppino Impastato, nonché trafficante internazionale di droga. È una brutta notizia per il mondo dell’antimafia. Il “casus belli” sarebbe un errore, commesso anni fa, nel decreto di confisca dell’immobile eseguito dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati la quale dovrà restituire il prossimo 26 aprile “Casa Felicia” al figlio del capomafia di Cinisi. Nel decreto di confisca era stata inserita la particella dell’immobile che non è frutto dei soldi sporchi del capomafia, ormai deceduto. Una perizia, infatti, ha fatto emergere che si tratta di beni donati a don Tano, e a titolo gratuito, dalla sorella nel 1977. “Nel 2018 Badalamenti jr aveva proposto un incidente di esecuzione per cercare di riavere tutti i beni che gli erano stati confiscati - scrive LiveSicilia -. Stessa cosa per quelli del fratello e della madre, Teresa Vitale. Due le tesi sostenute: non avrebbe mai saputo del processo chiuso nel 2008 con la confisca milionaria e molti beni appartenevano a persone che nulla avevano a che fare con il padre. In particolare, alla vedova del capomafia, morto nel 2004 in un carcere americano dove stava scontando una condanna per traffico di droga”. Tesi bocciate dal collegio presieduto da Sergio Gulotta (giudice estensore Monica Sammartino) che lo scorso luglio ha confermato la confisca, prendendo però atto dell’errore nella trascrizione della particella del casolare. Notizia dell’ultima ora è che Leonardo Badalamenti tramite il suo legale, l’avvocato Christian Alessi, ha fatto sapere di essere “disposto a incontrare Giovanni Impastato”, affermando anche di non aver nulla contro di lui. “Vorrei spiegare la mia posizione, che è quella prevista dalla legge e stabilita dalla Corte d'Assise. Le sentenze si rispettano”.

Sentenza ineluttabile?
Giunta la sentenza, il 23 luglio 2020 venne presentata un’istanza al Comune, spiegando che la Corte di assise ha riconosciuto un errore nel provvedimento di confisca. E quindi, tutti i beni restano allo Stato, tranne il casolare che deve essere restituito. Appresa la notizia ci furono tensioni fra Badalamenti e il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, intenzionato a non lasciare l’immobile soprattutto dopo che erano stati investiti quasi 400 mila euro di fondi europei per ristrutturarlo. Il casolare in contrada Uliveto doveva ospitare il mercato ortofrutticolo e un museo degli animali, ma la gestione è stata affidata all’Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, la quale da tempo organizza interessanti iniziative socioculturali per tramandare gli insegnamenti di Peppino Impastato soprattutto alle nuove generazioni.
Ma la sentenza parla chiaro: il casolare al centro della contesa è incontestabilmente di Badalamenti jr. Quest’ultimo, inoltre, preme per rientrarne in possesso anche se il Comune di Cinisi non starà a guardare, come dimostra una delibera emanata pochi giorni fa. La giunta guidata dal sindaco Palazzolo ha messo nero su bianco la volontà di mantenere la proprietà del bene o, in subordine, di procedere ad una restituzione per equivalente che si tradurrebbe in un indennizzo di 25 mila euro circa in favore di Badalamenti. A tanto ammonterebbe il valore dei beni al momento della confisca e cioè prima che il Comune investisse i fondi europei per ristrutturarlo.





Società civile: “Porremo in atto la nostra resistenza”
"Dare a Leonardo Badalamenti, figlio di don Tano, le chiavi di 'Casa Felicia', sarebbe una grande sconfitta per Cinisi, per le giovani generazioni e per chi ha sacrificato la vita nella lotta alla mafia. Casa Felicia è stata confiscata a Gaetano Badalamenti, boss di Cosa nostra mandante dell'omicidio di Peppino Impastato, e assegnata nel 2010 al Comune di Cinisi dall'Agenzia nazionale per i beni confiscati. Da rudere, fu ristrutturata con quasi 400 mila euro di fondi europei. Adesso, dopo più di dieci anni, la confisca è stata revocata". Così scrivono in una nota l'Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, il Centro Impastato - No mafia memorial, l'associazione Peppino Impastato, commentando la restituzione del bene alla famiglia del boss il prossimo 26 aprile. "Se c’è stato un 'errore' vogliamo capire chi ne ha la responsabilità, anche perché - si legge - questo ha determinato la spesa di molti soldi pubblici. Leonardo Badalamenti nell'agosto del 2020, con la scusa di rivendicare un suo diritto, aveva rotto le serrature di questo immobile per appropriarsene con la forza. Pochi giorni dopo - spiegano le associazioni - fu arrestato dalla Dia su un mandato di cattura internazionale emesso nel 2017 dall'autorità giudiziaria di Barra Funda (Brasile) per traffico di stupefacenti e falsità ideologica. Nel maggio 2021 gli fu negata l'estradizione in Brasile, segui' la scarcerazione. A gennaio 2021 Il Comune ha dato a Casa Memoria Impastato la gestione del bene, che da allora e' stato visitato da centinaia di giovani. Poi l'improvvisa notizia arrivata al Comune di Cinisi con sole 24 ore di anticipo: l'Agenzia nazionale dei beni sequestrati alla criminalità organizzata aveva notificato la revoca della confisca e le operazioni di immissione in possesso erano fissate per il 25 febbraio, appuntamento rinviato al 29 aprile". "Per quanto ci riguarda, dichiariamo l'intenzione di porre in atto la nostra resistenza - concludono le associazioni - affinché questo bene non ritorni a Leonardo Badalamenti".

Nessun regalo alle mafie
Sul caso è intervenuta anche Libera. “Non possiamo permetterci di cedere ad un errore formale concedendo un regalo inaspettato alle mafie. Alziamo la voce: nessun passo indietro per il riutilizzo sociale di 'Casa Felicia', bene confiscato alla famiglia Badalamenti che rischia di essere restituito per un errore formale al figlio del capomafia”, scrive in una nota l'Ufficio di Presidenza dell’associazione, sottolineando che "sarebbe grave se questo avvenisse perché il bene confiscato è divenuto bene comune, di una comunità che vuole continuare a custodire la memoria di Peppino e di Felicia, sua madre coraggiosa. La vita di Peppino e di Felicia è stata una vita per la verità e la giustizia che appartiene a tutto il Paese ed ha contribuito fortemente a costruire quei percorsi culturali e educativi con tante scuole e associazioni e la partecipazione di tanti giovani provenienti da tutta Italia, grazie all'impegno dei loro familiari. È la storia di un impegno civile ed etico che non può interrompersi per un vizio di forma. Sarebbe una grande sconfitta e un regalo alle mafie". In conclusione, Libera ha lanciato un "forte appello affinché le Istituzioni trovino al più presto le soluzioni per permettere che il riutilizzo sociale di 'Casa Felicia' possa continuare ad essere motore e luogo di cambiamento e speranza".

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